Come il Terzo Reich censurò i musicisti non ariani
Con l’etichetta di «musica degenerata», il Terzo Reich proibì di esprimersi a musicisti ebrei, ma anche slavi e, in generale, non ariani. La censura colpì compositori passati e presenti (da Mendelssohn a Hindemith), esecutori, la musica atonale e di avanguardia, così come jazz, swing e tutto ciò che è associato alla musica americana nera.
Ottant’anni fa scoppiava la seconda guerra mondiale: voluta dal nazionalsocialismo, essa ha colpito tante popolazioni innocenti prima dell’Europa e poi di altri continenti, fino a includere 47 nazioni. Il 24 agosto 1939, alcuni giorni prima dello scoppio delle ostilità e l’invasione della Polonia, da Castel Gandolfo risuonò accorata la voce di Pio XII tramite i microfoni di Radio Vaticana: «Un'ora grave suona nuovamente per la grande famiglia umana (…). Imminente è il pericolo, ma è ancora tempo. Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra» (cfr. Acta Apostolicæ Sedis, XXXI, 1939, p. 334).
È doveroso commemorare gli avvenimenti di ottant’anni or sono davanti a Dio «per onorare i morti e per compiangere tutti quelli che questo dilagare di crudeltà ha ferito nel cuore e nel corpo, completamente perdonando le offese» (Giovanni Paolo II, Lettera apostolica nel 50° anniversario dell’inizio della II Guerra mondiale, 27 agosto 1989).
Il doloroso ricordo di quei fatti drammatici può essere richiamato anche tramite la musica, mediante il suo linguaggio universale; in particolare, tramite la Entartete Musik, «musica degenerata». Con questa etichetta, ai musicisti ebrei - ma anche slavi e, in generale, non ariani - fu proibito di suonare e di esprimersi nei paesi del Terzo Reich.
La censura colpì compositori (passati e presenti), esecutori, la musica atonale e di avanguardia, così come jazz, swing e tutto ciò che è associato alla musica americana nera. Fu così che compositori come Mendelssohn, Meyerbeer, Mahler, Schönberg, Weill, Berg, Hindemith, Stravinskij e Gershwin furono considerati portatori di elementi non-tedeschi e furono attaccati, mentre invece Bach, Handel, Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert, Weber, Schumann, Brahms, Wagner e Bruckner furono visti come padroni di un linguaggio musicale puramente germanico e risuonarono ovunque nel Terzo Reich.
Benedetto XVI, l'8 ottobre 2009, in una grande sala da concerto di Roma vicino al Vaticano, ha partecipato a un concerto in occasione del 70° anniversario dello scoppio della seconda guerra mondiale. Un'orchestra giovanile tedesca ha eseguito brani di Felix Mendelssohn (1809–47) e Gustav Mahler (1860-1911). Sulla scia del Papa tedesco possiamo ascoltare musica - proibita sotto il regime nazista - di questi due compositori, entrambi ebrei di nascita, poi battezzati (l’uno luterano, l’altro cattolico) e che hanno sperimentato durante la loro vita un forte antisemitismo.
Ostilità contro Mendelssohn, il volto brillante e raffinato del Romanticismo? Questo compositore, pianista, direttore d'orchestra e insegnante romantico tedesco è una figura fondamentale della musica del XIX secolo. Fu anche una grande forza nel risveglio della musica di Johann Sebastian Bach. Tuttavia, Mendelssohn fu sempre più denigrato dopo la sua morte. All'inizio del 1888, George Bernard Shaw, durante i suoi anni come critico musicale, scrisse: «Ora vediamo abbastanza chiaramente che Mendelssohn, pur esprimendosi nella musica con tenerezza e raffinatezza toccanti, e talvolta con una nobiltà e un fuoco puro che ci fa dimenticare tutta la sua gentilezza in guanti bianchi, il suo sentimentalismo convenzionale e il suo spregevole oratorio da mercato, non fu nel rango principale dei grandi compositori» (George Bernard Shaw, London Music in 1888-1889, London, Constable 1937).
Perché tanta avversione? Tutta colpa della penna avvelenata di Wagner, che nel 1850 aveva screditato Mendelssohn nel suo infelice pamphlet Das Judenthum in der Musik (Il giudaismo in musica). La ragione, bambinesca, per cui Wagner si sentisse offuscato da Mendelssohn nella sua natia Lipsia gli fa scrivere: «Questi ci ha dimostrato che un ebreo può avere un enorme talento specifico, possedere la più raffinata e svariata cultura, il senso dell'onore più forte e più delicato, senza tuttavia riuscire neppure una volta, pur con l'ausilio di tutte queste qualità, a esercitare il profondo effetto, coinvolgente cuore e anima, che noi ci attendiamo dall'arte, poiché la riteniamo capace di questo, poiché abbiamo provato questo effetto innumerevoli volte» (Riccardo Calimani, Destini e avventure dell'intellettuale ebreo, Mondadori 2002, p. 365).
Avversione contro Mahler, con il quale la sinfonia conobbe il trionfo e la crisi? Questo grande compositore e direttore ebreo austro-ungarico è ricordato per le sue dieci sinfonie e altrettanto per i suoi vari cicli di Lieder con orchestra, in cui si combinano diversi aspetti del romanticismo. Sebbene la sua musica sia stata respinta per lo più fino ai primi anni ’60, Mahler è stato in seguito considerato un importante precursore degli sviluppi musicali del XX secolo.
La vita di Mahler a Vienna fu resa burrascosa da un crescente antisemitismo. Sul quotidiano Reichspost del 14 Aprile 1897 c’era scritto: «Nel numero del 10 aprile abbiamo riportato la notizia del nuovo Opernkapellmeister Mahler. Già allora avevamo un piccolo presentimento in merito all’origine dell’illustre personaggio, e per questo motivo non volevamo entrare in merito alla sua origine ebraica (...). La stampa ebraica starà a vedere se tutti gli elogi fatti a Mahler non saranno prematuri e se non saranno spazzato via dal vento della realtà al momento che si presenta sul podio “con atteggiamenti da ebreo”» (Jens Malte Fischer, Gustav Mahler, Yale University Press 2013, p. 252).
Alla fine fu cacciato dal suo incarico da una velenosa campagna stampa nel 1907 che sosteneva la «cattiva gestione» dell’Opera Imperiale di Vienna da parte di Mahler.
Buon ascolto!