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Comunismo

Cina. Nuova persecuzione contro monsignor Shao Zumin

Le autorità lo accusano di aver celebrato una messa illegalmente e per questo gli hanno imposto una multa e gli ordinano di abbattere l’edificio in cui vive

 

 

Monsignor Pietro Shao Zumin è il vescovo della diocesi di Wenzhou. È succeduto al suo predecessore, monsignor Vincent Zhu Wei-Fanga, morto nel 2016. Monsignor Shao Zumin però non è riconosciuto dal regime cinese perché ha rifiutato di aderire agli organi religiosi ufficiali controllati dal Partito comunista che per questo considera vacante la sede e riconosce invece come guida della comunità cattolica diocesana padre Ma Xianshi. Per il suo rifiuto monsignor Shao Zumin, che adesso a 61 anni, è costantemente oggetto di persecuzione ed è stato spesso arrestato, di solito all’approssimarsi delle ricorrenze principali – Natale, Pasqua… – per impedire che i cristiani a lui fedeli partecipino a riti da lui presieduti. Adesso la provincia di Zhejiang, nella quale si trova la sua diocesi, gli ha comminato una multa di 200.000 yuan, pari a più di 26.000 euro, e gli ha ingiunto di abbattere la casa e la cappella in cui vive e svolge le sue attività pastorali considerate illegali. La sua colpa è aver celebrato il 27 dicembre scorso nella cappella una messa alla quale hanno partecipato 200 fedeli. Fonti locali hanno fatto pervenire all’agenzia di stampa AsiaNews due documenti comprovanti che le autorità del distretto di Longwan hanno basato la decisione di infliggere la sanzione amministrativa a monsignor Shao Zumin sulla base di fotografie e verbali di interrogatori. Secondo le autorità la celebrazione della messa è stato un atto illegale perché ha violato l’articolo 71 del Regolamento sugli affari religiosi. L’abbattimento dell’edificio in cui monsignor Shao Zumin vive e nel quale il rito si è svolto è stato motivato con l’accusa che si tratta di una costruzione non autorizzata che copre una superficie di 200 metri quadrati in violazione dell’articolo 40 della legge sulla pianificazione urbanistica.