Cina. In carcere per aver venduto copie della Bibbia
Dieci membri di una chiesa domestica sono accusati di operazioni commerciali illegali perché hanno venduto copie della Bibbia
In Cina si può andare in prigione anche per aver venduto delle copie della Bibbia. Lo scorso 15 aprile Ban Yanhong è stata condannata a cinque anni di carcere perché giudicata colpevole di “operazioni commerciali illegali”. Nel 2021, insieme ad altre nove persone, era stata arrestata a Hohhot, capitale della Mongolia Interna, una regione autonoma della Cina settentrionale. Le Bibbie che vendeva erano state acquistate a Nanchino legalmente. Tuttavia secondo l’accusa la loro vendita e distribuzione era illegale perché fatta dai membri di una chiesa domestica, non registrata e autorizzata. In Cina si chiamano “domestiche” le chiese protestanti che non aderiscono alla Chiesa delle tre autonomie, controllata dal Partito comunista cinese che ne nomina i responsabili e i Pastori. La maggior parte dei protestanti cinesi appartengono alle chiese domestiche che fanno parte del cosiddetto “mercato grigio”. Nella terminologia del sociologo Fenggang Yang, il “mercato grigio” comprende chiese, comunità, moschee e templi che rifiutano di unirsi alle cinque organizzazioni religiose ufficiali (“mercato rosso”): l’associazione buddista, l’associazione taoista, l’associazione musulmana, la Chiesa delle tre autonomie, protestante, l’Associazione patriottica cattolica cinese. Sono illegali, ma farne parte non è considerato un crimine e quindi sono parzialmente tollerate, anche se soggette a crescente persecuzione. Esiste poi il “mercato nero” di cui fanno parte le organizzazioni religiose classificate come xie jiao, “insegnamenti eterodossi”, assolutamente proibite perché ritenute ostili al Partito comunista cinese, pericolose e non realmente religiose. Ban Yanhong è stata condannata molto probabilmente perché è considerata la leader del suo gruppo. Delle altre persone arrestate, cinque sono state rilasciate su cauzione, ma possono ancora essere perseguite. Le altre quattro sono in attesa di giudizio.