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10 ANNI DALLO SCANDALO

Climategate: la scienza truccata per tenerci nella paura

Il 17 novembre di 10 anni fa, nell'università di East Anglia, un pirata informatico pubblicò email scandalose: il locale centro di ricerca sul clima aveva truccato gli studi e nascosto i dati contrari alle proprie conclusioni. Tutto per aumentare l'allarmismo sul riscaldamento globale. La lezione non è servita: dieci anni dopo ci troviamo Greta.

Editoriali 17_11_2019
Apocalisse climatica immaginaria

Oggi, 17 novembre, ricorre il decimo anniversario dello scandalo "Climategate", la scoperta di migliaia di email da e per gli scienziati del clima che stavano (e tuttora stanno) collaborando e colludendo per creare una crisi climatica artificiale che esiste nelle loro menti e nei modelli di computer, ma non nel mondo reale. Lo scandalo avrebbe dovuto porre fine al catastrofismo climatico. Invece, è stato accuratamente sepolto da politici, scienziati, attivisti e finanzieri interessati, che raccoglieranno trilioni di dollari dalle esagerazioni e dalle frodi, mentre si esentano dal danno che stanno infliggendo alle famiglie tutti i giorni.

Poche persone conoscono i fatti inopportuni sulla presunta responsabilità dell'uomo sul cambiamento del clima e sui fenomeni "critici" ed "estremi". Ad esempio, dal 1998, le temperature globali medie sono aumentate di pochi centesimi di grado (per un certo periodo, sono persino leggermente diminuite). Continuiamo a sentire che l'innalzamento dei livelli atmosferici di anidride carbonica provoca un aumento delle temperature globali. Ma i dati satellitari non mostrano nulla del genere. In effetti, le previsioni dei modelli di computer per il 2019 sono quasi mezzo grado Celsius al di sopra delle misurazioni satellitari effettive. Eppure, ogni volta che uno scienziato solleva domande sulla presunta crisi, viene denunciato come "negazionista del cambiamento climatico".

Un'importante fonte di dati a sostegno della tesi sul riscaldamento causato dalla CO2 prodotta dall’uomo venne dall'unità di ricerca sul clima (CRU) dell'Università dell'East Anglia nel Regno Unito. Però la mattina del 17 novembre 2009, come se si fosse aperto un vaso di Pandora, venne alla luce una grandissima quantità di informazioni imbarazzanti, una vera esplosione sulla scena mondiale. Un pirata informatico penetrò nel sistema dei computer dell'università e prelevò 61 Megabyte di materiale che dimostrava come il CRU dell’Università dell’East Anglia stava manipolando informazioni scientifiche per far sembrare che il riscaldamento globale fosse colpa dell'umanità e della CO2 industriale. Scandalo tra gli scandali, le scioccanti email trapelate mostrarono che l'allora direttore del CRU, il professore Phil Jones, si vantava di usare "trucchi" statistici per rimuovere le prove del calo osservato delle temperature globali. In un'altra email, si vantò di aver cancellato dei dati piuttosto che fornirli a scienziati che non condividevano il suo punto di vista e avrebbero potuto criticare le sue analisi. Gli scienziati che si oppongono agli allarmisti dovettero
invocare le leggi britanniche sulla libertà di informazione per ottenere i dati veri. Jones fu in seguito sospeso e l'ex cancelliere britannico Lord Lawson chiese un'indagine governativa sull'imbarazzante scoperta.

L'affare divenne noto come "Climategate" e un gruppo di studenti della American University pubblicò persino una canzone su YouTube, "Hide the Decline”, prendendo in giro il CRU dell'Università dell'East Anglia e il modellista del clima Michael Mann, del quale viene citata la frase "nascondi il declino" nelle temperature. Frase e informazioni tutte trovate nelle email compromesse. Dieci anni prima del “Climategate” Michael Mann pubblicò un grafico generato dal computer nel quale pretendeva di mostrare l’andamento delle temperature globali negli ultimi 1500 anni. Il suo grafico misteriosamente fece scomparire il periodo caldo medievale (950-1350), la piccola era glaciale (1350-1850) e gli anni estremi del Maunder (1645-1715), mentre le temperature planetarie si innalzano improvvisamente negli ultimi due decenni del Ventesimo secolo. È il famoso grafico chiamato “mazza da hockey”, proprio per la forma che prende, diventato famoso in tutto il mondo e preso come modello dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).

Tra i tanti scienziati sospettosi, due in particolare - Steven McIntyre e Ross McKitrick - screditarono completamente il programma informatico di Mann e la sua storia revisionista. Ovviamente, ciò non ha impedito all'ex vicepresidente americano Al Gore di utilizzare il grafico screditato nel suo film catastrofista An Inconvenient Truth. Le email del CRU della East Anglia hanno anche rivelato scambi tra Mann e Jones, in cui si discuteva su come intimidire i direttori delle riviste che volevano pubblicare opinioni scientifiche contrarie alle loro. In una email, Jones espresse il desiderio di sbarazzarsi del "fastidioso Direttore" della rivista Climate Research per aver osato pubblicare opinioni diverse. Il direttore fu in effetti licenziato. Quando il professore dell'Università del Colorado Roger Pielke Jr. chiese al CRU i documenti originali riguardanti le temperature, gli fu detto che i dati erano stati (opportunamente) persi. Guarda caso.

Ma se l'anidride carbonica industriale non è stata la causa del recente riscaldamento globale, cosa è stato? Un gruppo di ricerca danese, guidato dal Prof. Henrik Svensmark, ha trovato una corrispondenza molto credibile tra i livelli di attività delle macchie solari (gigantesche tempeste magnetiche) sul nostro Sole e le temperature globali negli ultimi millecinquecento anni. Questo meccanismo naturale sembrerebbe più vicino alla realtà, ma tutto ciò è terribilmente scomodo per gli allarmisti. I raggi cosmici provenienti dallo spazio profondo incidono costantemente sull'atmosfera superiore della Terra e producono nuvole. Più nuvole possono intrappolare il calore, ma causano anche un raffreddamento globale perché la stessa luce solare, schermata dalle nubi, non colpisce la Terra. Più macchie solari significano uno scudo magnetico più forte, vale a dire che meno raggi cosmici raggiungono la Terra, quindi meno copertura nuvolosa e più riscaldamento globale. Il Sole è attualmente in un periodo quasi record di bassa attività delle macchie solari. Tutte informazioni che però non vengono fatte passare sui media.

Quando è esploso lo scandalo del “Climategate”, l’attivista per la "giustizia climatica" degli Amici della Terra (Friends of the Earth) Emma Brindal disse senza mezzi termini: "Una risposta al cambiamento climatico deve avere a cuore una ridistribuzione della ricchezza e delle risorse". Forse è qui la chiave di tutto: ridistribuire ricchezza e risorse, è l’obiettivo che certe élite al potere decidono sia "socialmente giusto ". La vera giustizia sociale invece si realizza facendo sì che tutti abbiano accesso a un'energia abbondante, affidabile e conveniente. Pensiamo in particolare all'elettricità nell'uso quotidiano, industriale e domestico, universalmente importante. Pensare di ottenerla dalle turbine eoliche e dai pannelli solari, che sono costosi, intermittenti e dipendenti dal clima, è pura utopia.

Lo scandalo del Climategate e il silenzio che ne è seguito ci devono spingere a fare sì che la verità sul clima non venga soppressa. Solo così si potrà evitare ad attivisti rumorosi e radical chic di frenare lo sviluppo economico, e di distruggere posti di lavoro. Oggi ancor più di dieci anni fa è necessario smascherare i diffusori di menzogne e paure che agiscono per realizzare i loro progetti anti-umani e si nascondono dietro la falsa "ridistribuzione della ricchezza".