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VENEZUELA

Chiesa contro Chavez: «Deriva totalitaria»

Duro attacco della Conferenza episcopale contro quello che viene percepito come un colpo di stato. Da MissiOnLine.org

Attualità 19_01_2011
chavez

La scorsa settimana, in occasione della presentazione dell'Esortazione pastorale della XCV Assemblea ordinaria plenaria, la Conferencia episcopal venezolana (Cev) ha lanciato un duro attacco al presidente Hugo Chávez.


Nel testo dell'Esortazione - letto in conferenza stampa da Diego Padrón, arcivescovo di Cumaná, Luis A. Tineo, vescovo ausiliare di Caracas, e Freddy Fuenmayor, vescovo di Los Teques  - la Chiesa accusa il presidente di volere instaurare nel Paese, attraverso una serie di leggi recentemente approvate, «un sistema socialista e totalitario di Stato e di governo contrario alla vigente Costituzione della República Bolivariana de Venezuela». E in secondo luogo incitano i venezuelani a lottare in modo pacifico per difendere i propri diritti dagli abusi del governo.

Uscito indebolito dalle elezioni politiche dello scorso settembre - in cui il suo Partido socialista unido de Venezuela (PSUV) non è riuscito a raggiungere i 2/3 dei seggi in parlamento, necessari per fare approvare le riforme più importanti - il presidente Chávez ha fatto approvare in tutta fretta, prima dell'insediamento della nuova Assemblea nazionale, un pacchetto di leggi che restringono i diritti e le garanzie dei cittadini sanciti dalla Costituzione e con cui il governo si propone di accelerare la transizione del Venezuela verso il socialismo.

Nel mirino della Chiesa venezuelana, da tempo in rotta col presidente bolivariano per la sua deriva marxista-leninista, c'è soprattutto la Ley Habilitante, da poco approvata, che permette al presidente di governare per un anno e mezzo senza il controllo dell'Assemblea nazionale.  «È un'inaccettabile disconoscimento della volontà popolare espressa nelle elezioni legislative dello scorso 26 settembre», recita il documento.


Per l'opposizione venezuelana si tratta di un caso paradossale: un colpo di Stato commesso dallo stesso Stato. «Tutti i cittadini, e in modo particolare i cristiani, sono chiamati a dare il proprio contributo al bene comune, esigendo con fermezza il rispetto della legalità e dell'ordine costituzionale, e collaborando alla soluzione pacifica dei conflitti», scrivono i vescovi.


La Cev ha criticato anche le nuove leggi sulle telecomunicazioni, i partiti e le università, che aprono la strada al pensiero unico e all'egemonia del governo in campo mediatico. Il documento dice che «le autorità dello Stato non possono assumere il controllo totale della vita delle persone e nemmeno porre le condizioni per perpetuarsi nell'esercizio del potere».

È stata messa sotto accusa anche la Ley organica de poder popular, che ha l'obiettivo di permettere la partecipazione popolare, ma che di fatto provoca gravi interferenze con le competenze di governatorati, comuni e parrocchie.


I timori espressi dalla Chiesa e dalla comunità internazionale sull'approfondirsi della deriva autoritaria in Venezuela non sono rimasti senza seguito. Per non apparire come un leader dittatoriale, il presidente Chávez ha dichiarato infatti nei giorni scorsi di essere pronto a considerare l'ipotesi di rinunciare ai poteri speciali che gli sono stati attribuiti nel giro di quattro o cinque mesi, senza quindi esercitarli per tutto l'anno e mezzo che prevede la Ley habilitante.