C'è anche la politica del silenzio
E' in atto una offensiva politica per la legalizzazione delle coppie omosessuali che vede mobilitarsi politici di sinistra e di destra. Ma i parlamentari e ministri cattolici, salvo rare eccezioni, tacciono, come se la questione non fosse fondamentale.
Nell’editoriale di ieri il direttore parlava della Chiesa del silenzio. Credo che si possa parlare anche della politica del silenzio, almeno da parte cattolica. L’offensiva a favore della legalizzazione delle coppie omosessuali è molto forte, ma, tranne qualche eccezione, non si sente una parola che sia una da parte dei parlamentari cattolici. Ma facciamo un passo indietro.
Si pensava che il governo Letta non avrebbe creato molti problemi sul fronte dei principi non negoziabili. Dopo lo scampato pericolo di un governo Bersani con appoggio grillino e di una presidenza Rodotà, la soluzione trovata da Napolitano aveva ringalluzzito gli animi. Dopo il buio anche la luce di una candela sembra un sole. Un motivo per stare tranquilli era soprattutto il debole equilibrio su cui si reggeva (e si regge) il governo: vuoi che Letta si dia la zappa sui piedi aggiungendo anche il contenzioso sui motivi etici? Già di mine ne deva schivare più di una … Qualcuno era sicuro: Letta congelerà le questioni sensibili.
Poi, però il ministro Idem ha cominciato a parlare di riconoscimento delle convivenze. Poi, però, Berlusconi ha nominato suo consulente per le questioni etiche e di solidarietà la Brambilla, che, diciamolo pure, su questi temi non è che rassicuri molto. Poi però i radicali hanno lanciato la raccolta di firme per l’eutanasia. Poi però Repubblica ha pubblicato quella famosa lettera del ragazzo omosessuale e Sandro Bondi, del Pdl, ha nuovamente espresso le idee della ringalluzzita ala liberale del partito. Poi domenica scorsa nessuno è andato alla grande manifestazione di Parigi di Manif pour Tous contro la legge sul “matrimonio per tutti”, a parte Eugenia Roccella, che ha anche parlato dal palco, e Luca Volonté, che però purtroppo non siede in Parlamento perché sacrificato ai tempi delle elezioni per far posto ai Casini.
Insomma, nonostante Letta, o tacitamente consenziente Letta – non è dato sapere, perché finora il Presidente del Consiglio non si è pronunciato su questi argomenti -, l’offensiva per il riconoscimento delle convivenze (omosessuali) è partita alla grande. Le cose che ti colpiscono alle spalle sono le più dannose. Siccome la sorveglianza sul governo Letta a proposito di questi temi si è allentata, il pericolo aumenta. La prima legge che arriva in Parlamento rischia di essere approvata. Proprio perché non c’è nel programma di governo.
Una autentica mina vagante è costituita dalla “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” elaborato dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali a difesa delle differenze. Il Documento riguarda il triennio 2013-2015 e vuole coordinare e garantire l’applicazione a livello nazionale di norme internazionali contro la discriminazione. L’interpretazione delle norme internazionali e la lettura della situazione italiana, però, sono molto tendenziose e fanno presagire qualche colpo di mano. Questi colpi di mano possono prendere le sembianze di una legge contro l’omofobia.
Davanti a tutto ciò non abbiamo sentito una parola da parte di Marazziti, per esempio, oppure di Gigli, oppure di Lombardo. Nessuna parola da parte dei numerosi parlamentari che avevano firmato, a seguito di Maurizio Lupi, la famosa dichiarazione di “cattolicità” apparsa su Il Giornale. Niente nemmeno dai cattolici al governo, come lo stesso Lupi o Mario Mauro. Hanno detto la loro Gasparri e Sacconi, molto attiva rimane la Roccella, ma nessuno che abbia messo uno stop, un altolà. Insomma, c’è anche una politica cattolica del silenzio. Non mi riferisco tanto ai cattolici nel Pd che, si sa, su questi temi non si esporranno politicamente perché glielo vieta la loro concezione della laicità. Mi riferisco ai parlamentari cattolici di Scelta Civica, del Pdl e di Fratelli d’Italia.
Non so dire se l’Italia sia in grado di copiare la Francia, in caso di leggi contrarie alla famiglia. Molti dicono – ed io con loro – che oggi un Family Day è molto difficile a rifarsi. Però non è detto. La storia non si può prevedere. Nessuno avrebbe previsto la reazione oceanica dei francesi. Alla recente Marcia per la Vita del 12 maggio un certo popolo ha dato un segnale. Ora, sarebbe molto increscioso che i parlamentari cattolici e tutti coloro che fanno ancora riferimento a minimi principi di legge naturale fossero sorpassati dalla gente.
Forse non è inutile far notare che quella del riconoscimento delle convivenze è la fessura per fare entrare una valanga. La letterina del ragazzo omosessuale apparsa su Repubblica era una di queste fessure. Oggi, riconoscimento delle convivenze significa riconoscimento delle coppie omosessuali. E questo va ben al di là della questioni dei diritti soggettivi. E’ l’apertura alla filiazione mediante acquisto di gameti e mediante l’utero in affitto. E’ la fine della procreazione, della famiglia e della filiazione come finora la civiltà le ha sempre conosciute. E’ la fessura per un altro mondo, per la fine del genere umano. La posta vale certamente un supplemento di attenzione politica da parte dei parlamentari cattolici.