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LA FURBA COPERTINA

Charlie riparte, ma non c'è più Allah. Resta solo il Papa

Charlie Hebdo torna oggi in edicola con una copertina a dir poco sorprendente. Raffigurati come cani che inseguono un cucciolo, simbolo del settimanale satirico, ci sono le caricature di Sarkozy, Marine Le Pen e papa Francesco. Come fossero stati loro ad ammazzare i dodici vignettisti. Paradossi (o furbizia) della laicitè

Esteri 25_02_2015
La copertina di Charlie Hebdo

Sulla rossa copertina del ritorno ci sono in primo piano le truci caricature di Marine Le Pen con il corpo di un grasso molosso e il collare chiodato, un infuriato Sarkozy, disegnato con le fattezze di un barboncino ringhioso, un compunto cane in doppio petto, con gli occhialini e in bocca una mazzetta di euro, forse a simboleggiare la troika europea. A fianco, spunta l’enorme tiara di papa Francesco, con due occhi iniettati di sangue e un ghigno da lupo mannaro. Tipacci assatanati e furiosi che inseguono un povero cucciolo che scappa con in bocca una coppia di Charlie Hebdo. “Si riparte”, dice la scritta: 2 milioni di copie sono già state stampate e attendono oggi la prova dell’edicola. D’accordo, Charlie torna dopo la pausa di un mese, ma a guardare quella copertina uno potrebbe anche pensare che a finire a colpi di kalashnikov i dodici redattori sia stata la destra francese in combutta con la Banca europea e il Vaticano. E non i fratelli Kouachi con il collega d’armi Coulibaly. Perché di islamisti su quella vignetta proprio non c’è traccia. Almeno in modo chiaro e riconoscibile, quanto Le Pen, Sarkozy e il Papa. 

Nella masnada assassina che insegue il cucciolotto della satira, il jihadista è in seconda fila e ha le sembianze di un lupo nero, con la bandana alla fronte e il kalashnikov tra i denti. Certo, chi vuole intendere intenda, ma ce ne vuole per ricordarsi del Maometto con il turbante-bomba o di Allah con la faccia a forma di fallo. Prudenza forse ha suggerito ai nuovi vignettisti della redazione di ricorre all’immagini figurata del “lupo solitario” a indicare il combattente del Califfato e la cosa non è certo da condannare. Ma che c’entrano allora papa Francesco, l’ex presidente e la leader del Front National, il maggior partito d’opposizione con la strage del 7 gennaio? Nulla, ma servono probabilmente a ribadire che i nemici della libertè e laicitè non sono cambiati: i poteri forti dell’economia, della politica e delle religioni. Di una più delle altre: quella cattolica che ha nel Papa la sua espressione più alta. Con Allah meglio non insistere: basta un lupo con la bandana araba a rappresentarlo. Mai vista tanta gentilezza da un foglio che non si è mai imbarazzato nel disegnare Dio, Gesù e lo Spirito Santo intenti a pratiche di sodomia.

Di Dio e religione si occuperà anche il numero del nuovo esordio. Con vignette sugli attentati di Copenaghen, una doppia pagina sull’islam dal punto di vista degli psicologi (una malattia mentale?) è un approfondimento sulla versione religiosa dell’apartheid. E poi un editoriale del nuovo direttore Riss (Laurent Sourisseau), che spiega così i disegni della copertina: «Il senso di questo numero è che “la vita riprende”. Che ci si può mettere alle spalle tutti quelli che ci intralciano». La scelta di dipingere i cani-politici vuole significare che questi: «sono animali irresponsabili e sottomessi. L’irresponsabile è Charlie, sottomessi sono tutti gli altri che ci corrono dietro». Già, i vignettisti sono “irresponsabili” e irriverenti come sempre, ma stavolta anche un tantino furbetti. Forse a essere venuto un po’ meno è il coraggio della matita, ma non è mica un torto visto quello che gli è capitato. Ma la piantino almeno di farsi monumenti. 

Charlie ritorna, ma è probabile che non sarà più quello di prima. Almeno nelle copie che venderà (quasi 8 milioni nell’ultima edizione, quella composta tra le lacrime), negli abbonamento, quasi 250 mila e in quei 30 milioni di euro raccolti grazie ai doni. Chi l’ha detto che il crimine non paga? Paiono, invece, spariti nel nulla quei due milioni di cittadini che un mese fa hanno riempito Place de la Republique a Parigi per dire no al fondamentalismo islamico e riaffermare il diritto alla libertà di pensiero e di fede. Le mattanze dell’Isis non si sono fermate, anzi: altri cristiani sono stati decapitati, altre chiese bruciate e neppure un centesimo di quella marcia trionfale per le strade parigine a reclamare la fine delle stragi. Anzi, oggi che i sopravvissuti alla furia islamica tornano a scrivere, tocca pure ridere dei loro macabri sberleffi contro i cristiani, gli stessi che i tagliagole del Califfato mettono a morte. 

Il jihad islamico è alle porte, ma l’Europa fa spallucce.Di più: rinnega le proprie radici cristiane a favore di secolarizzazione fondamentalista e radicale che l’allontana dalle altre società: «Per le culture del mondo», avvertiva l’allora cardinale Joseph  Ratzinger, «la profanità assoluta che si è andata formando in Occidente è qualcosa di profondamente estraneo». E la rende debole e arresa all’escalation della conquista islamica che sta già avvenendo sotto diverse forme, meno violente e cruente della guerra, ma altrettanto micidiali strumenti di sottomissione. Con la complicità delle vittime che si fanno inconsapevoli alleati e collaborazionisti. Nell’attacco all’identità europea, oggi la jihad islamica trova docile sponda nelle jihad laiciste e nichiliste. Camuffate da avanguardie di una libertà assoluta quanto vuota, che non sa più riconoscere il nemico perché ha tradito da un pezzo gli amici più fidati. Bentornato Charlie e tanti auguri di lunga vita. Anche ormai se c’è ben poco da festeggiare.