Che confusione tra migranti e profughi
Anche buona parte di mondo cattolico e della Chiesa sostiene la campagna dei Radicali per una legge che allarghi i benefici dei rifugiati anche ai migranti economici. Ma è un grande errore perché tra migrante e rifugiato c'è una differenza sancita dalla Convenzione di Ginevra che tutela questi ultimi da 70 anni. Accomunarli è un errore fuorviante che costa caro, viola le leggi e favorisce i criminali.
Ha già raccolto 13.000 firme e, il 21 giugno, il sincero apprezzamento di Papa Francesco la proposta di legge “Ero straniero – L’umanità che fa bene”, lanciata ad aprile dai Radicali Italiani e alla quale hanno subito aderito molte associazioni e organizzazioni non governative anche cattoliche, come la Caritas e la fondazione Migrantes, diversi sindaci, esponenti sindacali e politici. Il Papa ha voluto esprimere la propria approvazione per l’iniziativa radicale in occasione della Giornata internazionale del rifugiato, da lui trascorsa incontrando una rappresentanza di rifugiati ospitati da parrocchie e istituti religiosi romani.
In sintesi quella dei Radicali è una legge di iniziativa popolare in materia di immigrazione che introduce nuove regole di ingresso in Italia per motivi di lavoro, nuove norme per regolarizzare gli stranieri già residenti in territorio italiano, anche quelli a cui viene negato asilo, il diritto di voto per chi detiene permessi di soggiorno di lungo periodo e l’abolizione del reato di clandestinità: un grande, generoso investimento in “accoglienza e inclusione” contro la logica dei muri, ha spiegato il segretario radicale Riccardo Magi.
Ancora una volta torna la confusione tra emigranti e profughi, accresciuta dalla scelta di commentare una legge sull’immigrazione parlando di rifugiati e proprio nel giorno dedicato ai profughi, gli unici per i quali il termine “accoglienza” risulti appropriato perchè a loro è effettivamente dovuta: fuggono da gravi situazioni di pericolo, da quasi 70 anni li tutela la Convenzione di Ginevra e, se anche così non fosse, certo non esiste un cristiano insensibile ai bisogni e alle richieste di aiuto di chi per forza lascia casa e lavoro, spesso rimanendo a lungo privo di mezzi di sussistenza.
L’articolo 31 della Convenzione di Ginevra dispone che uno stato non possa intraprendere sanzioni penali a motivo della sua entrata o del suo soggiorno illegale contro un rifugiato che proviene direttamente da un territorio in cui la sua vita o la sua libertà erano minacciate; e l’articolo 33 vieta di espellere e di rinviare un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate. Chi richiede asilo in Italia, in attesa del giudizio delle commissioni territoriali ha accesso ad assistenza sanitaria e sociale, alla pubblica istruzione se minore e a frequentare corsi professionali se maggiorenne. Trascorsi 60 giorni dalla presentazione della richiesta, può lavorare. Se non ha un luogo in cui abitare, viene ospitato in una struttura oppure riceve un sussidio in denaro. Nè muri, dunque, nè impedimenti, per loro, da quando chiedono asilo e a condizione che venga loro concesso o, in alternativa, ricevano protezione sussidiaria o un permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Accoglienza, o per contro erigere muri, parlando invece di emigranti, sono parole fuori luogo e diventano fuorvianti nel caso di emigranti illegali che, per entrare in un paese, aggirano regole e leggi, nazionali e internazionali, dichiarano il falso, si pretendono profughi di guerra o perseguitati da parenti malvagi e si affidano a organizzazioni criminali per raggiungere il loro scopo.
L’immigrazione va regolamentata e può darsi, anzi di sicuro, le leggi italiane vanno migliorate. Ma in materia di emigrazione la prima regola in ogni tempo e in ogni luogo è sempre stata la stessa. Gli emigranti si dirigono verso città, territori e paesi in crescita, che attirano forza lavoro, nei quali pensano di trovare un’occupazione grazie a quel che sanno e sono disposti a fare. Città e paesi in fase di sviluppo non respingono gli immigrati, tuttavia li vagliano, li scelgono in base ai settori produttivi in cui c’è carenza di personale, quindi a quanti ne servono, e inoltre considerando altri elementi come il numero di abitanti, la disponibilità di alloggi e di servizi. Niente di tutto questo ha a che vedere con l’accoglienza nè tanto meno con gli attuali flussi migratori verso l’Italia.
Il segretario dei Radicali Riccardo Magi, nell’esprimere gratitudine per il sostegno del Papa alla campagna radicale, ha ricordato la convergenza del mondo cattolico e dei Radicali su alcune battaglie fondamentali, come nel '79 contro la fame nel mondo. Nonostante le posizioni opposte in materia di libertà personali e fine vita “oggi – ha detto il leader radicale – accade con l’immigrazione. Con Papa Francesco condividiamo l’obiettivo di scongiurare il rischio che nel nostro Paese prevalga il fronte dei muri che alimenta un racconto fatto di paure e menzogne, aiutato da una legge che ha prodotto solo illegalità, clandestinità e sfruttamento”.
La campagna radicale contro la fame nel mondo del 1979: marce, raccolte di firme, digiuni, per il “diritto alla libertà dalla fame”, accuse ai paesi ricchi, richieste di istituire i “caschi blu della fame”, migliaia di tonnellate di generi alimentari e investimenti miliardari in progetti.
La povertà non si sconfigge trasferendo risorse per migliaia di miliardi dai paesi ricchi ai paesi “poveri” e neanche incoraggiando milioni di persone a intraprendere il percorso inverso.