L'INIZIATIVA
Colletta alimentare, la carità di un popolo
Il 26 novembre ritorna la raccolta cibo promossa dal Banco alimentare in migliaia di supermercati. Un gesto per riscoprire la vita come dono.
Attualità
24_11_2011
«La carità è il bene fondamentale che nessuno può mancare di mettere a frutto e senza il quale ogni altro dono è vano» ha detto Benedetto XVI, domenica 13 novembre prima dell’Angelus, al termine del quale il Papa ha anche salutato i volontari della Giornata nazionale della Colletta alimentare che si terrà il 26 novembre.
L’Associazione Onlus Banco Alimentare da anni raccoglie le eccedenze alimentari e le ridistribuisce ad enti ed iniziative che, in Italia, si occupano di assistenza e di aiuto ai poveri e agli emarginati. La raccolta cerca di rispondere concretamente alla emergenza povertà in Italia, assistendo oltre un milione di persone. Ma questo non basta: il bisogno è ben più grande. Per questo, da ormai quindici anni, l’ultimo sabato di novembre si tiene la Giornata Nazionale della Colletta alimentare in migliaia di supermercati. Più di centoventimila volontari all’opera, novemila e quattrocento tonnellate di cibo raccolte in un solo giorno, cinque milioni di italiani che hanno acquistato il cibo per i più poveri sono i numeri dell’anno scorso in Italia che hanno fatto della Colletta il gesto di un intero popolo, il più grande gesto di carità nel nostro Paese.
Don Mauro Inzoli, presidente dell’Associazione Banco Alimentare, scrive: «La carità non è appannaggio di qualcuno. […] Noi crediamo che la proposta di fare la spesa a favore dei poveri abbia in sé un contenuto educativo che possa incidere profondamente sulla cultura». Noi tutti siamo chiamati a sperimentare che la carità è della stessa natura dell’uomo. Nessuno, però, fa esperienza soltanto quando prova o sperimenta qualcosa. Una persona può aver avuto tante donne, ma può non aver mai fatto esperienza dell’amore. Miguel Mañara, la figura storica nascosta sotto il leggendario Don Giovanni, ha conquistato tante donne, ma non conosce davvero la natura dell’amore fin quando non incontra Girolama, che lo abbraccia nonostante il suo limite, che lo ama per quello che è, che gli mostra una letizia che le altre donne non possedevano. Miguel Mañara incontra una umanità diversa, più corrispondente alla sua attesa, al suo umano desiderio di essere amato. Non c’è umana esperienza senza questa verifica di corrispondenza al cuore. Nell’esperienza dell’amore la persona coglie la propria dimensione strutturale di essere dipendenza da un altro e percepisce un compimento, una soddisfazione, una letizia maggiori rispetto ad una posizione narcisistica di auto soddisfazione.
L’apertura all’altro è una dimensione naturale per l’essere umano che spesso, crescendo, finisce per dimenticarselo fino a quando non fa nuovamente esperienza di essere amato. Quando accade questo? Solo quando qualcuno gli fa percepire che tiene proprio a lui, che gli vuole bene così come è, incondizionatamente, senza preclusioni. Un fatto, tra i tanti sorprendenti che mi sono capitati in questi anni durante la colletta alimentare, testimonia in maniera emblematica che questa giornata è, in primo luogo, un’occasione di incontro e di condivisione del significato del gesto. Qualche anno fa, io e un mio collega di scuola abbiamo invitato gli studenti a partecipare alla Colletta, dopo averli accompagnati a visitare la sede del Banco in Lombardia. «Condividere un bisogno per condividere il senso della vita» è il motto. Il giorno della Colletta, nel pomeriggio, entra nel supermercato una signora anziana. Avrà forse ottant’anni. Mentre procede con passo lento e stanco, alcuni miei studenti la fermano per invitarla a fare la spesa, ma lei non vuole sentire ragioni. In maniera un po’ incauta e repentina la incalzo: «Signora, le devo dire una cosa importante!». Allora, arrabbiata e con sguardo di rimprovero, la signora inizia a farmi una predica sui giovani di oggi e sulla loro presunzione, mi racconta la sua storia, del trasferimento nei campi di concentramento in gioventù, della fortuna di essere un’esperta in un settore che poteva servire ai nazisti, della povertà sperimentata nel Secondo dopoguerra.
Mentre racconta, la ascolto attentamente e le faccio delle domande. Nel contempo, ogni tanto, quando passano dei clienti del supermercato, le chiedo scusa e interrompo momentaneamente l’ascolto per invitare al gesto della colletta. Col passare dei minuti il suo sguardo si intenerisce e si fa meno duro. Dopo un po’, mi chiede di poter far la conoscenza anche degli altri volontari e inizia a fermare i clienti del supermercato. A coloro che non si fermano non risparmia le critiche: «Vergognatevi!». Dopo due ore, la signora fa la spesa per la colletta. E poi, visto che ha la febbre, la invitiamo ad andare a casa a riposarsi. Questa volta, che fatica a convincerla ad andare via! Che sorpresa è rendersi conto che un gesto così dignitoso, un gesto di carità è per noi, perché possiamo essere più lieti! Che sorpresa è assistere ad un giorno ordinario che diventa straordinario per la presenza di Cristo, che è amore che unisce, che fa condividere, che riempie di senso e della sua presenza il vuoto della giornata! Si può sempre scommettere sulla nostra umanità e sulla quella altrui, perché, come dice un personaggio del romanzo Diario di un curato di campagna di Bernanos, «ogni uomo conserva sempre la possibilità di amare. L’Inferno è non amare più».
Per questo l’invito rivolto a tutti è di partecipare alla Colletta, sia come volontari che facendo la spesa, e di riflettere sulle cosiddette «dieci righe» che introducono al valore educativo del gesto: «Il momento storico che stiamo vivendo rimane molto delicato e drammatico. I poveri sono in costante crescita e sono sempre più prossimi a ciascuno di noi. Non manca solo il cibo, manca il lavoro, la casa e soprattutto sembrano venir meno le ragioni per sperare e per questo si è sempre più soli; una solitudine spesso avvertita da chiunque, poveri o ricchi. Cristo, presente ora, colma quella solitudine, risponde a tutte le esigenze del nostro cuore. Per questa esperienza, proponiamo ad ognuno la Colletta alimentare, perché facendo la spesa per chi è nel bisogno si ridesti tutta la nostra persona, cominciando a vivere all’altezza dei desideri del nostro cuore».