"Chi dimentica il passato non ha futuro"
Il Papa in Paraguay ha rievocato la tragedia, unica nella storia contemporanea, della Guerra della Triplice Alleanza (1864-1870), quando il paese venne annientato da Brasile, Argentina e Uruguay e perse il 90% dei suoi maschi. Le donne compirono il miracolo di ripopolare e ricostruire il paese.
PARAGUAY CONTRADDITTORIO di M. Tremamunno
Papa Francesco ha iniziato la sua visita - dopo Ecuador e Bolivia - in Paraguay, «cuore dell'America» - come lo ha definito - dove ha rievocato la tragica e straordinaria vicenda delle guerre inter-americane e della ricostruzione da parte prevalentemente delle donne di un Paese la cui popolazione maschile era stata quasi sterminata. Il Papa ha ammonito che un popolo che dimentica la storia e le radici è un «popolo secco» che non ha futuro.
Il Paraguay è infatti una terra ancora segnata dalla terribile memoria delle guerre con i Paesi vicini: la guerra della Triplice Alleanza (1864-1870) contro Brasile, Argentina e Uruguay e la guerra del Chaco (1932-1935). Benché anche la guerra del Chaco sia costata al Paraguay 43.000 morti e abbia avuto lunghe conseguenze - il trattato di pace definitivo con la Bolivia è stato firmato solo nel 2009 - quella della Triplice Alleanza è stata la più sanguinosa guerra della storia umana quanto alle perdite inflitte a un singolo Paese. Il Paraguay all'inizio del conflitto contava 450.000 abitanti. Di questi, trecentomila morirono, e uno dei risultati della tragedia fu che alla fine della guerra il Paraguay era un Paese al femminile: per ogni uomo rimasto vivo c'erano otto - secondo altri calcoli, dieci - donne. Ma, come il Papa ha ricordato, furono le donne a ricostruire il Paraguay, prendendo da molti punti di vista la guida della nazione, e nello stesso tempo comprendendo che era loro dovere ripopolare il Paese mettendo al mondo molti figli. Questa autentica epopea ha avuto anche un aspetto problematico: molte donne fecero figli con uomini che non erano i loro legittimi mariti, innescando dinamiche sociali per cui ancora oggi il Paraguay è uno dei Paesi al mondo con la più alta percentuale di madri nubili.
Appena arrivato nella capitale Asunción, salutando le autorità e il corpo diplomatico nel Palazzo della Presidenza, Francesco ha ricordato - riferendosi anche alle dittature militari del secolo XX - la «sofferenza terribile della guerra, dello scontro fratricida, della mancanza di libertà e della violazione dei diritti umani. Quanto dolore e quanta morte! Ma sono ammirevoli la tenacia e lo spirito di reazione del popolo paraguayano per superare le tante avversità e continuare gli sforzi per costruire una nazione prospera e pacifica». Poi il Papa, che già in altri viaggi aveva parlato del «miracolo» delle donne in Paraguay dopo la guerra del 1864-1870, ha voluto «riconoscere con emozione e ammirazione il ruolo svolto dalla donna paraguaiana in quei momenti così drammatici della storia, specialmente quella guerra iniqua che portò quasi a distruggere la fraternità dei nostri popoli. Sulle loro spalle di madri, mogli e vedove hanno portato il peso più grande, sono state in grado di portare avanti le loro famiglie e il loro Paese, infondendo nelle nuove generazioni la speranza di un domani migliore. Dio benedica la donna paraguaiana, la più gloriosa d’America».
La rievocazione della storia, ha insistito il Pontefice, non è mai superflua. «Un popolo che dimentica il suo passato, la sua storia, le sue radici, non ha futuro, è un popolo secco. La memoria, poggiata saldamente sulla giustizia, libera da sentimenti di vendetta e di odio, trasforma il passato in fonte di ispirazione per costruire un futuro di convivenza e di armonia, rendendoci consapevoli della tragedia e dell’assurdità della guerra». Ma la pace fra le nazioni non si costruisce senza «una pace del giorno per giorno, una pace della vita quotidiana, a cui tutti partecipiamo evitando gesti arroganti, parole offensive, atteggiamenti prepotenti, e promuovendo invece la comprensione, il dialogo e la collaborazione».
Anche nella vita politica, spesso turbolenta anche nell'attuale Paraguay democratico, «non dobbiamo rimanere nella conflittualità; l’unità è sempre superiore al conflitto; è un esercizio interessante decantare nell’amore per la patria e nell’amore per il popolo ogni prospettiva che nasce dalle convinzioni di una scelta partigiana o ideologica». Francesco ha anche chiesto, riferendosi a un endemico problema latino-americano (e non solo), «gestioni trasparenti che lottino vigorosamente contro la corruzione», lotta al narcotraffico, attenzione ai poveri. «Uno sviluppo economico che non tiene conto dei più deboli e sfortunati, non è vero sviluppo. La misura del modello economico dev’essere la dignità integrale della persona, soprattutto la persona più vulnerabile e indifesa».
Al termine dell'incontro con le autorità, il Papa ha ricordato la sua personale devozione, nata dall'incontro con gli emigrati paraguaiani a Buenos Aires, alla Vergine di Caacupé, nel cui santuario ha celebrato la Messa dell'11 luglio.
Prima della Messa, Francesco ha voluto incontrare i bambini di un ospedale pediatrico. Il Papa ha ricordato che dove c'è un bambino c'è la madre, la Madonna, e che i piccoli malati sono di esempio a tutti con la loro «resistenza imbattibile»: «Dobbiamo imparare da voi, dalla vostra fiducia, gioia, tenerezza. Dalla vostra capacità di lotta, dalla vostra fortezza. Dalla vostra imbattibile capacità di resistenza».
Nella Messa al santuario di Caacupé, Francesco ha rinnovato l'affidamento del Paraguay alla Madonna fatto nello stesso luogo da San Giovanni Paolo II nel 1988. Non meno delle donne del Paraguay, ha detto il Papa, Maria ha avuto una vita difficile. «La sua vita è testimonianza che Dio non delude, che Dio non abbandona il suo Popolo, anche se ci sono momenti o situazioni in cui sembra che Lui non ci sia». E nella storia della Chiesa la Madonna «è stata e rimane nei nostri ospedali, nelle nostre scuole, nelle nostre case. È stata e rimane con noi nel lavoro e nel cammino. È stata e rimane alla mensa di ogni casa. E’ stata e rimane nella formazione della Patria, facendo di noi una Nazione». Maria è rimasta nella storia del Paraguay, come di tante altre nazioni, «con una presenza discreta e silenziosa. Nello sguardo di un’effigie, di un’immaginetta o di una medaglia. Sotto il segno di un rosario, sappiamo che non siamo soli, che Lei ci accompagna».
Poi Francesco ha nuovamente evocato, rivolgendosi alle donne, l'epopea del XIX secolo: «Con gran coraggio e abnegazione, avete saputo rialzare un Paese distrutto, sprofondato, sommerso dalla guerra. Voi avete la memoria, il patrimonio genetico di quelle che hanno ricostruito la vita, la fede, la dignità del vostro Popolo, insieme a Maria». Quando «tutto sembrava crollare» la donna paraguaiana non è crollata. «Dio benedica questa tenacia - ha ripetuto il Pontefice - Dio benedica e conforti la vostra fede, Dio benedica la donna paraguaiana, la più gloriosa d’America». Di qui l'appello reiterato al popolo del Paraguay a «non perdere la memoria». Solo a partire dalle «radici» di «una fede che si è fatta vita» è possibile costruire il futuro.