Chi non difende Alfie non sa che siamo in missione
Chi pensa che Alfie non abbia una missione fa domande banali: «Può respirare autonomamente?»; «Sarà in grado di parlare o camminare?». Anche il sistema inglese fa di tutto per piegare la vita di Alfie al suo programma di godimento della vità, utilità e piacere. Poi ci sono i suoi genitori che credono che sia mandato a svegliare i loro cuori all’amore. Anche noi dobbiamo scegliere.
Forse possiamo dire che il piccolo Alfie di Liverpool è "il mandato da Dio". Questa la considerazione emersa mentre celebravo la Messa.
Nel rito romano di ieri, 27 aprile, il Vangelo è di Giovanni in cui vediamo Gesù dire, «in verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie Colui che mi ha mandato».
Dopo aver letto questo passaggio guardavo alla persone malate davanti a me e ho chiesto a loro: «Pensate di essere finiti qui per caso o siete qui come missionari, mandati da Dio? Chi non capisce di essere mandato pensa di non avere ragioni per esserci, di non avere una missione o un compito da svolgere e finisce ad essere determinato da domande banali come: "Mi piace o non mi piace?"; "Le circostanze mi fanno star bene o no?"; "Mi sto divertendo o no?". Per questo è interessante scoprirsi mandati o missionari, perciò presenti non per caso, ma con un compito. Bisogna solo fidarsi e scoprire, prima o poi, che come il "mandato di Dio" anche la tua presenza serve a qualcosa di grande. Forse pensate di non servire a niente perché siete malati. Ma non è così».
Quindi ho raccontato a loro di Alfie così: «C’è chi pensa che Alfie non abbia una missione, che sia qui per caso. Quindi fa domande banali come questa: "Può respirare autonomamente?"; "Sarà mai in grado di parlare o camminare?”. Ecco perché pensano che la sua vita non valga molto, non ipotizzano che Alfie sia mandato.
Poi ci sono i suoi genitori Tom e Kate. Non sono laureati ma sono umani e quindi hanno ipotizzato che Alfie non sia qui per caso ma che sia "mandato da Dio", in missione. Forse hanno pensato che questa missione è quella di svegliare i loro cuori all’amore. Per cui loro non si fermano a domande banali come quella se Alfie camminerà o se riuscirà a godere di tutto. Questo sguardo sul loro bambino ha aperto un ipotesi più interessante sulla vita di Alfie. Anche se è una ipotesi scomoda per chi pensa che Alfie sia qui solo per caso e perciò senza una missione e senza un compito per cui valga la pena vivere e soffrire.
Ma i suoi genitori hanno creduto che Alfie è "mandato" e questa loro fede ha rivelato la sua missione a tanti e tanti di noi. La sua vita, la vita di Alfie, amore, sofferenza e forse morte servono a svegliare i cuori di tanti, a far vedere chiaramente chi vuole accogliere "il mandato di Dio", e perciò ricevere il Dio che lo ha mandato, e chi no.
Il sistema inglese fa di tutto per far partecipare Alfie al godimento della vita, all'utilità e al piacere. Ma non sa chiedere di accogliere "il mandato di Dio".
E come vediamo con i discepoli di Cristo: è quando uno accoglie il mandato di Dio che si scopre se stesso, in missione, con un compito e che comincia ad avere questa ipotesi su tutti, anche sui giudici di Alfie. Alfie, il mandato di Dio ci sta facendo scoprire tutti di essere anche noi dei missionari.