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DAL CORRIERE

Chiesa resisterà a eccessi di profezie

C’è inquietudine, nel mondo cattolico, per il Sinodo sulla famiglia che inizierà (per la prima fase) il 5 ottobre. L’inquietudine nasce dal fatto che verranno affrontate – come delinea  il documento preparatorio - anche, se non soprattutto, le "situazioni difficili e irregolari“.  

Ecclesia 22_09_2014

Pubblichiamo l'articolo di Vittorio Messori pubblicato sul Corriere della Sera del 22 settembre 2014. È un tentativo di guardare al prossimo Sinodo sulla famiglia con gli occhi dello storico della Chiesa, recuperando un equilibrio messo a dura prova dai toni esasperati delle ultime settimane.

C’è inquietudine, nel mondo cattolico, per il Sinodo sulla famiglia che inizierà (per la prima fase) il 5 ottobre. L’inquietudine nasce dal fatto che verranno affrontate – come delinea  il documento preparatorio - anche, se non soprattutto, le "situazioni difficili e irregolari“.  Su queste si confrontano  il “possibilismo“ del cardinal Walter Kasper in nome delle esigenze pastorali, e la “resistenza“ sulle posizioni della dottrina tradizionale del cardinal Gehrard Mueller e di altri porporati. È la prima volta che le diverse prospettive dei Padri sinodali vengono rese pubbliche   e divulgate sui media. Ed è anche la prima volta che si rovesciano le parti. 

In effetti, ripongono grandi speranze in papa Francesco coloro che su questi temi criticavano i papi precedenti, accusandoli di conservatorismo. Al contempo, coloro che erano considerati “papisti“ e difensori dell’ortodossia sono trepidanti, diffidando del pontefice argentino. Per costoro, il Sinodo sarà un banco di prova: si vedrà (dicono) se questo ”vescovo di Roma“ intende esercitare il suo ruolo di custode dell’ortodossia o se verrà allo scoperto, deragliando in modo manifesto dai binari della dottrina.

Chi capita su certi siti tradizionalisti constata che vi si discute addirittura la possibilità di chiedere la deposizione di Francesco “per manifesta eresia“, se non sarà gradito il suo atteggiamento nel corso del Sinodo. Non importa, ai cultori della Tradizione, che il diritto canonico ammetta la rinuncia volontaria da parte del Papa ma affermi con chiarezza che questi, nella Chiesa, non può essere giudicato da alcuno. Si giunge persino a ipotizzare la possibilità di uno scisma. Ma si esagera anche dalla parte opposta, pretendendo di conoscere idee e progetti “rivoluzionari“ di Francesco e dando per sicura la sua volontà di introdurre  novità inaudite. 

Chi conosce la storia sa che anche la storia della Chiesa segue una costante: nessuna rivoluzione autentica è mai preannunciata, gli sconvolgimenti veri sono sempre imprevisti, chi grida alla “svolta storica“ è smentito da fatti assai meno traumatici di quelli annunciati. Il mestiere del profeta apocalittico è ad alto rischio di errore. Ovviamente, è del tutto  possibile che noi pure siamo smentiti, ma per ora ci sembra probabile che i documenti finali del Sinodo finiscano per seguire linee assai consuete, in particolare per i membri della Compagnia di Gesù: conferma della bellezza degli ideali ma appello a un duttile pragmatismo che tenga conto della realtà degli uomini e dei tempi. Un uso sapiente, poi, dell’arte del compromesso con il – peraltro  meritorio – rifiuto tutto cattolico dell’aut-aut e la scelta dell’et-et .  

Ancora: deleghe ai vescovi diocesani, dunque ai pastori a contatto dirette con il gregge, perché decidano su situazioni concrete, pur tenendo conto delle linee guida stabilite dalla Chiesa universale. Infine: una esortazione perché lavori rapidamente e con larghezza d’animo la Commissione istituita proprio ora da Francesco perché renda più rapide e più agevoli le dichiarazioni di nullità del matrimonio. Terminati i lavori del Sinodo, potrebbe esserci qualche soddisfazione e qualche delusione per entrambi gli schieramenti, come più volte successo nella storia ecclesiale: e  fortunatamente va detto, visto che c’è qui uno dei segreti della sua durata nei millenni.   

Comunque, ogni approccio ai temi che riguardano la famiglia dovrebbe tener conto di una situazione spesso sottovalutata: fra le tre religioni monoteiste, il cristianesimo è la sola nella quale sia prescritta la monogamia. Tutti sanno delle quattro mogli (e delle schiave  concubine ad libitum, purché  il maschio sia in grado di mantenerle economicamente) concesse ai seguaci del Corano. Ma la poligamia valeva anche per chi seguisse la Torah, la Scrittura ebraica.

Di più: tra le confessioni cristiane, il cattolicesimo è la sola nella quale viga l’indissolubilità totale del matrimonio e, dunque , il divieto di accedere a seconde nozze religiose per i divorziati. È errato parlare di “annullamento del matrimonio“ da parte dei tribunali ecclesiastici romani: in realtà si tratta di una constatazione dell’inesistenza, sin dall’inizio, di un matrimonio autentico. Per i  protestanti il divorzio è stato ammesso con facilità  divenuta eccessiva perché il matrimonio vi è declassato, non è considerato un sacramento; mentre tra gli ortodossi ci si può giungere, anche se non sempre, e attraverso una via dolorosa di confessioni di colpa. E anche se le seconde (o terze) nozze vengono celebrate secondo un rito penitenziale: sta di fatto che il nuovo matrimonio è riconosciuto dalla Chiesa e permette ai coniugi di rientrare pienamente nella comunità . 

Il cattolico, dunque, è il solo cui sia  chiesta fedeltà sine glossa alle parole perentorie  di Gesù: «L’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà alla  moglie e i due saranno una carne sola . Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non separi». Sono  parole tanto esigenti – e praticamente uniche , lo si diceva, nella storia religiosa – da provocare la reazione dei discepoli, abituati alla facilità del ripudio: «Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». La risposta del Cristo andrebbe meditata maggiormente da molti cattolici, perché siano consapevoli di essere chiamati a una obbedienza che è, umanamente, un peso e al contempo un privilegio: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Chi può capire, capisca». Parola di Vangelo. Il dibattito al Sinodo sarà tra uomini di fede, consapevoli di non essere padroni ma servi della Scrittura e in grado di “capire“. Ricordarlo può ridare fiducia al credente inquieto.