Cedu e Ong, a quando la riforma?
Lo scandalo provocato dai fatti raccontati nel report di ECLJ (report sulla influenza delle “ONG ed i giudici della CEDU".) era necessario, ma c’è ancora molto da vigilare, troppo spesso i paladini dei diritti umani e dello stato di diritto hanno solo preteso ‘sentenze storte’ per i loro interessi.
Un anno fa, il 20 febbraio 2020, su La Bussola avevamo raccontato dei conflitti di interesse di molti giudici della Corte Europea dei Diritti Umani, ‘indipendenti’ ma allo stesso tempo legati a ‘doppio filo’ con le organizzazioni di George Soros. Il Centro europeo per il diritto e la giustizia (ECLJ) di Strasburgo aveva allora pubblicato un report sulla influenza delle “ONG ed i giudici della CEDU".
Ora il Comitato dei Ministri e la stessa Corte, confermando la gravità della situazione, si impegnano per una riforma delle istituzioni. Nel rapporto del 2020 si dimostrava come almeno 22 dei 100 giudici che sedevano alla Corte Europea dal 2009 al 2019 fossero stati strettissimi collaboratori e/o membri autorevoli membri di Ong, fondazioni, organizzazioni legate al ‘filantropo Soros’ e di come questi giudici, in 88 occasioni, avessero preso parte in giudizi dove erano interessate le medesime Ong.
Le razioni al report erano state fortissime ma nessuno ha mai messo in dubbio l’accuratezza della ricerca: i fatti parlavano da soli. Nel maggio 2020, più di cento giuristi nazionali, professionisti del diritto, accademici e giudici, compresi i membri di corti supreme e costituzionali nazionali, avevano pubblicato su ‘Valeurs Actuelles’ un appello comune che esprimeva preoccupazione per i conflitti di interessi alla CEDU e chiedeva alla Corte di intraprendere azioni appropriate per correggere questa situazione.
D’altra parte, Open democracy, sito web della galassia della Fondazione Open society di George Soros, ha organizzato una campagna stampa contro il centro studi ECLJ in risposta alla pubblicazione del rapporto, attraverso una cinquantina di giornali nel mondo, tra cui ‘Time Magazine’ ed ‘EuroNews’. Tra i governi nazionali, ne siedono 47 al Consiglio dei Ministri del Consiglio di Europa, da cui dipende la Corte Europea, vale la pena ricordare le dure reazioni del Ministro degli Esteri russo Lavarov e del Ministro della Giustizia bulgaro Danail Kirilov.
Il 20 novembre 2020, il sig. Robert Spano, presidente della CEDU, è stato interrogato sui conflitti di interessi nella Corte, durante diattito alla Assemblea parlamentare del Consiglio di Europa (PACE), negando la gravità della situazione: “…Non c'è nessuna accusa credibile, a nostro avviso, su un'influenza delle organizzazioni non governative sul lavoro di questa Corte. Il fatto che i giudici di questa Corte possano aver avuto nella loro precedente vita professionale un'esperienza, una formazione nel campo del diritto dei diritti umani attraverso il lavoro in organizzazioni non governative mostra la diversità di background che è necessaria per una corte internazionale…non accetto le accuse che sono state fatte in questo rapporto".
Un chiaro tentativo di ‘buttarla in caciara’, infatti nel report di ECLJ non si metteva in discussione in la formazione dei giudici, piuttosto il fatto che coloro che sono stati parte di Ong siano giudici in casi in cui le stesse Ong sono parte nel giudizio. Di fatto, la situazione è rimasta tale anche nel 2020. Quest’anno i primi cambiamenti significativi. Il 20 aprile aprile 2021, l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa eleggeva il nuovo giudice belga alla Corte, tra i tre candidati proposti dal governo belga c'era un avvocato impiegato dalla Open Society di George Soros.
Ebbene, per la prima volta dopo molto tempo, la Open Society non è riuscita a far eleggere il proprio candidato, ed è stato eletto un altro candidato (Frédéric Krenc, con 148 voti contro 81 per il ‘dipendente’ di Open Society). Una sconfitta che arrivava nello stesso momento in cui il Comitato dei Ministri adottavano un primo documento ufficiale dove si ammetteva “la veridicità del rapporto di ECLJ sulle ONG ed i giudici della CEDU e annunciava la sua decisione di rivalutare l'efficacia dell'attuale sistema di selezione ed elezione dei giudici della Corte entro la fine del 2024”.
Queste prime reazioni da parte del Comitato dei Ministri erano state sollecitate anche da diverse interrogazioni presentate nei mesi precedenti e dirette loro dai parlamentari della Assemblea del Consiglio di Europa. Il 26 luglio scorso, il Comitato dei Ministri ha di nuovo risposto pubblicamente a due interrogazioni parlamentari che sottolineavano il carattere disfunzionale della procedura di ricusazione e l'impossibilità di chiedere una revisione delle decisioni della Corte. Questa risposta, come la precedente, ha mostrato la piena attenzione degli ambasciatori a queste questioni, pur chiarendo che spetta solo alla Corte risolvere questi problemi. Anche in questo caso, il Comitato dei Ministri ha fornito una via d'uscita, rivelando che la Corte si era impegnata a rivedere il suo Regolamento "compreso l'articolo 28" che tratta proprio la questione dei conflitti d'interesse.
Infine, la Corte ha pubblicato il 2 settembre una nuova versione della sua "Risoluzione sull'etica giudiziaria" adottata il 21 giugno 2021. Si tratta di un testo interno che specifica le regole del tribunale e gli obblighi etici dei giudici. Nel nuovo testo si rafforzano gli obblighi di integrità, indipendenza e imparzialità dei giudici. Facendo eco al rapporto della ECLJ, “la risoluzione obbliga ora i giudici ad essere indipendenti da qualsiasi istituzione, incluso qualsiasi "organismo" e "qualsiasi entità privata” e “non devono essere coinvolti nel trattamento di un caso in cui hanno un interesse personale" e “da qualsiasi attività, espressione e associazione che possa essere considerata come influente negativamente sulla fiducia del pubblico nella loro imparzialità".
I giudici devono astenersi inoltre "dall'esprimersi, in qualsiasi forma e mezzo, in un modo che possa minare l'autorità e la reputazione della Corte o dare adito a ragionevoli dubbi sulla loro indipendenza o imparzialità". Lo scandalo provocato dai fatti raccontati nel report di ECLJ era necessario, ma c’è ancora molto da vigilare, troppo spesso i paladini dei diritti umani e dello stato di diritto hanno solo preteso ‘sentenze storte’ per i loro interessi.