Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Leonardo da Porto Maurizio a cura di Ermes Dovico

APPROPRAZIONE INDEBITA

Che cosa accade a Tblisi?

L’obiettivo dell’attuale minoranza parlamentare georgiana è quello
di rappresentare il presidente uscente Mikheil Saakashvili come un despota che usa metodi "alla Putin". E questo, per l’uomo che ha schierato i blindati contro Mosca, è soltanto uno dei paradossi.

 

Cosa accade a Tblisi? Lo scorso settembre, scrive Eli Lake, uno che l’intelligence la conosce bene e sforna uno scoop via l’altro ormai da mesi, un giovane funzionario del ministero della Difesa è morto improvvisamente in carcere, dopo essere stato arrestato con l’accusa di essere una spia al servizio di Mosca. L’opposizione chiede di aprire un’inchiesta per accertare le cause della morte: sospetta che dietro la fine del funzionario ci sia l’apparato governativo del presidente in carica Shaakashvili, sempre più preoccupato per il proprio futuro. I georgiani, per la terza volta in quasi vent’anni di indipendenza, sono pronti a defenestrare un altro presidente.

Nel 2003 l’ingloriosa fine toccò a Eduard Shevardnandze, già ministro degli Esteri di Gorbachev e rappresentante di spicco dei giovani “riformatori” che fecero soffiare il vento della perestrojka: fu cacciato perché “illiberale e filorusso” da una rivoluzione pacifica durata un paio di settimane, proprio lui che fu accusato dai nazionalisti russi e dai comunisti nostalgici dei riti del Politburo di essere un traditore. La “Rivoluzione delle Rose” era capeggiata da Mikheil Saakashvili, giovane giurista filoamericano e filoeuropeo, eletto poi trionfalmente presidente con un sovieticissimo 96 per cento dei voti. La piazza sembrava felice: la bandiera dell’Unione europea svettava sui palazzi georgiani, e Shaakashvili era tanto amico di Washington da ottenere dal dipartimento di stato un premio per le riforme in campo economico e politico finalizzate a “rendere la Georgia un paese più libero rispetto ai suoi vicini”.

Nell’agosto del 2008, i carriarmati russi
sconfinarono in Ossezia del sud per difendere l’indipendenza proclamata dalla piccola repubblica separatista e Saakashvili dichiarò guerra, frantumando in un sol colpo le unità occidentali. Oggi ci risiamo, i georgiani sono stanchi di Saakashvili, alcuni sostengono che abbia “causato” la guerra contro la Russia, e così arriva un uomo nuovo a far impazzire i media, il miliardario Bidzina (Boris per gli amici) Ivanishvili (185° uomo più ricco al mondo secondo Forbes), che ha deciso di scendere in campo e di creare un nuovo partito d’opposizione.

Impegnato nella beneficenza, nel sociale e nel mecenatismo, Ivanishvili è pronto a sfidare Saakashvili nell’ottobre 2012. “Se andrò al potere, non intendo appellarmi ogni giorno agli Stati Uniti e all’Unione europea per cacciare Mosca dai territori occupati, dando così l’illusione al mio popolo che il problema è risolto”, ha detto al quotidiano georgiano Reznonansi. E anche le altre forze d’opposizione, ridotte a livelli di popolarità minimi, sperano che Ivanishvili riesca a fare da calamita per tutti gli insoddisfatti dal doppio mandato di Saakashvili, aggiunge Lake. L’obiettivo dell’attuale minoranza è quello di rappresentare il presidente uscente come un despota che usa metodi “alla Putin”. E questo, per l’uomo che ha schierato i blindati contro Mosca, è soltanto uno dei paradossi.

Da il Foglio del 6 dicembre 2011