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LIBERTA' RELIGIOSA/31

Chiese incendiate e violenze a Zanzibar

Sebbene in Tanzania la situazione sia relativamente stabile, nell'arcipelago la convivenza tra le religioni diventa violenta e si mescola alla stregoneria.

Attualità 05_11_2011
Zanzibar

In Tanzania, uno dei paesi più poveri del mondo, i cristiani sono stimati in oltre 12 milioni, il 53,2% della popolazione. I musulmani, che costituiscono il 31,6% della popolazione, convivono con i cristiani senza particolari problemi. Laddove, però – come nell’arcipelago di Zanzibar e nelle zone costiere – vi è un’alta presenza di musulmani (circa il 98%), si vivono situazioni molto gravi.
Il 18 marzo 2009, a Dodoma, la polizia ha arrestato 2 cristiani evangelici che leggevano passi del Corano durante una funzione all’aperto. I due sono stati poi rilasciati, con l’ammonimento di non leggere di nuovo il Corano durante il loro sermone, per il timore che la comunità islamica potesse ritenerlo irrispettoso con conseguente rischio di disordini pubblici.

Il 19 aprile 2009 le autorità hanno ordinato ai Cristiani della Chiesa di Dio a Zanzibar di lasciare i locali pubblici in affitto, adibiti a funzioni e incontri, con il pretesto che occorrevano lavori “di rinnovamento”. Dopo circa 2 mesi, il pastore Lucian Mgayway ha lamentato che non risulta fatto alcun lavoro e che il complesso è stato destinato a spazi commerciali. Per cui ha accusato che sia stata “un’azione finalizzata a cacciare la chiesa e ad accontentare gli islamici che non la volevano nella zona”.

Il 9 maggio 2009, musulmani radicali hanno cacciato i fedeli della Chiesa Pentecostale di Zanzibar dall’edificio affittato e usato per culto e incontri, a Ungunja Ukuu nella periferia di Zanzibar. Il vescovo Obeid Fabian Hofi, presidente di un’associazione di congregazioni conosciuta come Chiesa Fraterna, ha riferito che la polizia si è rifiutata di intervenire, rispondendo che il proprietario dei locali locati poteva proibire loro di usarli per pregare.

La notte del 28 giugno 2009, nella periferia di Unguja Township, a Zanzibar, ignoti – probabilmente musulmani radicali - hanno incendiato le due chiese cristiane, dell’Assemblea Evangelica di Dio in Tanzania e dei Fedeli Evangelici Pentecostali in Africa. Sulla porta di casa di un fedele, che aveva finanziato la costruzione di una chiesa, è stato scritto: “Non vogliamo chiese nella nostra strada. Oggi bruciamo la chiesa, e se tu continui bruciamo anche la tua casa”.

A Dar es Salaam nell’ottobre 2009 la polizia ha arrestato due evangelici, con l’accusa di “avere, tramite sermoni religiosi, istigato cristiani e musulmani al reciproco sospetto”. I due, detenuti per 7 giorni prima di essere rilasciati su cauzione in attesa del giudizio, si sono difesi spiegando che avevanoconcordato con alcuni islamici un dibattito pubblico ma che i loro antagonisti si erano invece presentati con la polizia dopo che loro avevano iniziato a spiegare le proprie ragioni. I due evangelici hanno evidenziato che questo modo di fare, viola i diritti riconosciuti dalla Costituzione di riunirsi e di professare in pubblico la propria fede e che ambienti islamici utilizzano la polizia per impedire ai cristiani di parlare in pubblico.

Nello scorso mese di agosto, degli islamisti hanno ridotto in cenere un luogo di culto delle Evangelical Assemblies of God-Tanzania (EAGT), che si trova sull’isola di Zanzibar. Gli incendiari urlavano: “Abbasso la chiesa! Non vogliamo che gli infedeli contaminino la nostra terra e soprattutto i nostri figli!“. Anche il luogo di culto della Free Evangelical Pentecostal Church in Africa era stato ridotto in cenere dagli islamisti a Kianga, una città a circa dieci chilometri da Zanzibar.

La Costituzione riconosce la libertà di religione, compreso il diritto di cambiare fede. Le organizzazioni religiose devono registrarsi, dimostrando di avere almeno dieci seguaci, depositando lo statuto e una lettera di presentazione del commissario distrettuale. Alle organizzazioni religiose è vietato coinvolgersi in politica.

Il rapporto dell’Istituto di Diritto Pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre, riferisce che nel 2009 alcuni politici hanno presentato un progetto di riforma finanziaria che prevedeva l’abolizione del regime di esenzione fiscale esistente a favore delle organizzazioni religiose. La proposta ha suscitato la protesta dei gruppi cristiani, di cattolici e islamici, che hanno osservato che tassare
le organizzazioni religiose avrebbe danneggiato gli ospedali, le scuole e gli altri servizi socio-sanitari offerti dalle stesse.

Il Governo ha poi deciso di rinunciare alla riforma e di mantenere l’attuale sistema di esenzioni.
Nelle scuole pubbliche l’insegnamento religioso è ammesso, ma non è obbligatorio. I gruppi religiosi possono gestire scuole private e sono presenti due università: una islamica a Morogoro e una cattolica a Mwanza.

A Zanzibar, esistono le corti khadi, che hanno giurisdizione esclusiva sui cittadini islamici in materia di diritto di famiglia e di successioni e che applicano la legge islamica. La sentenza di primo grado delle khadi non può essere appellata avanti alla Corte d’appello, ma solo avanti ad un collegio speciale, composto dal Capo Giustizia di Zanzibar e da 5 sceicchi.

Gli islamici insistono per creare corti khadi anche nelle altre province: nel marzo 2009 il Consiglio Nazionale Islamico di Tanzania ha chiesto, di nuovo, l’istituzione di una corte khadi anche nel restante territorio del Paese. La richiesta ha riacceso il dibattito, con i non islamici che sono detti contrari all’esistenza di questa giurisdizione “domestica” esclusiva in materie fondamentali come la famiglia.

Nonostante l’impegno di contrasto del Governo, nel Paese è diffusa la pratica della stregoneria, al  pari di quel che avviene in altre nazioni africane. Comporta l’uccisione per utilizzare parti del corpo per riti magici. In Tanzania ne sono vittime soprattutto gli albini, i cui organi (braccia, mani, orecchie, genitali, persino il sangue) sono molto “ricercati” e pagati a caro prezzo (anche centinaia di migliaia di euro) da streghe e stregoni per confezionare pozioni, poi rivendute a prezzi elevati.
I circa 200mila albini residenti in Tanzania vivono una situazione difficilissima. Nel marzo 2009 le autorità hanno persino chiesto alla popolazione di segnalare, anche in modo anonimo, chiunque venga sospettato di coinvolgimento in questi crimini. Il 14 marzo 2009 i leader cristiani, islamici e indù hanno fatto una dichiarazione congiunta di sostegno al governo e di impegno nella lotta contro gli omicidi rituali di albini e di altre persone.