Clandestini Europa in balia di Erdogan
Forte del sostegno popolare dopo il golpe, il premier turco tiene sotto scacco un'Europa zimbello del mondo. Erdogan può giocare sia la carta di nuovi invii di immigrati clandestini, sia far valere gli accordi sui visti di turchi in Ue. E i leader non sanno che pesci pigliare di fronte a un simile alleato.
Forte dell’oceanico bagno di folla dei suoi sostenitori nella spianata di fronte al Mar di Marmara a Yenikapi, nella parte europea di Istanbul, Recep Tayyp Erdogan continua a prendere a pesci in faccia un’Europa pavida che teme nuove ondate di immigrati clandestini asiatici e profughi siriani. Una minaccia concreta dopo che Ankara ha fermamente ribadito che l’accordo siglato con la Ue per lo stop ai flussi di immigrati illegali verrà archiviato se entro metà ottobre la Ue non sancirà il libero ingresso in Europa, senza visto, ai cittadini turchi.
Una nuova pesante tegola sulla testa dell’Unione europea, già in difficoltà con Erdogan per non averlo sostenuto tempestivamente durante il golpe militare e per aver protestato con forza di fronte alle ”purghe” di regime con migliaia di arresti e 60 mila persone cacciate dagli impieghi pubblici inclusi militari, poliziotti, governatori, insegnanti e giudici. Per chiarire i termini della diffidenza e del rancore di Erdogan verso USA ed Europa basti pensare che ha definito l’imminente summit con Vladimir Putin “un incontro storico con un grande amico che segnerà una svolta epocale nei rapporti bilaterali”.
Quanto ai migranti la Germania ha fatto notare che Ankara deve ancora soddisfare tutti i criteri per liberalizzazione dei visti con l'Unione europea ma è chiaro che il richiamo al mancato rispetto dei diritti civili in Turchia (cui forse si aggiungerà presto il ripristino della pena di morte) costituiscono un escamotage per prendere tempo con una controparte che un tempo era un alleato e oggi pare destinata a trasformarsi presto in vero e proprio nemico.
Il ministro degli Esteri turco, Mevluet Cavusoglu, ha affermato che Ankara avrebbe cestinato l'accordo con Bruxelles sui migranti se i cittadini turchi non avessero ottenuto l'accesso senza visto nell'area Schengen entro la metà di ottobre. Berlino ha fatto sapere di non aspettarsi che Ankara attui la minaccia anche se, a monito, i flussi di immigrati illegali verso le isole greche sono triplicati nelle ultime due settimane. Con l'accordo siglato con la Ue il 18 marzo scorso la Turchia si è impegnata a riprendere tutti i migranti privi di documenti che provengono dalle coste greche se i Paesi comunitari avessero accolto i profughi siriani provenienti dai campi turchi sulla base di uno a uno.
Bruxelles si era anche impegnata ad accelerare l'adesione di Ankara all'Unione europea e di introdurre regime senza visti. Un impegno devastante per L’Europa che di certo ha contribuito non poco all’esito del referendum per il Brexit in Gran Bretagna. Del resto solo pochi giorni or sono il Presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker ha ribadito che “chiudere alla Turchia l'ingresso nella Ue è un grave errore”.
Anche il ministro degli Interni italiano, Angelino Alfano, non ha nascosto la sua preoccupazione. "È chiaro che se la Turchia aprisse i cancelli sarebbe qualcosa di devastante per l'Europa tutta. Il vero problema è che invece di preparare azioni di deterrenza che scoraggino i turchi da scatenare una nuova invasione dell’Europa dai Balcani, la Ue si limita a sollecitare l’approvazione di un piano di ridistribuzione dei migranti illegali tra tutti i partner.
Invece di fermare l’esodo verso il suo territorio, Bruxelles vorrebbe smistarne i flussi tra i 28 senza tenere conto che così facendo darà l’ennesimo messaggio devastante per la stabilità continentale, accentuerà l’uscita di altri Paesi dell’Unione e la vittoria di partiti e movimenti nazionalisti e anti-immigrati, incoraggiando al tempo stesso miliardi di persone a pagare i criminali per raggiungere l’Europa.
Una disfatta totale la cui responsabilità cade pesantemente sui governi Ue e degli Stati membri, incapaci o non interessati a difendere i propri cittadini e la stabilità delle loro Nazioni. Quello che infatti sembra sfuggire a Bruxelles e alle Cancellerie europee, non è chiaro se per ingenuità o per complice silenzio, è che Erdogan si sta garantendo in ogni caso la possibilità di riversare sull’Europa milioni di immigrati illegali e profughi siriani.
L’iniziativa del governo di Ankara che mira ad attribuire la cittadinanza turca ai siriani rifugiatisi in Turchia è stata da molti interpretata con la volontà del presidente di garantirsi il voto di profughi grati per l‘accoglienza. In realtà Erdogan non ha nessun bisogno di nuovi consensi, specie dopo il golpe che ha avuto la successiva “assimilazione” dell’opposizione nazionalista e l’eliminazione delle vere opposizioni al suo regime.
Regalando la cittadinanza turca a milioni di siriani e a chissà quanti clandestini provenienti da tutta l’Asia, oggi ammassati tra Istanbul e Ankara, Erdogan consentirà loro di venire regolarmente in Europa con la soppressione dei visti per i cittadini turchi mentre in caso l’Europa non ottemperi all’impegno assunto, i turchi si limiteranno ad aprire i cancelli verso Grecia e Bulgaria.
Per questo la Ue, invece di attendere immobile che la minaccia si concretizzi, dovrebbe mettere a punto una serie di contromisure. Schierare flotte di eserciti per respingere in Turchia, sul confine terrestre o su quello delle acque territoriali, tutti i clandestini in arrivo anche a costo di giungere all’escalation militare. Senza dimenticare che Ankara è debole sul fronte economico e una serie di sanzioni della Ue simili a quelle applicate alla Russia, metterebbero in ginocchio Ankara in pochi giorni azzerando il valore della lira turca.
Inoltre i partner europei potrebbero far leva sulla NATO per isolare o espellere la Turchia dall’Alleanza Atlantica dal momento che è diventata lei stessa una minaccia per la sicurezza comune. Ma occorre fare in fretta non solo per mettere i turchi con le spalle al muro mostrando loro i rischi connessi col loro azzardo ma anche per evitare che, senza deterrenza e credibilità, l’Europa resti lo zimbello del mondo.