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Chiese profanate

Chiuse due chiese nella Repubblica democratica del Congo

Sono state profanate da uno degli innumerevoli gruppi armati che imperversano nell’est del paese e per riaprirle al culto è necessario eseguire un rito penitenziale

 

 

La chiesa della parrocchia Marie-Reine di Jiba e quella dell’istituzione pastorale di Kpandrom sono state chiuse a tempo indeterminato perché sono state profanate ed è necessario eseguire un rito penitenziale prima di riaprirle al culto. Entrambe si trovano nella diocesi di Bunia, capoluogo dell’Ituri, una provincia orientale della Repubblica democratica del Congo. Lo ha annunciato monsignor Dieudonné Uringi Uuci, vescovo di Bunia, il 22 settembre, durante la messa domenicale. L’Ituri, insieme al Nord Kivu e al Sud Kivu, è terreno di azione e di scontro di decine di gruppi armati. Autori della profanazione delle due chiese sono stati i combattenti del CODECO, Cooperativa per lo sviluppo del Congo, che hanno agito per ritorsione dopo che la Chiesa aveva lanciato un appello ai gruppi armati perché depongano le armi e avviino un dialogo con le autorità. Si erano recati alle due chiese per vedere i sacerdoti e, non avendoli trovati, hanno aggredito i loro collaboratori, le hanno saccheggiate e ne hanno bloccato le porte di accesso. “Considerando la loro minaccia all'integrità fisica e morale dei sacerdoti operanti in tali strutture ecclesiali – si legge nel decreto del vescovo – e la presa arbitraria in ostaggio di due fedeli collaboratori dei sacerdoti; Considerata la loro volontaria intenzione di estorcere del denaro per la liberazione di tali fedeli con l'unico obiettivo di arrecare danni alla Chiesa; Considerato il nostro e immediato potere ordinario in base al canone 381 comma 1, decretiamo: la chiusura della parrocchia Marie-Reine di Jiba e del settore dell'istituzione pastorale di Kpandroma per un periodo indeterminato”. Monsignor Uringi inoltre ha disposto il ritiro dei sacerdoti che operavano nelle due chiese. Sei mesi prima i CODECO avevano malmenato e preso prigionieri diversi sacerdoti di una delle due parrocchie per chiedere in cambio del loro rilascio la liberazione di alcuni loro combattenti detenuti. L’agenzia di stampa Fides che ha dato notizia delle disposizioni vescovili, ha fornito alcune informazioni sul CODECO, i cui componenti sono autori di diversi crimini contro l’umanità compresi stragi in villaggi e campi per rifugiati.. “Questa sigla – ha spiegato Fides – indica un’associazione di diverse milizie a base etnica Lendu. La sigla originaria, Cooperativa per lo Sviluppo del Congo, abbastanza inusuale per un gruppo di guerriglia, deriva dal fatto che alla sua fondazione negli anni 70 del secolo scorso la CODECO era una vera e propria cooperativa di sviluppo agricolo composta da agricoltori Lendu. Nel corso degli anni le contese per le terre con i pastori Hema hanno fatto sì che i due gruppi si armassero e la CODECO è diventata una sigla che indica un’associazione di diverse milizie Lendu in lotta contro gli Hema”.