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STORIA

Come nacque il giubileo

I precedenti della decisione di Bonifacio VIII e l’evoluzione degli anni santi: quelli ordinari, quelli straordinari... e quelli mancati

Ecclesia 27_12_2024
Pellegrini a Roma (illustrazione da "Cronache" di Giovanni Sercambi, XIV sec.)

Riportiamo di seguito l’articolo integrale a firma di Stefano Chiappalone, pubblicato sul numero di dicembre 2024 de La Bussola Mensile (clicca qui per abbonarti).

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Alle soglie dell’anno santo 2025 è ancora viva in molti la memoria del giubileo per eccellenza, quando l’ormai anziano San Giovanni Paolo II portò a compimento la consegna di «introdurre la Chiesa nel terzo millennio», affidatagli molti anni prima, al momento della sua elezione al soglio di Pietro, dal Beato Stefan Wyszyński. Doveva essere altrettanto fissa nella memoria dei contemporanei di Dante l’immagine del primo giubileo della storia, se il Sommo Poeta se ne servì per rendere visivamente le due schiere di ruffiani e seduttori descritti nel canto XVIII dell’Inferno, i quali si muovevano in senso opposto proprio come i pellegrini che «l’anno del giubileo, su per lo ponte (...) da l’un lato tutti hanno la fronte / verso ’l castello e vanno a Santo Pietro; / da l’altra vanno verso il monte...» (vv. 29-33). È una fotografia di quanto era accaduto a Roma nel 1300.

Con la bolla Antiquorum habet fida relatio del 22 febbraio 1300 Bonifacio VIII aveva concesso il perdono «più esteso, anzi pienissimo» dei peccati a quanti, pentiti e confessati, avrebbero visitato le basiliche romane. Anzi, a quanti già le stavano visitando, poiché stando alla testimonianza coeva del cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi, autore di De centesimo sive Jubileo anno liber, la bolla di Bonifacio fu preceduta e ispirata dal sensus fidei dei pellegrini che all’inizio del 1300 si accalcarono a Roma serbando memoria di una “indulgenza del centesimo anno” (voce riportata anche dal cronista fiorentino Giovanni Villani). Tra loro anche un anziano di ben 107 anni, che avrebbe raccontato al Pontefice di aver compiuto da bambino un analogo pellegrinaggio nell’anno 1200, regnante allora Innocenzo III.

Com’è noto, il precedente remoto deriva da quel «giubileo» veterotestamentario proclamato nel libro del Levitico «ogni cinquantesimo anno» (25,8-10). Ma un precedente immediato si deve al breve pontificato del suo predecessore: è la Perdonanza legata alla chiesa aquilana di Santa Maria di Collemaggio per volontà di San Celestino V, nel luogo e nel giorno (il 29 agosto) della sua incoronazione papale. E all’inizio di quello stesso secolo San Francesco d’Assisi chiese a Papa Onorio III la remissione totale («dal giorno del battesimo al giorno e all’ora dell’entrata in questa chiesa») per quanti, pentiti e confessati, avrebbero visitato la Porziuncola.

Invece, quella “indulgenza del centesimo anno” dovette essere nuova anche per Bonifacio, che nella sua bolla citò soltanto quanto aveva potuto accertare, ovvero la «fida relatio» degli antichi circa «grandi remissioni e indulgenze dei peccati» concesse ai pellegrini che si recavano «alla veneranda Basilica del Principe degli Apostoli». Ma quali che fossero i precedenti, d’ora in poi concedeva quel perdono per «ogni centesimo anno» a venire.

Dal centesimo anno si passò ben presto al cinquantesimo. Nel 1350 Clemente VI non volle certo attendere il lontano 1400 e dispose di celebrare l’anno santo ogni mezzo secolo, in linea del resto con il giubileo stabilito dal Levitico. Ma lui non partecipò: dal 1309 i Papi risiedevano ad Avignone (e la peste del 1348 era ancora in giro nel 1350). Alla cattività avignonese seguì lo scisma d’Occidente e di nuovo si anticipò la scadenza, questa volta con l’auspicio di favorire l’unità della Chiesa: Urbano VI stabilì di celebrare – a partire dal 1390 – un giubileo ogni 33 anni. L’idea avrebbe avuto vita breve, e neanche lui del resto avrebbe visto quel giubileo “anomalo”, ereditato dal suo successore: Bonifacio IX celebrò quindi due anni santi, quello del 1390 e quello “canonico” del 1400.

Dopodiché bisogna attendere il 1450. La cadenza venticinquennale, tuttora in uso, risale al 1475.

Tutto regolare fino al passaggio dal XVIII al XIX secolo: nell’Ottocento fu celebrato soltanto il giubileo del 1825 (al netto, come vedremo, di quelli straordinari). Nel 1800 Pio VI era prigioniero di Napoleone e morì in quell’anno. Nel 1850 l’anno santo saltò per l’esilio a Gaeta del Beato Pio IX, che mancò l’appuntamento anche nel 1875: il Papa era “prigioniero” in Vaticano dopo la presa di Roma da parte del neonato regno d’Italia. Paradossale: nessun giubileo per Papa Mastai, cui pure ne sarebbero toccati due nei suoi ben 32 anni di pontificato. E la Porta Santa, chiusa nel 1825 da Leone XII, venne riaperta nel 1900 da un Papa omonimo, Leone XIII.

Tuttavia, quel secolo di giubilei ordinari mancati, ne celebrò due straordinari. Uno di sole due settimane indetto nel 1829 da Pio VIII, poco dopo la sua elezione, «seguendo l’esempio dei Pontefici Romani Nostri Predecessori, i quali hanno cominciato il loro pontificato premunendosi in qualche modo di questo viatico per un viaggio così pericoloso» (breve In supremi). Alcuni pontefici infatti avevano reso “santo” l’anno della propria elezione. Altro giubileo straordinario nel 1886, voluto da Leone XIII «per richiamare gli uomini alle cristiane virtù» in un tempo in cui «le grandi virtù dei padri nostri si dileguarono in non piccola parte» (enciclica Quod Auctoritate).

Anni santi straordinari sono legati alle vicende della Chiesa, a partire dal 1423, il primo indetto dopo la fine dello Scisma d’Occidente da Martino V. Peraltro Martino fu l’unico a dar seguito alla cadenza proposta da Urbano VI e – malgrado si fosse tornati alla “cifra tonda” nel 1400 – a 33 anni esatti da quello del 1390. Nel 1745 Benedetto XIV indisse un giubileo per la pace tra i principi cristiani. In tempi a noi più vicini abbiamo due anni santi straordinari della Redenzione (nel 1933 con Pio XI e nel 1983 con San Giovanni Paolo II); e l’anno santo della Misericordia, voluto a 50 anni dalla fine del Concilio Vaticano II da Francesco, che ora si appresta ad aprire l’imminente giubileo del 2025.



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