Che cosa resta?
Che cosa ci resta, ora che Papa Benedetto XVI è diventato pellegrino del silenzio nelle sue stanze nascoste al mondo? Cosa resta, mentre a giorni attendiamo la notizia dell’elezione del nuovo Papa e i media inseguono retroscena, illazioni e previsioni?
Che cosa ci resta, ora che Papa Benedetto è diventato pellegrino del silenzio nelle sue stanze nascoste al mondo? Cosa resta, mentre a giorni attendiamo la notizia dell’elezione del nuovo Papa, e da ogni lato i giornali e tutti i mass-media inseguono giudizi, illazioni, previsioni?
In questa attesa che segue alla sorpresa e allo scuotimento per la decisione di Benedetto, che cosa resta alla Chiesa, ai cristiani, al mondo?
Osservo che alcune persone, nella Chiesa e fuori di essa, hanno fatto cadere il pregiudizio che le aveva private della testimonianza di Papa Benedetto. Tanti che non l’avevano mai realmente guardato in faccia, non ne avevano letto un solo libro, non ne avevano ascoltato a cuore aperto un’udienza o un Angelus, in queste settimane si sono accorti di lui; ne hanno percepito il cuore profondo e la mente penetrante, la fede e l’amore a Cristo e si sono aperti al suo insegnamento chiaro, documentato, efficace.
Ancora c’è chi si difende da ogni accoglienza di fede e da ogni coinvolgimento affettivo e intellettuale. E’ possibile che il tempo faccia la sua parte e accada come per papa Wojtyla, che alla distanza ha recuperato anche i più accaniti oppositori e contestatori.
Ma il lascito più grande di Papa Benedetto va oltre la sua stessa persona. Papa Benedetto ci ha spalancati alla Chiesa e ci ha consegnati a Cristo. Lo aveva fatto con l’insegnamento e con l’azione pastorale. La centralità di Cristo, la Chiesa come suo Corpo vivo nella Parola e nel Mistero della liturgia, i pronunciamenti e i giudizi sulla storia, sulla modernità, sul ministero ecclesiale come servizio e non come carriera; l’azione di purificazione morale: tutto questo ha tenuto il timone nella direzione segnata dalla grande Tradizione della Chiesa aggiornata nel Concilio.
Il Papa ha rimandato oltre se stesso, in un riferimento esplicito e chiaro all’origine: “La Chiesa non è mia, non è nostra, è di Cristo”, ha detto e mostrato. Soprattutto l’ultimo gesto ci ha costretti a guardare oltre Benedetto XVI, oltre il Papa. E’ stato un gesto di fede totale. Attraverso e oltre il Papa abbiamo riconosciuto Gesù e la sua Chiesa. Quando Benedetto si è posto fuori dalla scena del mondo, questa assenza è apparsa segno di una Presenza più grande ed evidente: Cristo, nostro contemporaneo. Questa è la grazia del pontificato di Papa Benedetto.