Clima e transizione verde, basta catastrofismo. Serve più dibattito
Ascolta la versione audio dell'articolo
Clintel-Italia lancia la "sfida" all'Accademia dei Lincei. Chiede un confronto sul clima e la transizione energetica, i nuovi tabù, in un'estate di "eventi estremi". Incontro con Uberto Crescenti, presidente di Clintel-Italia, che ci spiega perché sia fondamentale continuare il dibattito.
“Noi di Clintel-Italia, già promotori della Petizione Non c’è alcuna emergenza climatica inviata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e autori del recente volume Dialoghi sul Clima, tra emergenza e conoscenza, invitiamo l’Accademia dei Lincei ad organizzare assieme a noi una giornata di lavoro con lo scopo di confrontare le diverse posizioni – la nostra e quella dell’Accademia – sulla questione climatica e sulla connessa transizione energetica”. Così Climate Intelligence (Clintel) ha rilanciato la sfida, chiedendo almeno di aprire un dibattito su un tema su cui il dibattito non pare neppure più possibile.
Dominano l’estate le notizie su eventi estremi, per ultimi in ordine di tempo i grandi incendi nelle Hawaii, ma prima c’era la tempesta in Lombardia e gli incendi nel Sud Italia e in Grecia e a maggio l’alluvione in Emilia Romagna. Tutti questi disastri, benché di natura molto differente, sono invariabilmente attribuiti ad una sola causa: il cambiamento climatico di origine antropica (causato dall’uomo). Al “negazionista” che prova ad obiettare, vengono sbattute in faccia le immagini di paesi allagati, alberi abbattuti dalla tempesta o foreste intere finite in cenere, come se fosse tutta colpa sua. L’emergenza sul clima è ormai onnipresente.
Uberto Crescenti è presidente di Clintel Italia, professore emerito di Geologia Applicata, Università di Chieti-Pescara e già Magnifico Rettore e presidente della Società Geologica Italiana. La Nuova Bussola Quotidiana ha chiesto direttamente a lui chi e perché osa sfidare l’opinione prevalente sul cambiamento climatico.
Perché questa petizione?
La nostra richiesta fa seguito a delle dichiarazioni di natura catastrofista sul clima del presidente dell’Accademia dei Lincei. Noi non condividiamo il catastrofismo e abbiamo chiesto all’Accademia di incontrarci e discutere sull’argomento. Il dibattito scientifico è fondamentale per la ricerca della verità. Nel 2019, l’Accademia dei Lincei aveva organizzato un convegno sul clima e noi avevamo presentato una petizione, corredata con tutti i riferimenti bibliografici. Ad una settimana dal suo inizio l’evento è stato annullato. Non ci è stato neppure permesso di discuterne con loro. Stavolta abbiamo fatto questa nuova richiesta, inviata direttamente al presidente dell’Accademia.
Si dice sempre che il 97% degli scienziati sia convinto che il cambiamento climatico sia di natura antropica. Quindi la scienza ha raggiunto un consenso?
Ne ho già scritto, assieme al professor Franco Battaglia, tre anni fa. Prima di tutto è l’Ipcc (International Panel on Climate Change) che fa questa affermazione. Le riviste recensite sono quelle che l’Ipcc stesso controlla e seguono la sua linea. Quel 97% si riferisce alle pubblicazioni, quindi è praticamente un sondaggio interno. Non si riferisce al numero di scienziati: un unico ricercatore può anche aver pubblicato più di 10 studi. Questa percentuale non ha senso, glielo spiego con un altro esempio: il comitato N-Ipcc (l’Ipcc non governativo) ha prodotto uno studio che giunge alla conclusione che è la natura che governa il clima, non l’uomo. Ebbene, questo studio ha raccolto l’adesione di ben 30mila scienziati. Se questi 30mila costituiscono il 3% di dissenso, quanti sono gli scienziati di quel 97% di consenso? Un milione? La realtà è che non esiste un consenso scientifico sul cambiamento climatico di origine antropica.
Gli eventi estremi sono citati come prove tangibili del cambiamento climatico…
Uno studio di Sergio Pinna, professore ordinario di Geografia dell’Università di Pisa, La falsa teoria del clima impazzito, dimostra, dati alla mano, che non c’è stato alcun aumento di eventi estremi nell’ultimo secolo. Uno scienziato dell’Ipcc, Christopher Landsea, meteorologo, ha dimostrato come non vi sia alcun aumento di uragani nell’ultimo secolo. Poi ha dato le dimissioni dall’Ipcc. L’alluvione in Emilia non è un evento eccezionale. Il dissesto idrogeologico è una costante nella storia italiana, questi fenomeni sono sempre accaduti. Nella famosa alluvione del Polesine, del 1951, ci furono più di 100 morti e 180mila sfollati. Nell’alluvione di Firenze, del 1966, da 35 a 47 morti. Basta andare a consultare sul sito dell’Irpi (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) per trovare tutti i dati.
Però il luglio scorso è stato il mese più caldo della storia. O no?
Le temperature medie nazionali non lo dimostrano. Ho raccolto dati forniti dal collega Luigi Mariani: temperature registrate in 202 stazioni meteo italiane dal 2001 al 2023 mostrano semmai come già il 2022 sia stato più caldo del 2023. Se allarghiamo il campo di ricerca a tutto il secolo scorso vediamo temperature molto più “anomale” di quelle del luglio scorso. Le faccio alcuni esempi: 40 gradi a Roma nel 1905, 42 gradi a Foggia nel 1916, 43 gradi a Palermo nel 1916, 41.2 gradi a Lecce nel 1929. Addirittura abbiamo registrato 49 gradi a Cagliari nel 1983. Bisogna ragionare sui dati, non su affermazioni mediatiche prive di basi credibili.
Volete aprire un dibattito anche sulla transizione verde. Perché?
Contestiamo che questa politica venga intrapresa per mitigare il riscaldamento globale. Il clima dipende da fattori naturali, prima di tutto dal sole. Possiamo combattere il sole per mitigarlo? Il clima è governato da fenomeni vulcanici: abbiamo 100mila km di vulcani, a partire dalle dorsali oceaniche. Vogliamo mitigare quelle? Invece di sprecare soldi nella transizione energetica li dovremmo spendere per affrontare le vere emergenze che ci sono in Italia, il rischio sismico prima di tutto. E il rischio idrogeologico. In Italia sono morte oltre 120mila persone per terremoti, solo nel secolo scorso. L’Italia è al quarto posto al mondo per vittime del dissesto idrogeologico. Questi sono i veri rischi! E su questi vanno fatti investimenti per la protezione. Quanto al cambiamento climatico: non potremmo mai combatterlo, possiamo semmai adattarci ai suoi effetti. Un approccio analogo a quello che abbiamo con i terremoti: non li possiamo fermare, ma possiamo proteggerci dai suoi effetti.