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IL VOTO DEI VESCOVI USA

Comunione agli abortisti, tiene il No: Cupich sconfitto

Sconfitta clamorosa per la minoranza guidata dai cardinali Cupich, Gregory, O'Malley sul tema della Comunione ai politici abortisti. La Conferenza episcopale Usa ha difeso quello spazio d'iniziativa che le è riconosciuto dal Concilio Vaticano II ed ha fatto valere le funzioni assegnatele nella lettera apostolica Apostolos suos.

Ecclesia 20_06_2021

Nella riunione virtuale della Conferenza episcopale americana è passata con una larga maggioranza la proposta di autorizzare la redazione della bozza di una dichiarazione formale sul significato dell’Eucaristia nella vita della Chiesa: 168 sì, 55 no e 6 astenuti. Un esito superiore ai pronostici della vigilia che già davano prevalenti i favorevoli, ma con un margine più ridotto. 

Sconfitta clamorosa per la minoranza guidata dai cardinali Cupich, Gregory, O'Malley di Boston e Tobin che a maggio aveva indirizzato una lettera al presidente della Conferenza, monsignor Gomez per chiedergli di cancellare la discussione sulla comunione dalla scaletta dell'ordine del giorno dell'assemblea. I no, infatti, sono stati inferiori al numero dei vescovi che ha promosso l'appello al capo dell'USCCB.

Qualcuno dei 67 firmatari, quindi, deve essersi pentito e aver cambiato idea al momento della votazione. Il via libera alla stesura del documento arriva dopo quasi tre ore di discussione andate in scena giovedì. I vescovi a stelle e strisce hanno dato una bella prova di sinodalità, rendendosi protagonisti di un confronto appassionato e partecipato che darà i suoi frutti durante il lavoro del comitato dottrinale chiamato a preparare il testo. 

Bloccato ogni tentativo di rinviare o cancellare dall'agenda un tema particolarmente sentito da un episcopato forgiato nella stagione wojtyliana. La riunione di questi giorni e l'esito della consultazione ha dimostrato, inoltre, che parlare di una spaccatura non è propriamente corretto: l'esigenza di una dichiarazione formale a proposito di coerenza eucaristica è avvertita dalla larga maggioranza dei presuli locali. Insistendo per il confronto e per la votazione, la Conferenza episcopale Usa ha difeso quello spazio d'iniziativa che le è riconosciuto dal Concilio Vaticano II ed ha fatto valere le funzioni assegnatele nella lettera apostolica Apostolos suos.

A ridosso dell'apertura dell'assemblea virtuale, c'era stato anche l'intervento sul New York Times di padre Antonio Spadaro secondo cui "la preoccupazione in Vaticano è di non usare l'accesso all'eucarestia come arma politica". Parole citate da una sessantina di parlamentari dem in una dichiarazione critica nei confronti della decisione dei vescovi.

Non è la prima volta, però, che nella Chiesa si solleva la questione dell'accesso alla comunione nel caso di politici che hanno proposto o difeso leggi contrarie ai cosiddetti valori non negoziabili. Si ricorda spesso la Nota trasmessa nel 2004 dal cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, al cardinale Theodore E. McCarrick nella quale si ribadiva che "il ministro della Santa Comunione deve rifiutare di distribuirla" a un politico cattolico che fa "sistematica campagna" e vota "per leggi permissive sull’aborto e l’eutanasia".

Non è altrettanto menzionata, invece, un'altra netta presa di posizione sul tema che riguarda direttamente Jorge Mario Bergoglio. Nel 2007, infatti, il futuro Papa Francesco fu presidente del comitato di redazione del documento finale di Aparecida nel quale si legge: "Dobbiamo impegnarci in una coerenza eucaristica, cioè dovremmo essere consapevoli che una persona non può ricevere la Santa Comunione e allo stesso tempo agire o parlare contro i comandamenti, particolarmente quando vengono approvati aborto, eutanasia e altri gravi crimini contro la vita e la famiglia. Questa responsabilità compete soprattutto ai legislatori, ai governanti e ai professionisti della salute".

Il testo di quella quinta conferenza generale dell'episcopato latinoamericano e dei Caraibi viene considerato uno dei punti di riferimento della visione bergogliana, al punto da indicarne i contenuti ai vescovi argentini - una volta eletto al soglio pontificio - come "le linee guida di cui abbiamo bisogno per questo momento storico". Fu anche la prima lettura raccomandata ai sacerdoti di Roma nell'incontro d'esordio come loro Vescovo nel 2013. C'è chi vorrebbe accusare quel Documento - la cui redazione è indissolubilmente legata al nome del futuro Papa Francesco e che ancora oggi lui stesso continua a regalare a capi di Stato e presuli di tutto il mondo - di aver usato l'accesso all'Eucarestia come arma politica?