"Comunismo queer" per sovvertire l'eterosessualità
Il filosofo Federico Zappino scrive un libro in cui applica il marxismo all'orientamento sessuale. Risultato: il nuovo padrone da abbattere è il maschio eterosessuale.
Il 18 aprile scorso è uscito nelle librerie “Comunismo queer. Note per una sovversione dell'eterosessualità”, del filosofo Federico Zappino.
La teoria di base, così come indicata dalla recensione disponibile sul sito Gay.it e dalle parole dello stesso autore, si articola su un topos per nulla originale e ormai assai frusto: applichiamo la dialettica hegeliana al rapporto uomo-donna (è stato il percorso del femminismo) e al rapporto eterosessualità-omosessualità (una delle caratteristiche della teoria del gender).
Scrive Gay.it: “se si vuole lottare efficacemente contro il capitalismo, è necessario fronteggiare ciascuna delle singole matrici di oppressione da cui trae linfa e sostanza per affermarsi e riprodursi. Nel caso dell'oppressione di genere e sessuale la sua matrice è l'eterosessualità. Ambire alla sovversione dell'eterosessualità significa per Zappino lottare contro il capitalismo”
Zappino di suo dichiara: “il conflitto agito da noi minoranze contro l’eterosessualità deve innervare innanzitutto lo stesso conflitto di classe”. L’autore aggiunge che il sistema di produzione è quello voluto dal maschio eterosessuale e quindi è lui il nemico da abbattere.
In breve le logore logiche del comunismo trovano nuova linfa nella teoria del gender. Ma alla fine è sempre la solita velenosa minestra.