C'è un giudice in Finlandia, citare la Bibbia non è reato
Il tribunale di Helsinki ha respinto le accuse contro Päivi Räsänen, ex ministro dell'Interno, e Juhana Pohjola, vescovo luterano. Erano entrambi accusati di istigazione all'odio per i contenuti di un tweet in cui la Räsänen citava san Paolo in dissenso al gay pride. E per un opuscolo, edito da Pohjola, "Maschio e Femmina Egli li creò".
Il tribunale distrettuale di Helsinki in Finlandia ha respinto tutte le accuse contro la parlamentare ed ex Ministro degli interni Päivi Räsänen e il Vescovo luterano ed editore Juhana Pohjola. È stata una decisione unanime dei giudici. Räsänen e Pohjola erano accusati formalmente di “incitamento alla discriminazione contro un gruppo etnico”, così era formulata l’irrazionale denuncia delle lobby LGBTI e la stessa accusa delle Procura.
La decisione della corte è arrivata alle 13 del 30 marzo e, tra le altre cose, la sentenza ha deciso che "non spetta al tribunale distrettuale interpretare i concetti né i racconti biblici". Giustizia è fatta, Cesare ha rigettato la tentazione di giudicare le parole di Dio, almeno in Finlandia. Le accuse riguardavano il tweet di Päivi Räsänen che citava la Lettera di Paolo ai Romani (cap. 1), il suo pamphlet sul matrimonio "Maschio e Femmina Egli li creò" (distribuito dalla casa editrice guidata dal vescovo Pohjola) e le sue dichiarazioni ad un programma radiofonico sull'omosessualità e della fede cristiana. Le parole possono aver offeso gli omosessuali ma non hanno incitato all'odio, questo il senso della sentenza della Corte. Secondo la Corte, le dichiarazioni di Räsänen potevano risultare offensive per gli omosessuali, soprattutto laddove era stato ricordato che Dio non ha originariamente creato l'uomo come omosessuale ma come eterosessuale, tuttavia Päivi Räsänen non ha superato i limiti della libertà di espressione o insultato gli omosessuali come gruppo sulla base dell'orientamento sessuale ai sensi del capitolo 11, sezione 10 del codice penale finlandese. Le affermazioni scritte e orali della Räsänen non sono state considerate capaci di suscitare disprezzo, intolleranza o odio verso gli omosessuali, né l’imputata aveva alcuna intenzione di insultarli.
Perciò, i giudici hanno assolto i due imputati e condannato lo Stato finlandese a pagare a Juhana Pohjola e Päivi Räsänen rispettivamente 11.998 e 49.984 euro di spese legali e 496 euro di spese alla Fondazione Lutero di Finlandia (l'organizzazione guidata da Pohjola). La sentenza non è definitiva e può essere impugnata alla Corte d'Appello o alla Corte Suprema dalla Procura. Le indagini della polizia contro Räsänen erano iniziate nel giugno 2019. Come membro attivo della chiesa luterana finlandese, ella si era rivolta alla leadership della sua chiesa su Twitter, mettendo in discussione l’appoggio ufficiale dell'evento LGBT "Pride 2019" e accompagnando il post con un'immagine dei versetti della Bibbia dalla Lettera ai Romani del Nuovo Testamento. In seguito a questo tweet, erano state avviate le indagini contro Räsänen, risalendo a un opuscolo di 15 anni or sono, pubblicato dalla casa editrice del vescovo Pohjola. Negli ultimi due anni, la Räsänen ha partecipato a diversi e lunghi interrogatori della polizia che hanno avuto per oggetto il suo credo cristiano e domande sul significato delle rivelazioni bibliche sulla creazione. Nell'aprile del 2021, il procuratore generale della Finlandia aveva presentato tre accuse penali, anche contro il parere della polizia investigativa, contro la Räsänen ed imputato il vescovo Pohjola come correo.
La Räsänen ha tenuto una conferenza stampa al fianco dei suoi avvocati di ADF international poco dopo la decisione della Corte, nella quale ha dichiarato tutta la sua soddisfazione per la sentenza, ringraziato Dio e tutte le persone che l'hanno sostenuta. "Sono sollevata, felice e grata a Dio e a tutte le persone che mi hanno sostenuto. La sentenza è stata quella che mi aspettavo. Apprezzo molto che la decisione riconosca l'importanza della libertà di espressione e della libertà di religione. Sono lieta che la decisione sembra essere molto approfondita e comprensiva. Attinge molto ai principi della Corte europea dei diritti dell'uomo sulla libertà di espressione e valuta molto attentamente tutte le mie dichiarazioni", ha detto Räsänen.
Il caso di Päivi Räsänen e del Vescovo Juhana Pohjola ha ben travalicato i confini della Finlandia e della stessa Europa e attirato l’attenzione, proteste e preghiere da ogni parte del mondo e da parte di associazioni di ogni denominazione cristiana e non. Tutti hanno capito che, se in Finlandia si poteva mettere in discussione la libertà di espressione e quella religiosa, questo poteva accadere in ogni altro paese occidentale del mondo. La vittoria di libertà dei giorni scorsi è una vittoria per tutti i cristiani ma anche una conferma della validità del diritto alla libertà di espressione di tutti i credenti, soprattutto in materie che oggi sono considerate intollerabili dal ‘politicamente corretto’ culturale, politico e giudiziario in molti paesi europei, nelle Americhe e in Oceania.
Non tutto è bene quel che finisce (per ora) bene. Si può essere in disaccordo con l'insegnamento cristiano e alcuni possono persino trovarlo scioccante. Tuttavia, un procedimento penale contro cristiani fondato sul fatto che essi siano stati coerenti e abbiano condiviso il loro credo, dimostra quanto le leggi europee sull'odio (hate speech) siano un problema serio per la libertà di tutti. Il tentativo di proteggere la democrazia eliminando dalla discussione pubblica le voci che contrastano o disturbano i dogmi LGBTI, ci abbandona al destino di una "democrazia illiberale". Una società veramente democratica non richiede niente di meno che la libertà. Cesare tenga giù le mani da Dio e dalla sua Parola.