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In tribunale

Causa «Scalfarotto»: non serve il Ddl Zan

Un giudice condanna una persona per diffamazione perchè aveva paragonato l’on. Scalfarotto a Hitler. La vicenda è la prova che non serve una legge ad hoc per punire certi reati, dato che bastano le leggi attuali.

Gender Watch 23_04_2021

Un giudice di Parma ha condannato per diffamazione una persona perché avrebbe paragonato l’on. Scalfarotto a Hitler in un video del 2015. Il giudice afferma che la promozione di un disegno di legge sull’ «omofobia» da parte dell’on. Scalfarotto era intesa da parte del condannato come tentativo di «conculcare la libertà di determinazione sessuale dei bambini e irregimentarli in una dittatura ideologica assimilabile, per pericolosità, a quella nazifascista». Ciò «costituisce un inaccettabile stravolgimento e manipolazione della realtà». L’imputato è stato condannato a pagare 1.000 euro di multa e 2.000 euro di risarcimento, nonostante la pubblica accusa avesse chiesto l’assoluzione perché l’intento diffamatorio non era presente. Nessuna pietà verso l’imputato anche se aveva rimosso il video e anche se aveva inviato una lettera di scuse.

Due riflessioni. La prima: queste sono prove tecniche di applicazione della legge Zan. La seconda: questa vicenda, che vede implicato proprio un sostenitore del Ddl Zan, comprova per l’ennesima volta che non serve nessuna legge ad hoc per tutelare le rivendicazioni del mondo LGBT, dato che sono già sufficienti gli strumenti penali attuali.