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TRENTO

CGIL e Arcigay in campo per l'utero in affitto

Succede a Trento: il 17 febbraio all'Università assemblea pubblica organizzata da CGIL, UIL e Provincia per raccontare la bellezza di una coppia gay con tre bambini ottenuti da utero in affitto. Tra i relatori anche il presidente dell'Arcigay.

Vita e bioetica 09_02_2016
La locandina dell'evento a Trieste

Piano piano, basta avere pazienza, tutti gli altarini di chi vuole distruggere la famiglia e archiviare la mamma saltano fuori. Nell'immaginario collettivo, sino a poco fa, dietro la legge sulle unioni civili c'era solo una signora di nome Monica Cirinnà, che parlava dei "suoi" presunti 5 figli e che cercava in tutti i modi di far apparire "normale" il suo operato. Poi è diventato sempre più chiaro, non solo che la signora si occupa soprattutto di cani e gatti, e non di figli, ma che il suo angelo custode e suggeritore è il senatore Pd Sergio Lo Giudice, che dell'utero in affitto si è personalmente servito, e che non teme di dichiarare che la mamma non serve (pur essendo prudente allontanare subito il neonato dalla gestante, e impedire l'allattamento, perchè il pargolo, insensibile alle spese paterne, potrebbe affezionarsi ulteriormente).

Ora il quadro si fa sempre più chiaro e delineato, anche grazie alle notizie che cominciano a filtrare da ogni parte. Notizie Pro Vita, che recentemente ha portato in Senato una madre surrogata, proprio ieri sera ha pubblicato in rete la locandina di una conferenza pubblica che indica chiaramente dove si vuole arrivare.

L'incontro si terrà a Trento, il 17 febbraio, presso l'Università della città, con il patrocinio di CGIL, Uil, Provincia di Trento (guidata dal governatore Ugo Rossi) e l'associazione 8 luglio, vicina al mondo LGBT.

A promuoverlo il CGS, o Centro di Studi interdisciplinari di Genere, il cui compito sembra essere quello di introdurre dovunque, anche nelle scuole, l'ideologia gender. Tre i relatori: Paolo Zanella, presidente di Arcigay, attivissimo nell'agone politico grazie ai suoi legami con gli assessori e i consiglieri del Partito Democratico locale; Maria. M. Coppola, del CgS e dell'Università di Trento, e Claudio Rossi Marcelli, l'ospite d'onore. Per qual motivo? Perchè il Marcelli è partner di una coppia gay che ha 3 bambini ottenuti attraverso l'acquisto di ovuli, da una o più donne, e l'affitto dell'utero di un'altra donna.

Tre figli, dunque, che hanno come padre genetico il Marcelli, o il suo compagno, e due madri, una genetica ed una gestazionale, che però non fanno parte della "famiglia".Tra i meriti del Marcelli, quello di pubblicizzare e promuovere la sua scelta, attraverso pubblicazioni quali Lo zoo delle famiglie o Manuale per genitori moderni e molto moderni.

Sulla locandina, senza infingimenti, si trova tutto il succo dell'incontro: vi è la scritta "madre surrogata", e vi sono disegnini nei quali si comunica allo spettatore l'idea per cui la famiglia naturale non esiste. Andando sulla pagina twitter di Marcelli si trovano frasi come questa: Il vittimismo di mamma Giorgia Meloni non mi commuove affatto". 

L'uso della parola mamma, in un contesto dispregiativo, appare un lapsus freudiano: ha qualcosa a che vedere con l'idea espressa ormai sempre più spesso dagli attivisti gay, secondo cui la mamma è solo "un concetto antropologico", tranquillamente rottamabile (per usare lo stile e il linguaggio renziano), sebbene senza dirlo apertamente.

Scrive infatti il Marcelli in un articolo alla voce "mamma" (clicca qui):  “La mamma è sempre la mamma”, su questo siamo tutti d’accordo. Quello che non tutti sanno, invece, è che “la madre non è sempre la mamma”. Anche se spesso coincidono, madre e mamma hanno due significati ben distinti ed è necessario che in certi casi il giornalista sappia fare la differenza...".  

Argomentando  sull'utero in affitto, invece, il Marcelli invita a non usare questa espressione; ammette che vi sono donne povere, ad esempio indiane, usate come contenitori e sfruttate dai ricchi, ma sostiene che vi sono donne che invece affittano il loro corpo, per nove mesi, "per un misto di opportunità e altruismo. La cifra che riceve una donna americana (normalmente circa ventimila dollari, la metà della cifra citata da Martín Caparrós) è di sicuro una somma importante, ma da sola non basterebbe a spingere una donna che non vuole essere una madre surrogata a diventarlo" (clicca qui). Una difesa della surrogazione che, cifre a parte (sono molto più alte), fa sorridere, perchè il Marcelli non riesce a negare che sempre vi sia dietro un pagamento. 

La conclusione è evidente: sebbene di fronte alle polemiche crescenti, membri dell'Arcigay si dichiarino in pubblico contro l'utero in affitto, o lo presentino come una missione umanitaria di qualche donna idealista, di fatto lo pubblicizzano, con l'aiuto del sindacato, del Pd, e persino di qualche Università. E lo vogliono legittimare per legge.