Cautela e paura fra i cristiani dopo il trionfo di Modi
Dopo che il primo ministro Narendra Modi ha guidato il suo partito nazionalista indù, il Bjp, alla conquista di una maggioranza ancor più schiacciante, conservando il potere nella 17ma elezione nazionale Indiana, la cautela è la parola d’ordine fra i cristiani e nei gruppi secolari. Sia cristiani che musulmani sono vittime di una violenza selettiva.
Dopo che il primo ministro Narendra Modi ha guidato il suo partito nazionalista indù, il Bjp, alla conquista di una maggioranza ancor più schiacciante, conservando il potere nella 17ma elezione nazionale Indiana, la cautela è la parola d’ordine fra i cristiani e nei gruppi secolari.
Quando si è concluso il conteggio del voto in sette fasi, il 23 maggio, il Bjp di Modi ha consolidato la sua maggioranza, vincendo 303 seggi, con gli alleati che hanno contribuito con 46 seggi in più, sui 542 membri del Parlamento indiano, la Lok Sabha (Camera del popolo). «Preghiamo che tutto vada bene. Siamo incoraggiati da quel che il primo ministro ha assicurato», ha detto al vostro corrispondente il cardinal Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, il 24 maggio. «Qualsiasi cosa sia accaduto durante le elezioni è alle nostre spalle. Ora dobbiamo andare oltre, dobbiamo governare per tutti, per il bene del Paese. Dobbiamo ricordare che la Costituzione è la legge suprema», ha detto un euforico premier Modi ai militanti del Bjp che hanno affollato la sede del partito, il 23 maggio sera, dopo la sua vittoria plebiscitaria.
«Quando il governo ci assicura che rispetterà la Costituzione, abbiamo motivi per provare sollievo», ha ribadito il cardinal Gracias, uno dei consiglieri di Papa Francesco, dopo che la vittoria schiacciante del Bjp ha suscitato timori nella minoranza cristiana e fra i cittadini di mentalità secolare. Tuttavia, John Dayal, un leader cattolico schietto, ha detto che la conferma al potere del regime di Modi, «in linea con lo slittamento in tutto il mondo verso leader di estrema destra», richiede cautela «nella complessa demografia indiana». Mentre quasi l’80% degli 1,3 miliardi di indiani sono indù, il restante 20% comprende musulmani (14%), cristiani (2,3%), sikh (1,7%), oltre a buddisti, giainisti e anche una spolveratina di zoroastriani. Sia il cristianesimo che l’islam sono etichettate come “religioni straniere” dai nazionalisti indù per le loro radici semite, sono vittime di una violenza selettiva per mano di militanti nazionalisti indù la cui diffusione coincide con la geografia del potere del Bjp, che ha allargato la sua presenza al di fuori dell’India centrale e settentrionale, con questi ultimi risultati elettorali.
In almeno 226 collegi, il Bjp ha ottenuto più del 50% dei voti, dimostrando che la sua campagna elettorale, imperniata su un programma nazionalista indù, ha stroncato i partiti secolari dell’opposizione. Gli “arancioni”, cresciuti ovunque fatta eccezione per il Sud pensinsulare e i confini orientali del Paese, come si vede chiaramente in questa mappa, aggiunge paura alla paura delle minoranze religiose e dei gruppi secolari, sottoposti al regime di Modi sin dal 2014. Quando le aspre elezioni si avviavano alla conclusione, il ritratto di Modi che ne ha fatto il Time, dipinto come il “fazioso in capo”, dice molto sulla natura del suo regime.
Nonostante le repliche del Bjp e dei suoi media amici, l’editoriale del 24 maggio di The Hindu (uno dei principali quotidiani laici in lingua inglese) sul prossimo secondo mandato di Modi, condivide inequivocabilmente queste preoccupazioni. Intitolato Per una riscoperta dell’India: sul ritorno al potere di Modi, l’editoriale sollecita Modi di aggiungere un terzo principio, “sabka vishwas” (fiducia in tutti), ai suoi due: “sabka saath, sabka vikas” (con tutti, sviluppo per tutti) per dare un senso al suo motto. «Questi principi devono essere sentiti nella vita di tutti i giorni, nelle fasce emarginate della popolazione, e The Hindu, spera che il secondo mandato di Modi sia più inclusivo rispetto al primo, che è stato caratterizzato da un orgoglio arrogante e da un pregiudizio di odio», si legge nell’editoriale.
Nel frattempo, l’opposizione al programma nazionalista indù del Bjp, diventa più evidente nei tre Stati meridionali di Kerala, Tamil Nadu e Andhra Pradesh, dove il Bjp, contrariamente alla sua espansione nel resto del Paese, non è riuscito a conquistare neanche uno degli 81 seggi in palio. Alphons Kannanthanam, un politico cattolico che era stato incluso nel governo Modi del 2017 come volto cristiano (a seguito di diversi attacchi ai cristiani, iniziati dopo che Modi era arrivato al governo nel 2014) ha ottenuto un ben misero risultato in queste elezioni. Come candidato del Bjp nella circoscrizione di Ernakulam, del Kerala, Kannanthanam ha ottenuto appena un terzo del quasi mezzo milione di voti del candidato cattolico vincitore, Hibi Eden.
«Speriamo che il nuovo governo assicuri lo sviluppo e il benessere di tutte le fasce della popolazione», ha dichiarato il Consiglio dei Vescovi Cattolici, in un comunicato stampa, il 24 maggio, ribadendo le sue preoccupazioni. A.C. Micheal, un ex membro cattolico della Commissione delle Minoranze dello Stato di Delhi, ha dichiarato che «In quanto cittadini rispettosi della legge, siamo obbligati a rispettare il vincitore e sostenere pienamente il governo eletto. Spero che, ora che (il Bjp, ndr) ha conquistato una maggioranza assoluta, non vacilli come negli ultimi cinque anni». «Non credo che vi sarà molta differenza nel loro atteggiamento sulle minoranze… I cristiani continueranno ad essere visti come i “principali convertitori” nonostante i dati che risultano nei censimenti siano stabili sin dai tempi dell’indipendenza», ha detto Michael.