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Colonia e non solo. Le violenze nascoste

Cresce a dismisura il numero delle denunce per violenze subite dalle donne tedesche a Colonia. Ed emergono altri casi, come quello di un assalto a una discoteca di Bielefeld. Il ministro della Giustizia pensa a un'azione terroristica pianificata. Mentre la polizia svedese ammette solo ora l'esistenza di un episodio analogo dell'agosto scorso.

Esteri 12_01_2016
Manifestazione di Pegida in Germania

E se la violenza sessuale che si è scatenata a Colonia fosse molto più vasta di quella che è apparsa? E se fosse stato un vero e proprio atto di terrorismo, con una pianificazione alle spalle e un coordinamento nell’esecuzione? Sono queste le domande che assillano un’opinione pubblica tedesca sempre più confusa e frastornata da un evento a cui non era preparata in alcun modo.

Intanto, serve aggiornare un po’ di numeri. Dopo le prime 121 denunce per molestie (di cui 2 stupri), anche tante altre donne hanno preso il coraggio a due mani e sono andate alla polizia a esporre quel che hanno subito. A Colonia, attualmente, le denunce sono salite a 516, di cui il 40% per molestie sessuali. Dei teppisti identificati, la polizia locale indaga ora su 19 sospetti. Molestie e violenze sono avvenute anche nella città di Bielefeld, in Westfalia, che si aggiunge all'elenco di quelle in cui si sono registrati episodi simili la notte di San Silvestro, oltre ad Amburgo e Stoccarda: secondo il giornale locale Westfalen Blatt, 500 uomini avrebbero forzato l'ingresso in una discoteca, l'Elephant Club, e avrebbero molestato molte donne. La polizia ha confermato di aver iniziato a ricevere le denunce delle vittime.

A questo punto i numeri sono molto grandi e diventa legittimo il sospetto di un’azione terroristica pianificata. Ad esserne convinto è il ministro della Giustizia tedesco Heiko Maas: “Quando una tale orda si riunisce per commettere reati, è chiaro che ci sia dietro una pianificazione - ha dichiarato domenica al quotidiano popolare Bild - Nessuno può dirmi che non fosse una cosa coordinata o preparata”. Non è da escludere che le violenze in Germania siano parte di una vera offensiva terroristica, perché coincidono cronologicamente con altri allarmi e altri attacchi. Non è ancora del tutto noto cosa intendesse fare una cellula di terroristi islamici in Germania alla stazione di Monaco, chiusa per precauzione proprio a Capodanno. Un altro attacco preparato per la Notte di San Silvestro è stato sventato appena due giorni prima a Bruxelles. Una settimana dopo, sono stati compiuti due attacchi (falliti) da parte di “lupi solitari” affiliati all’Isis. Uno a Philadelphia (7 gennaio) contro un poliziotto rimasto gravemente ferito, non può essere in alcun modo ricollegato alle violenze in Germania. Ma l’altro, a Parigi, contro una stazione di polizia nel Nord della capitale francese, sempre il 7 gennaio, è direttamente collegato. L’attentatore, Tarek Belgacem, che era armato di pugnale ed è stato ucciso prima che potesse colpire, proveniva da un campo profughi tedesco. La polizia di Berlino ha confermato la sua identità e ha indicato in lui un sospetto terrorista sotto osservazione, un uomo che aveva richiesto asilo per tre volte con tre differenti identità. C’è anche il sospetto (fondato) che lo stesso uomo abbia anche partecipato alle violenze di branco a Colonia.

Tuttavia, benché gli indizi ci siano, la polizia non ha ancora trovato le prove di un coordinamento vero e proprio. Qualche indizio c’è: volantini scritti a mano, messaggi su Whatsapp, ma nulla che permetta ancora agli inquirenti di ricostruire una trama terroristica. Anche se l’effetto è esattamente lo stesso di un attentato: la popolazione si sente ormai insicura a casa propria. E se si dovesse scoprire che pianificazione non c’è stata, il quadro sarebbe ancora peggiore. Perché vorrebbe dire che la violenza è stata spontanea e potrebbe ripetersi in ogni momento. Sulle 19 persone attualmente indagate dalla polizia, 10 sono richiedenti asilo e 9 sono presunti clandestini, tutti di origine araba. Il profilo indicato dalle numerosissime vittime è analogo. Il ministro degli Interni del Land Reno-Westfalia, Ralf Jaeger, ha confermato che la maggior parte dei sospettati è di origine straniera, e fra queste vi sono anche rifugiati arrivati in Germania negli ultimi mesi. “Tutti i segnali indicano che queste persone siano nord africani o del mondo arabo”, ha aggiunto. Ma poi, il ministro degli Interni tedesco (del governo federale) Thomas De Maiziere si è sentito in dovere di precisare che:  “Il fatto che dietro alle aggressioni ci siano stranieri non deve lasciare in silenzio ma non deve neanche portare a un sospetto generalizzato nei confronti di tutti i rifugiati e migranti”.

Ed è questo l’atteggiamento prevalente di fronte all’ondata di violenze: silenzio, per paura di una reazione xenofoba. E per paura che l’opinione pubblica possa bocciare le politiche di accoglienza dei rifugiati. Proprio ieri, in Svezia, si è “scoperto” che la polizia avesse tenuto nascosti episodi analoghi avvenuto ad agosto nel corso del festival musicale We Are Sthlm, a Stoccolma. La polizia aveva fermato ben 200 persone, per molestie alle donne, ma poi aveva insabbiato il tutto. La notizia è emersa solo in questi giorni concitati, con una provvidenziale soffiata alla stampa locale, cosa che ha costretto il portavoce della polizia a confessare che “sì, la polizia avrebbe dovuto comunicare” i dettagli di quanto era accaduto. Se non lo ha fatto è stato solo per motivi politici, come ammette (forse senza nemmeno rendersene conto) un altro ufficiale di polizia, Peter Agren, responsabile dell’operazione di sicurezza di agosto. “Talvolta non diciamo veramente le cose come stanno, perché pensiamo che possano far gioco ai Democratici Svedesi”, cioè il partito di destra, attualmente all’opposizione, noto per il suo programma anti-immigrazione.

L’effetto di questi insabbiamenti inizia a vedersi ed è l’opposto rispetto a quello auspicato dalle autorità. Non sappiamo ancora quanti voti prenderanno i Democratici Svedesi alle prossime elezioni in Svezia, dopo queste imbarazzanti ammissioni. Sappiamo, però, che a Colonia, gruppi di ultras, buttafuori e altri nerboruti, sentendo l’assenza delle autorità, hanno iniziato a “fare giustizia” da soli, dando la caccia all’immigrato. Il bilancio della prima nottata è stato di 12 stranieri (6 pakistani, 3 guineani, 2 siriani e un africano di nazionalità ancora ignota) picchiati e feriti.