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TERRA SANTA

Cenacolo nel mirino degli estremisti ebrei

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Si moltiplicano gesti vandalici contro le chiese e aggressioni a sacerdoti da parte di coloni e ultraortodossi ebrei, che stanno facendo alzare pericolosamente la tensione. Attacchi anche a villaggi palestinesi in Cisgiordania e a Orif profanata anche una moschea.

Esteri 27_06_2023
Il Cenacolo

Lancio di sassi, sputi contro sacerdoti e occupazione di suolo. Non c'è giorno in Israele, Gerusalemme compresa, che non si verifichino fatti che vedono coloni o ebrei-ultraortodossi attaccare villaggi arabi e compiere rappresaglie contro i cristiani e le loro strutture. L'ultimo atto vandalico è la distruzione della vetrata di una finestra del Cenacolo, la sala dove si è svolta l'Ultima Cena, sul Monte Sion. A compiere il gesto un ebreo che ha lanciato una pietra contro la finestra del luogo sacro. La polizia, dopo averlo individuato e arrestato, l’ha rimesso, quasi subito, in libertà.

Il clima di tensione è sempre alto, soprattutto a causa delle provocazioni della comunità ebraico-ortodossa che mal tollera la presenza cristiana in Terra Santa. Nella città vecchia, sputare ai preti armeni o ai monaci benedettini e scrivere frasi ingiuriose sui muri delle strutture cristiane è diventato routine. È quanto è accaduto di recente al neo-abate dei benedettini dell'abbazia della Dormizione sul Monte Sion, padre Nikodemus Schnabel, già vicario della pastorale per i migranti e richiedenti asilo del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini. «Questo non è il vostro quartiere. Questo è il nostro paese» è la scritta apparsa di recente sui muri del quartiere armeno, uno dei quattro in cui è divisa la Gerusalemme vecchia. «I soggetti che compiono questi atti contro i cristiani si sentono protetti - dicono dal Patriarcato armeno - in particolare da quando Itamar Ben-Gvir è stato nominato ministro del governo Netanyahu».
L'Armenia ha espresso la sua seria preoccupazione per le ultime notizie di attacchi alla sua comunità di Gerusalemme, tutti attribuiti a estremisti ebrei. «Siamo profondamente preoccupati per i recenti atti di violenza e vandalismo contro le istituzioni religiose a Gerusalemme, compreso il Patriarcato armeno e i residenti armeni della Città vecchia», ha twittato il portavoce del ministero degli Esteri armeno, Vahan Hunanian.

Purtroppo c'è da registrare un fatto di cronaca che desta molta preoccupazione da parte cattolica. Alcuni aderenti al Breslov Hassidim, un gruppo di ebrei del ramo del giudaismo chassidico, ha iniziato, nelle ultime settimane, a soffermarsi davanti alla chiesa del monastero carmelitano Stella Maris, sul monte Carmelo, ad Haifa. Questi ebrei ultraortodossi ritengono che quel luogo appartenga a loro, in quanto, a loro dire, lì sarebbe sepolto Eliseo, uno dei discepoli del profeta Elia. Gli hassidim, finora, si erano limitati a pregare all’esterno della chiesa, ma circa una settimana fa, due di loro sono entrati all'interno del santuario. Gesto, questo, che non è stato visto di buon occhio da un arabo cristiano, che dopo una vivace discussione, ha aggredito gli hassidim. L'uomo, arrestato, è stato poi rilasciato su pressione di esponenti della Chiesa locale. Dopo i fatti di Haifa e la crescente rabbia tra la popolazione araba della città, il comandante della polizia ha tenuto un incontro con il sindaco e i frati carmelitani, annunciando il rafforzamento dei controlli intorno al monastero. 

Ma c’è dell’altro. Case, automobili e campi di grano sono stati dati alle fiamme da estremisti ebrei nella città di Turmus Ayya, in Cisgiordania. Secondo quanto riferito dalla radio militare israeliana, un gruppo di circa 200 ebrei è entrato in città, nel tentativo di incendiarla. Il bilancio è pesante: un palestinese ucciso, dodici persone rimaste ferite da colpi d'arma da fuoco, trenta case e oltre sessanta veicoli distrutti dagli incendi. Le forze di sicurezza israeliane, giunte sul posto, hanno arrestato un cittadino israeliano. Yair Lapid, capo dell'opposizione al governo Netanyahu, ha definito l'attacco dei coloni «un gesto che ha ormai oltrepassato ogni limite. Dare fuoco a veicoli e case di persone innocenti non è umano. Il primo ministro deve assolutamente condannare questi gesti perché quello che sta accadendo è una vera minaccia per la sicurezza nazionale».

Che il clima stia per diventare oltremodo pesante lo dimostra quanto è accaduto nel villaggio di Orif, a sud della città di Nablus, sempre in Cisgiordania. Un gruppo di coloni, con il volto coperto da passamontagna, è entrato nella moschea del villaggio, e dopo aver preso un testo del Corano, ne ha strappato con disprezzo alcune pagine, gettando il libro in mezzo alla strada. L’azione provocatoria è proseguita dando fuoco ad alcune aule della locale scuola. Pronta la reazione del governo egiziano, che attraverso il ministro del Culto Mokhtar Gomaa, ha condannato la profanazione della moschea e soprattutto la distruzione del libro sacro per i musulmani. «L'attacco dei coloni a una delle moschee di Orif (Nablus) e a una copia del sacro Corano è un gesto di terrorismo e estremismo che mina tutte le opportunità di convivenza e minaccia violentemente la libertà delle persone nello scegliere e professare la propria fede».

Il portavoce di Hamas, Abd al-Latif al-Qanua, ha condannato il gesto, avvertendo il governo di Netanyahu che la profanazione del Corano può portare ad una pericolosa escalation della guerra religiosa intrapresa da esponenti del suo governo contro il nostro popolo. Anche il ministero degli Esteri turco ha condannato l'incidente, affermando: «Condanniamo il vile attacco al nostro libro sacro, il Corano, da parte di un gruppo di coloni ebrei che è entrato in una moschea nel villaggio di Orif, situato nei territori palestinesi sotto occupazione israeliana. Ci aspettiamo che gli autori di questo inaccettabile crimine vengano arrestati e portati davanti ai giudici».

Gli Stati Uniti sono molto preoccupati per quello che sta accadendo in Israele. Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, parlando con il ministro per la sicurezza nazionale del governo israeliano, Tzachi Hanegbi, si è dichiarato, tra l'altro, profondamente impensierito per i recenti attacchi dei coloni estremisti contro civili palestinesi e la distruzione delle loro proprietà in Cisgiordania. Inoltre, ha invitato Israele a ripristinare la calma e a ridurre le tensioni, invitando tutte le parti ad astenersi da azioni unilaterali, comprese le attività di insediamento, che infiammano ulteriormente le tensioni. Dal canto suo, il portavoce delle Forze di difesa israeliane (IDF) ha riconosciuto di aver "fallito" nell'impedire l’attacco, da parte di coloni, al villaggio palestinese di Orif.