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PAOLO IL CALDO

Chi crea confusione nella Chiesa

Si fa sempre più strada una visione "sociologica" della Chiesa che spinge una parte della gerarchia e teologi a proclami in aperta contraddizione con ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. Ma il nostro maggior conforto sta nella certezza che il Signore non abbandonerà né la Sua Chiesa né  i suoi fedeli.

Paolo il caldo 28_03_2015
Paolo Togni

Confesso di trovarmi spesso in difficoltà nel conciliare le mie credenze e le mie convinzioni di cattolico formato negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso con taluni atteggiamenti o proclami attuali di parte della gerarchia ecclesiastica, che sembrano contraddire ciò in cui credevo e credo: la definitività della classificazione dei disordini sessuali, sia quelli contrari alla natura sociale dell’uomo che quelli contrari alla sua natura individuale (vedi la lettera di San Paolo ai Romani, cap. I, vv. 19-30) come peccati non lievi; la proibizione per i fedeli che si trovino in stato di peccato di accostarsi all’Eucaristia; l’indiscutibile e assoluto primato del Vescovo di Roma sulla Chiesa e su ogni suo singolo componente; la visione della Santa Chiesa non come federazione di organizzazioni locali, ma come corpo unico (“Credo ... unam, sanctam, catholicam et apostolicam Ecclesiam”), che fonda il rapporto col Signore sulla propria unità; e via proseguendo.

Credo che sia anche importante recuperare il giusto valore del consenso e del dissenso, e attribuire a questi due atteggiamenti il giusto peso: il consenso, anche di massa, non dimostra la verità di quel che si dice, il dissenso non ne dimostra la falsità.

D’altro canto i buoni Padri della Compagnia di Gesù nell’educarmi mi hanno insegnato che esiste l’obbligo di rispettare la Gerarchia e di obbedirla; confesso che è quello che più mi comporta difficoltà. Mi consolo pensando che – si parva licet componere magnis - Santa Caterina da Siena svolse verso il Papato un’azione così ferma da dover essere considerata al limite dell’insubordinazione.

Essendo convinto di non sbagliarmi, la polemica tra ragione ed obbedienza si fa, a volte, molto viva. Sono infatti abbastanza presuntuoso per essere certo che molti dei problemi che vengono dibattuti sono già stati risolti dai nostri Padri, e che una ricerca fatta bene e senza preconcetti nel Deposito della Fede possa portare tutti a riconoscere che non viaggi verso la verità stiamo facendo, ma “giri di Peppe intorno alla Reale”.

Ma perché tanti uomini di Chiesa, tanti Vescovi, tanti Cardinali, addirittura, operano e parlano in modo tale da gettarci in confusione? Perché i sedicenti teologi che scrivono cose contrarie alla dottrina senza avere idea di cosa sia un ragionamento corretto, basato sulle necessarie conoscenze, vanno sproloquiando senza che l’autorità ecclesiastica intervenga? Ho l’impressione che la deviazione dal corretto pensiero, secondo la quale la Chiesa non ha più compiti di governo della Cristianità, ma piuttosto di indirizzo sociologico, si stia facendo sempre più strada.

Ma sappiamo benissimo che seguire l’insegnamento dei Vangeli prescindendo dalla Fede, dal Magistero e dalla Tradizione, è un’operazione vana che non risolve nessun problema, come ci insegnano Magistero e Tradizione. 

Sono l’ultimo che possa non dico consigliare la Gerarchia, ma anche far presente qualche idea per superare la situazione attuale: e tuttavia mi pare di dover dire che forse i vertici della Chiesa dovrebbero tenere la barra del timone in maniera più ferma, e far funzionare meglio la “catena di comando”; questo recupero di autorità dovrebbe essere accompagnato da una verifica dottrinaria straordinaria sui punti fondamentali della nostra Fede e su quelli oggetto di maggiori dubbi o contestazioni.

In questa situazione difficile, il nostro maggior conforto sta nella certezza che il Signore non abbandonerà né la Sua Chiesa né  i suoi fedeli. In Lui riposa la nostra fiducia nell’avvenire.