Collaboratori di Dio
Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco (Mc 4,28)
In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa. (Mc 4,26-34)
Spesso ci accade di demoralizzarci per degli insuccessi oppure di autoesaltarci per i successi relativi alla nostra testimonianza cristiana nel mondo. In entrambi i casi sbagliamo ad attribuire a noi i meriti o lamentarci per gli insuccessi quando invece dovremmo affidare tutto a Dio. Il successo non dipende dalle nostre capacità ma dall'azione di Dio, come peraltro l'insuccesso può non essere colpa nostra, in quanto dovuto alla libertà del nostro interlocutore. Gesù spiega tutto questo nel Vangelo, parlando dell'agricoltore che, pur avendo seminato, non è suo merito il fatto che il seme produca frutto, essendo questo dovuto all'azione creatrice di Dio. Ovviamente il contadino deve seminare per avere frutto e questo fa sì che anche la sua azione collabora al progetto di Dio, ma ciò non toglie che il merito principale è di Dio.