Cirinnà, il costituzionalista con i sindaci obiettori
ProVita e Giuristi per la Vita offriranno sostegno legale ai sindaci che intenderanno esercitare l'obiezione di coscienza nell'applicare la Cirinnà. Forti del sostegno del presidente emerito della Corte Baldassarre: «Già sancita la tutela della coscienza individuale quando ci sono in gioco valori morali. E questo è uno dei casi».
La legge Cirinnà-Renzi-Alfano sulle Unioni Civili è stata approvata ma continuano le iniziative di opposizione su base giuridica. Ancora una volta il terreno di scontro è la Costituzione. Le Associazioni ProVita e Giuristi per la Vita hanno annunciato che offriranno «pieno sostegno anche a livello giuridico ai sindaci che hanno chiesto, invano, al Parlamento di prevedere l'obiezione di coscienza nella legge sulle unioni omosessuali».
L'associazione fondata da Toni Brandi e quella guidata da Gianfranco Amato scendono dunque in campo per offrire un sostegno legale a quei sindaci che vorranno esercitare un diritto all'obiezione di coscienza. Il sostegno inoltre vale - si legge in una nota di Pro Vita - «per qualsiasi problematica di tipo legale che possa insorgere».
Ma quali potranno essere i casi? Porre in essere ad esempio gesti o attività come il rifiutarsi di costituire o registrare un'unione civile, ma anche la delega a terzi dei relativi compiti, oppure l'obiezione di coscienza integrale da parte dell'amministrazione locale.
Le due associazioni pro life hanno studiato la cosa nei minimi particolari. Avvalendosi anche del sostegno di autorevoli costituzionalisti, come Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale. Baldassarre ha affermato infatti che «la sentenza n. 467 del 1991 della Consulta afferma una tutela della coscienza individuale quando sono in gioco valori morali importanti. La legge Cirinnà ha un carattere sostanziale per la nostra società. Pertanto ritengo che l'obiezione di coscienza possa essere esercitata da un pubblico ufficiale quando a questi sia richiesto di celebrare unioni civili tra due persone dello stesso sesso».
Forte di questo parere Toni Brandi, presidente di ProVita, è deciso ad andare fino in fondo: «Il rifiuto di 'celebrare' unioni civili non si basa su opinioni personali contrarie alla legge, ma sull'esigenza avvertita dalla coscienza di rispondere a una legge superiore: la legge naturale. Perciò siamo pronti a portare queste istanze davanti alla Corte Costituzionale».