Come il draghismo ha condizionato politica e società
Draghi avrebbe potuto fare “l’uomo forte”, “l’uomo della provvidenza” e chiedere, come Napoleone, il consolato a vita, la sospensione delle garanzie democratiche e molti sarebbero stati disposti ad accontentarlo pur di averlo ancora a Palazzo Chigi ad occuparsi dell’Italia. Riflessioni su come il "draghismo" ha condizionato la società civile, la cultura democratica, la Sinistra e il Centrodestra.
Chi ha seguito questa strana e triste crisi di governo è stato forse colpito, come il sottoscritto, da alcune caratteristiche sorprendenti. Non mi riferisco alla cronaca strettamente partitica, alle tattiche e ai trabocchetti. Parlo invece di atteggiamenti più generali che, in tempi normali, darebbero da pensare. Il che dimostra che non viviamo in tempi normali.
La prima di queste caratteristiche mi sembra essere la mobilitazione di politici, di sindaci, di imprenditori, di categorie, di cittadini affinché Draghi non se ne vada. Nelle piazze di tutta Italia manifestazioni all’insegna di “Avanti con Draghi”. Le statistiche (ma saranno poi vere?) ci dicono che due italiani su tre desiderano che Draghi continui e sono pronti a implorarlo. Grandi giornalisti ospiti della direttrice del TG1 durante la diretta in occasione dell’intervento di Draghi al Senato all’unanimità sostenevano che il prestigio internazionale che l’Italia ha acquisito tramite Draghi è un patrimonio da non disperdere. Draghi salvatore della patria. Draghi come la mente necessaria per risolvere tutti i nostri problemi. Draghi che per fortuna non è un politico e che non ha avuto bisogno di essere eletto. Questa narrazione era stata fornita dai media istituzionali, ossia da quasi tutti, già quando Draghi stava salendo al Quirinale per ottenere l’incarico. Ora questa narrazione si è molto gonfiata ed è diventato un generale supino piagnisteo, un inginocchiarsi davanti al Tecnico per antonomasia per implorarlo di avere pietà di noi e di non abbandonarci al nostro triste destino. Non mi si dirà che un atteggiamento così prono è indice di normalità…
La cosa ha assunto toni talmente grotteschi che Draghi ha posto delle condizioni e gli italiani gliele hanno concesse. Avrebbe potuto fare “l’uomo forte”, “l’uomo della provvidenza” e chiedere, come Napoleone, il consolato a vita, la sospensione delle garanzie democratiche e molti sarebbero stati disposti ad accontentarlo pur di averlo ancora a palazzo Chigi ad occuparsi dell’Italia … perché c’è la guerra, e c’è la pandemia che sta tornando, e c’è la transizione ecologica da fare, e c’è il PNRR da salvare dalla mafia… Che poi: nella guerra ci ha coinvolto Draghi, la pandemia c’è ancora perché Draghi si è tenuto Speranza nel governo, la transizione ecologica e quella digitale si devono fare perché lo hanno deciso i tanti amici internazionali di Draghi e il PNRR ha già tutte le caratteristiche dell’assalto alla diligenza anche stante Draghi al governo.
La seconda cosa sorprendente da segnalare è che nel nostro Paese è ormai vietato votare. Non che io creda molto nel voto, ma loro, quelli che ci governano, dicono di crederci. Quando Draghi ha dato le dimissioni a seguito dello strappo di Conte, personalmente non ho mai pensato che si andasse ad elezioni anticipate. Sono prassi che non si usano più. Davanti alle emergenze, il voto diventa un inutile rito: bisogna che lasciamo che il governo governi, punto e basta. Mentre Draghi andava a presentare le dimissioni a Mattarella io mi sentivo sicuro: a) che il Presidente le avrebbe respinte; b) che se Draghi avesse perseverato si sarebbe inventato qualcosa per arrivare almeno alla fine della legislatura – salvo quello che succederà oggi ala Camera. Se poi fosse possibile andare anche oltre con la scusa della guerra, anche meglio (per lui). Draghi come uomo della provvidenza e l’inutilità delle elezioni sono due aspetti – ambedue preoccupanti - di questa crisi che si sostengono a vicenda: siccome del non eletto non si può fare a meno tanta è la sua bravura, andare alle elezioni sarebbe un danno.
Un terzo elemento emerge poi con forza, ed è il completamento della trasformazione della sinistra italiana. A sostenere l’uomo della provvidenza non sono, come altre volte in passato, le destre, ma soprattutto tutte le sinistre dal Partito Democratico a Più Europa. Un tempo la sinistra non avrebbe mai sostenuto un tecnocrate, un finanziere, non avrebbe mai sposato i desideri dei Centri che contano in Europa e nel mondo, non avrebbe mai sostenuto delle transizioni globaliste imposte ai lavoratori, non avrebbe mai appoggiato chi alimenta la guerra, che colpisce sempre i più poveri, anziché smorzarla. C’è un establishment globale, un tempo le sinistre avrebbero remato contro, oggi si mettono al suo servizio.
E veniamo all’ultima cosa sorprendente, fin troppo sorprendente da passare, per pudore, inosservata. Mi riferisco alla inesistenza di una forza di opposizione vera. Quella che c’è è impreparata, la Lega è stata al governo con Draghi, come potrebbe far presente politicamente le sorprendenti tendenze che abbiamo visto sopra? Fratelli d’Italia continua a ripetere elezioni!, elezioni! … ma tutti vedono che non ci crede e ha poco altro da dire. Ma soprattutto sono tutti timidi a denunciare che Draghi non può essere l’uomo della provvidenza e che le elezioni in democrazia non sono inutili (almeno per chi crede nella democrazia).