Commemorazione dei fedeli defunti
L’insegnamento della Chiesa sulla pietà per i defunti si fonda sulle Sacre Scritture, già rinvenibile nell’Antico Testamento nell’opera misericordiosa di Giuda Maccabeo verso i compagni caduti.
Custode della divina Rivelazione e annunciatrice di Cristo risorto, la Chiesa commemora oggi tutti i fedeli defunti, cioè coloro che sono morti in grazia di Dio. Dopo aver celebrato i santi che già contemplano la gloria della Santissima Trinità, con questa memoria si esplicita ulteriormente l’invisibile ma strettissimo legame tra i battezzati ancora pellegrini sulla terra e i defunti che hanno già guadagnato la salvezza: insieme formano il Corpo mistico di Cristo, la Chiesa, per cui le sofferenze e i meriti di ogni membro si comunicano alle altre membra, come già spiegava san Paolo (1 Cor 12). Per questa mirabile comunione dei santi, la Chiesa raccomanda Messe di suffragio per i defunti, assieme a elemosine, indulgenze, opere di penitenza e preghiere, affinché coloro che si trovano in Purgatorio possano purificarsi e giungere al più presto alla visione beatifica, raccogliendo i frutti della promessa di Gesù: “Io sono la risurrezione e la vita: chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno”.
L’insegnamento della Chiesa sulla pietà per i defunti si fonda sulle Sacre Scritture, già rinvenibile nell’Antico Testamento nell’opera misericordiosa di Giuda Maccabeo verso i compagni caduti: “Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato”, segno di uno stato intermedio di purificazione che nel Nuovo Testamento trova altre conferme. Il peccato ha infatti una duplice conseguenza. La confessione libera dalla colpa legata al peccato, ma se manca una conversione completa tale da portare alla piena purificazione l’anima avrà bisogno comunque di espiare la cosiddetta pena temporale del peccato: questa espiazione avviene sia in terra sia in Purgatorio. Per eccelsa volontà divina, in virtù della comunione dei santi le opere di misericordia dei vivi verso i defunti possono abbreviarne o cancellarne totalmente le pene, che altro non sono che la lontananza e nostalgia di Dio, verso il quale le anime del Purgatorio - ormai libere dalle tenebre terrene connesse al peccato e che impediscono di afferrare la bellezza del nostro fine ultimo - ardono d’amore.
La commemorazione collettiva dei fedeli defunti ha origini antichissime, come attesta sant’Agostino (354-430), parlando di suppliche comuni che la Chiesa “ha fatto da sempre per tutti coloro che sono morti nella comunione cristiana e cattolica”. Nei secoli si erano diffuse varie date e pratiche di pietà, ma la svolta avvenne nel 998 quando sant’Odilone di Cluny, abate benedettino con una fervida devozione per le anime del Purgatorio, dispose la celebrazione per ogni 2 novembre di una Messa solenne in suffragio delle anime dei fedeli defunti da tenersi nei monasteri cluniacensi. L’uso si diffuse presto in altre congregazioni e successivamente fu esteso a tutta la Chiesa cattolica.
Per saperne di più:
Indulgentiarum doctrina, Costituzione apostolica del beato Paolo VI
Catechismo della Chiesa Cattolica (punti 958, 1030-1032, 1056, 1371, 1471-1479)