Come Obama si ripete
Per far toccare con mano anche ai lettori quanto Barack Obama stia ripetendo il suo discorso sulla politica climatica, anno dopo anno, ripubblichiamo qui di seguito l'articolo di Fabio Spina del 4 giugno 2014, quando Obama annunciò il taglio delle emissioni di Co2 del 30% entro il 2030.
Per far toccare con mano anche ai lettori quanto Barack Obama stia ripetendo il suo discorso sulla politica climatica, anno dopo anno, ripubblichiamo qui di seguito l'articolo di Fabio Spina del 4 giugno 2014, quando Obama annunciò il taglio delle emissioni di Co2 del 30% entro il 2030.
“Usa, la svolta «verde» di Obama Taglio 30% emissioni entro il 2030“, questo il titolo del Corriere della Sera il 2 giugno. Simile il tenore degli interventi sull’argomento di altri quotidiani e telegiornali, anche questi non hanno perso l’occasione per incensare la presunta mossa molto coraggiosa del Presidente a favore dell’energia «pulita e sicura». Viva Obama! In molti hanno pensato: altro che il taglio del 20% per il 2020 che l’Italia fatica ad eseguire.
Per capire cosa sta accadendo facciamo un grossolano e provocatorio esempio con due persone, Pippo e Pluto, che decidono di diminuire la quantità di cibo che consumano giornalmente. Pippo in un anno taglia il 20% di quel poco che ingeriva il Venerdì Santo. Pluto in due anni taglia il 30% dei primi piatti del cenone di Capodanno. Similmente a come tratta il mondo dell’informazione Obama in questi giorni, il titolo relativo dovrebbe essere: “la svolta coraggiosa di Pluto. Taglio 30% del cibo entro due anni“. Qualcuno aggiungerebbe: Pippo non ha la volontà per mantenere quel poco che ha promesso.
Torniamo ad Obama. Il taglio è effettuato “solo” rispetto alle emissioni di CO2 dovute alla produzione di energia con le centrali a carbone e soprattutto prende come riferimento il 2005, anno pre-crisi economica in cui le emissioni USA erano quasi all’apice (vedi grafico), da allora è già in atto una discesa. Invece, l’Italia e l’UE, sulla base del Protocollo di Kyoto, effettuano il taglio in molti settori produttivi e prendono come riferimento l’anno 1990, ben 15 anni prima del riferimento voluto da Obama. 15 anni in cui le emissioni sono cresciute. Inoltre gli USA avranno tempo fino al 2030, l’UE fino al 2020, dieci anni in meno. Molti in Europa addirittura vorrebbero un esiziale impegno proponendo unilateralmente, per il 2030, un taglio del 40% delle emissioni di gas serra rispetto al 1990, legato ad un consumo di almeno il 27% di rinnovabili.
Grazie alla cosidetta "shale gas revolution", gli USA sono diventati i primi produttori di gas al mondo scavalcando la Russia, e da netti importatori dell'oro blu sono diventati quasi autosufficienti, con la prospettiva di diventare persino esportatori. Dopo la crisi Ucraina il gas americano è stato offerto anche in Europa. L’estrazione del gas con la tecnica del “fracking” vedeva Obama criticato aspramente da molti gruppi ambientalisti che in passato l’avevano sostenuto, la riduzione dell’emissioni di CO2 dovute all’uso del carbone grazie a tale gas renderà tale modalità di estrazione più digeribile anche ai più critici.
Ed il carbone americano che fine farà? Il consumo di carbone a livello mondiale è aumentato del 4% nel 2013 ed è destinato ancora a crescere. Il carbone “made in USA” sarà esportato in altri paesi che non hanno vincoli ambientali, la quantità di anidride carbonica prodotta dalla sua combustione sarà la stessa, per l’ambiente sarà lo stesso mentre agli occhi dei “verdi” il mondo sembrerà più pulito e gli statunitensi più buoni. Attualmente altre nazioni sono affamate di carbone americano: per esempio il consumo è in aumento in Europa, dove il prezzo del gas naturale è notevolmente più alto che negli Stati Uniti. L'esportazione di carbone americano è quasi raddoppiata rispetto a quattro anni fa e i maggiori consumatori sono Regno Unito, Olanda e Germania. Altri potenziali candidati sono la Corea del Sud ed il Giappone. Se necessario lo lasceranno come riserve strategiche.
Ritornando all’esempio di Pippo e Pluto, abbiamo scritto che decidono di diminuire la quantità di cibo che consumano giornalmente, non di dimagrire. Non si tratta di un errore. Infatti con la scelta della diminuzione rispetto alle emissione di un fissato anno, 1990 o 2005, non tengono conto dello stato di efficienza nell’uso dell’energia del paese. Se ricordate, in Italia il passaggio alle caldaie a gas/metano è avvenuto dopo lo shock petrolifero degli anni ’70 e prima del 1990, invece nella Germania dell’Est nel 1990 erano ancora attive molte centrali e fabbriche di tecnologia russa molto inquinanti e che sono state dismesse gli anni successivi. Se analizzate il grafico delle emissioni pro-capite europee noterete che l’Italia è molto più efficiente della Germania mentre la popolazione italiana spesso è convinta del contrario.
Obama dietro la facciata verde mette in atto una politica energetica nazionale, in Italia invece con la scusa del verde ci prepariamo a mettere nuove tasse ambientali, come già previsto nella delega fiscale all’art. 15. Tasse che molto probabilmente non avranno ricadute nel settore ambientale, come già accaduto nel passato.
A tal proposito è bene ricordare sempre che: “Per salvaguardare la natura non è sufficiente intervenire con incentivi o disincentivi economici e nemmeno basta un’istruzione adeguata. Sono, questi, strumenti importanti, ma il problema decisivo è la complessiva tenuta morale della società. Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell’uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale. È una contraddizione chiedere alle nuove generazioni il rispetto dell’ambiente naturale, quando l’educazione e le leggi non le aiutano a rispettare se stesse. Il libro della natura è uno e indivisibile, sul versante dell’ambiente come sul versante della vita, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dello sviluppo umano integrale. I doveri che abbiamo verso l’ambiente si collegano con i doveri che abbiamo verso la persona considerata in se stessa e in relazione con gli altri. Non si possono esigere gli uni e conculcare gli altri. Questa è una grave antinomia della mentalità e della prassi odierna, che avvilisce la persona, sconvolge l’ambiente e danneggia la società” (Caritas in Veritate).