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COVID E POTERE

Come si distrugge il turismo italiano

Con l'85% degli alberghi italiani ancora chiuso, da mesi, chi può prende l'aereo e va a trascorrere la Pasqua in un Paese straniero, dove si può. Silenzio sorprendente da parte del ministro Garavaglia. Agli operatori turistici arrivano solo promesse di miglioramento per la prossima estate. Che forse sono solo illusorie.

Editoriali 31_03_2021
Salveremo almeno l'estate?

L’85% degli alberghi italiani è ancora chiuso da mesi. Dopo la breve parentesi estiva il turismo si è praticamente fermato, visto che, anche a causa della sciagurata gestione della pandemia da parte del governo precedente, non sono state “salvate” le vacanze natalizie, non è stato salvato il carnevale, non è stata salvata la settimana bianca, non è stato salvato neppure un giorno della stagione sciistica e ora non verrà salvata neppure la Pasqua.

Ma in realtà qualcuno che va in vacanza nelle prossime ore c’è. Sono le migliaia e migliaia di italiani che, anziché accettare ancora una volta gli “arresti domiciliari” ai quali sarebbero costretti se restassero in Italia, hanno acquistato voli peraltro low cost per le località di villeggiatura della Spagna, del Portogallo e di altri Stati europei e quindi apriranno l’uovo di Pasqua su una spiaggia assolata e gusteranno la colomba in un resort alle Baleari o nell’arcipelago delle Azzorre.

La beffa per gli operatori turistici italiani è che si vedranno soffiare sotto il naso quei potenziali vacanzieri che ben volentieri sarebbero rimasti in Sardegna, Sicilia e altre mete balneari, approfittando delle previsioni del tempo che promettono, almeno al centro-sud, temperature quasi estive. Invece, a causa delle restrizioni rafforzate per i giorni di Pasqua e Pasquetta, si sono visti costretti a optare per la fuga all’estero.

Il ministro della Salute Roberto Speranza, rendendosi conto dell’ennesima contraddizione della sua linea chiusurista a oltranza, ha firmato ieri un'ordinanza che stabilisce nuovi vincoli per limitare i contagi da coronavirus tra chi intende recarsi all'estero. L'ordinanza dispone, "per arrivi e rientri da Paesi dell’Unione Europea, tampone in partenza, quarantena di 5 giorni e ulteriore tampone alla fine dei 5 giorni". Il provvedimento è stato deciso dopo aver registrato un'impennata di prenotazioni di voli per l'estero.

Quindi un milanese non può andare nella seconda casa in Liguria mentre può andare a Malpensa a prendere un volo e dopo due ore si ritrova in Spagna o Portogallo, servito e riverito in un hotel vista mare. Le associazioni di categoria degli albergatori hanno protestato con forza. "Non mi posso muovere dal mio Comune, ma posso volare alle Canarie: è assurdo, mentre l'85% degli alberghi italiani è costretto a restare chiuso", ha dichiarato Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi.

Ma l’aspetto più disarmante dell’intera vicenda è l’arrendevolezza del Ministro del turismo, Massimo Garavaglia. All’indomani della formazione del governo Draghi, Matteo Salvini ha rivendicato il merito di aver costretto il neo premier a riattivare il Ministero del turismo (nei governi Conte le deleghe erano state assegnate al Ministero dei beni culturali e quindi al “chiusurista” Dario Franceschini) e di aver preteso che venisse assegnato a un leghista attento alle ragioni delle imprese, nel segno della discontinuità rispetto al dominante centralismo statalista. Due giorni fa Garavaglia si è limitato a promettere agli operatori del settore che l’estate prossima sarà migliore di quella precedente. A parte il fatto che ci vorrebbe davvero poco, vista la triste incertezza di quella precedente, ma è lecito quanto meno esprimere dubbi su quella promessa. Per almeno tre ragioni.

La prima: senza programmazione non c’è turismo. Se alberghi, villaggi turistici e altre strutture ricettive non hanno certezze sulle norme in vigore in materia di viaggi e spostamenti, non possono programmare la stagione, non possono assumere il personale, non possono accettare prenotazioni, non possono effettuare ordini di merci, beni e servizi.

La seconda: visto che si è deciso di puntare tutto sulla vaccinazione, appare molto improbabile che prima di luglio si possano vedere concreti risultati sul versante immunizzazione (o presunta tale), per cui è ragionevole pensare che il Cts e le autorità sanitarie raccomanderanno ai turisti la massima prudenza e un atteggiamento profondamente diverso da quello dell’estate scorsa, definito “liberi tutti” e criminalizzato da settembre in poi per scaricare sui cittadini le inefficienze di chi stava al governo. Peraltro chi stava al governo aveva incentivato i cittadini ad andare in vacanza, erogando loro il bonus vacanze, salvo poi demonizzare chi lo aveva speso andando all’estero.

La terza: gli altri Stati nostri competitor sul mercato delle vacanze sono molto più avanti di noi nel superamento della pandemia e quindi moltissimi italiani che l’anno scorso, volenti o nolenti, hanno deciso di fermarsi nel Salento o in Sicilia, Liguria o Sardegna, a luglio e agosto opteranno per mete nelle quali la situazione Covid è già ora più tranquilla e quindi le restrizioni saranno molto meno vincolanti che in Italia.

Pienamente comprensibile, quindi, l’irritazione degli imprenditori del turismo nei confronti della Lega, che li ha illusi promettendo un cambio di passo che non si vede affatto. Il rischio concreto è di compromettere definitivamente la sopravvivenza di migliaia e migliaia di imprese del settore delle vacanze.