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IL SINODO

Chiesa mondana e senza verità: come siamo arrivati fino a qui

Quanto è grave l’attuale situazione della Chiesa? Se lo è chiesto Martin Hähnel dell’Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt. E ha individuato cinque punti: l'idea di progresso che ha sostituito la Provvidenza, una morale senza più il paradigma della verità e della ragione, la mondanizzazione della Chiesa, l'abbandono del sensus fidei e infine ragioni economiche. Un'agenda di cui il Papa rischia di farsi complice. 

Ecclesia 27_10_2019

Martin Hähnel, collaboratore scientifico della cattedra di Bioetica dell’Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt, ha offerto una riflessione ed un appello, che meritano di essere presi seriamente in considerazione. Noi tutti siamo cresciuti e ci siamo in qualche modo affezionati a quei centri di vita cristiana, che sono le parrocchie: Messe, sacramenti, associazioni caritative fanno parte del nostro modo di vivere concretamente la vita cristiana. Hähnel pone però una domanda: siamo consapevoli che questo Sinodo potrebbe provocare dei cambiamenti capaci di stravolgere drasticamente queste nostre consuetudini e di far sparire molte cose alle quali siamo legati? Siamo consapevoli che anche il volto del sacerdozio, così come lo conosciamo, potrebbe cambiare radicalmente?

Checché ne dicano i media vaticani, è evidente che in questo Sinodo si è spinto moltissimo sulla questione del celibato. Per quale ragione? Spaemann aveva colto che «il celibato è provocazione per il mondo moderno». Di conseguenza, chi non vuole più provocare il mondo moderno, finisce per indebolire o togliere il celibato e per colpire al cuore lo specifico valore del sacerdozio ordinato, in un tempo in cui, anche in ragione degli scandali recenti, il sacerdozio necessiterebbe invece di essere riscoperto in tutto il suo valore. Anche la reiterata accusa di “clericalismo” ha contribuito a creare nella testa della gente un’idea di sacerdozio privato del suo valore.

Hähnel individua cinque motivi per spiegare quanto sia grave l’attuale situazione della Chiesa.

Anzitutto, il Sinodo sembra essere il punto focale di un’ “agenda ecclesiale”. La Chiesa moderna, soprattutto dal XIX sec., ha sostituito l’idea della Divina Provvidenza con il progresso, sostituzione che è stata accompagnata dalla liquefazione della dogmatica e dalla relativizzazione delle norme morali. Questo processo sta raggiungendo il suo vertice proprio nel Sinodo e ne è segno il fatto che l’assise sinodale si mostra priva della forza di forgiare una cultura ed una mentalità. Non è più il cristianesimo che ha la forza di “incorporare” il mondo, come, per esempio, San Tommaso seppe “battezzare” Aristotele, ma il contrario. Questo adeguamento della Chiesa allo spirito del mondo è la ragione per cui il mondo riesce ad imporre le sue esigenze, alle quali la Chiesa sta cedendo sempre di più. Hähnel ricorda che nel 2011 a Friburgo, in occasione del suo viaggio apostolico in Germania, Benedetto XVI aveva cercato di fermare questo processo, chiedendo alla Chiesa di “de-mondanizzarsi”.

Il Sinodo appare come l’esito obbligato di questo cambiamento di paradigma, dopo il quale nulla sarà più come prima. Hähnel afferma a chiare lettere che «la scenografia esotica dell’Amazzonia viene usata per particolari intenzioni di riforma della Chiesa universale e le popolazioni indigene vengono abusate spudoratamente per un programma che alla fine non tiene conto delle necessità e della realtà dell’Amazzonia».

La seconda considerazione è di ordine filosofico. Il Sinodo «è un buon esempio del fatto che verità e ragione non rappresentano dei parametri oggettivi per il comportamento morale». Al loro posto sono invece subentrati «l’astuzia diplomatica ed il calcolo strategico»: non ci si attiene più a criteri oggettivi, a verità sempre valide, ma a fattori contingenti di natura sociale o politico-ecclesiale. Nel Sinodo, questo fatto è testimoniato soprattutto dalle prese di posizione sul tema del clima.

Il terzo aspetto è di natura sociologica. Nel suo libro Mass Exodus, il sociologo britannico Stephen Bullivant descrive come la Chiesa cattolica sia divenuta oggetto passivo della pressione sociale di adattamento, che non ha più un proprio potere d’azione, finendo per perdere la propria forza d’attrazione. Molti cattolici si sono allontanati dalla vita della Chiesa e si autodefiniscono “belonging without believing” o addirittura se ne sono andati del tutto. «E’ piuttosto sorprendente – dice Hähnel - che la Chiesa non riesca a realizzare questo fatto o lo relativizzi»; secondo il sociologo della religione Peter Berger, i circoli religiosi progressisti, in prima linea nel Sinodo dell’Amazzonia, hanno «un pessimo istinto sociologico, nonostante amino richiamarsi alla sociologia». Se infatti il “sistema-chiesa” cerca di adattarsi al sistema della società secolarizzata, allora vengono ridestate nuove aspettative, soprattutto di ruolo, come per esempio l’aspettativa di come debba essere il sacerdote; e la Chiesa a sua volta pensa di dover esaudire questa attesa. Si tratta del principio di desiderabilità sociale, che porta a dare risposte che rendano più accettabili; praticamente la fine del Vangelo. In questo contesto, si fa strada un rischio particolarmente elevato, quello del “ressentiment”: «quando chierici e laici si confrontano con la società secolarizzata e con i suoi ambivalenti successi, notano che ci sono cose che nella Chiesa non trovano e così vorrebbero averle nella propria Chiesa; allora si crea il terreno fertile per la crescita di un istinto di autopunizione e di svalutazione sistematica di tutte le cose più alte», conclude Hähnel.

In pratica, la Chiesa viene additata come la responsabile delle proprie frustrazioni, motivo per cui si sente la necessità di formare una nuova chiesa, che attacca i valori della “vecchia” Chiesa, e li sostituisce. Una chiesa dal volto amazzonico pianificata in Germania costituirebbe il risultato perfetto di questo “ressentiment”; sarebbe infatti una chiesa che, anziché affermare quanto la Chiesa ha ricevuto una volta per tutte da Cristo, viene forgiata da gruppi di persone che pensano allo stesso modo e ritengono di dover introdurre nella Chiesa delle novità; costoro, resi ciechi dal proprio attivismo, disprezzano i buoni frutti della tradizione.

La quarta cornice è collegata alla precedente ed è di natura psicologica. Secondo Hähnel, «molte guide della Chiesa dei nostri giorni ignorano sempre più il sensus fidei dei fedeli. Altrimenti non si spiega come una minoranza di vescovi, sacerdoti e laici creda di poter parlare a nome di tutta la Chiesa e addirittura si crede la punta di un’avanguardia che ha il potere di mettere in atto riforme radicali». Per contrastare questa presunzione, deve formarsi una resistenza profondamente radicata in quel sensus fidei che ha il potere di rimettere le cose alla luce della verità. E’ questo sensus fidei che fa rimanere perplessi di fronte ad alcune proposte di soluzione ai problemi, che provengono da Roma. Tale sensus fidei è particolarmente marcato in quei laici che mantengono una salutare distanza dal “sistema chiesa” (che non dev’essere confusa con la Chiesa). Esso conosce il mondo moderno meglio di tanti padri sinodali, per il fatto che nel mondo ci vive; ed ha anche la consapevolezza che l’attuale processo di riforma non è una modernizzazione positiva, ma è solo l’imitazione di una prospettiva esterna secolare. Secondo questa prospettiva, la Chiesa non sta facendo altro che quanto avrebbe dovuto fare da tempo, come abolire del celibato.

Infine, un’annotazione di natura economica: «Tutti sappiamo che la Chiesa tedesca, che partecipa in modo rilevante al finanziamento del Sinodo e a numerosi progetti socio-caritativi nell’America Latina, è abbastanza ricca a causa della Kirchensteuer». Con un certo senso dell’umorismo, Hähnel dice che secondo alcuni, la ragione per cui la Chiesa tedesca non è ancora protestante è per non dover dividere i suoi beni con i fratelli evangelici... A buon intenditor, poche parole.

Di fronte a questo scenario, bisogna resistere alla tentazione di cedere ad una Chiesa sempre meno esigente e sempre più frutto di gruppi, conventicole, mafie che architettano in segreto per “riformare” la Chiesa, aggrappandosi sempre ad una lettura ideologica del Vaticano II o violentando il pensiero di alcuni teologi, come ad esempio Newman o von Balthasar, per realizzare la propria agenda ultra-progressista. Interpretazioni e distorsioni che sono frutti del “ressentiment”.

Hähnel conclude facendo notare che molti sono i segnali che fanno pensare che quanto uscirà da questo Sinodo si spargerà nella Chiesa universale, così come è avvenuto per il Sinodo sulla famiglia: la logica di Amoris Laetitia del caso per caso e delle situazioni particolari ha già aperto il varco. E’ perciò fondamentale, secondo Hähnel, seguire questo Sinodo, metterlo in discussione e, se necessario, opporre resistenza. E occorre pregare per il Papa, perché non diventi in qualche misura complice di questa agenda.

Articolo realizzato con la collaborazione di Maria Stolz