Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Venerdì Santo a cura di Ermes Dovico
ATTENTATO ISLAMICO A NIZZA

Cattolici decapitati sull'altare del multiculturalismo: la sharia è legge in Francia

La Francia, l'Europa e il cristianesimo hanno un problema che non si vuole nominare: Islam. Tre cristiani decapitati in cattedrale a Nizza, attacchi a Lione, Avignone e Gedda per quello che è stato l'11 settembre francese: così la sharia è già legge. Eppure la tragedia di ieri era stata ampiamente prevista: il ministro degli Interni aveva appena denunciato 8000 radicalizzati pronti ad attaccare col coltello. In quattro anni, 61 attentati sventati e 34 riusciti negli ultimi due anni. Sono le cifre di una guerra, ma le istituzioni europee reagiscono con contraddizioni, debolezze e la ridicolaggine del “doppio discorso” per non offendere nessuno. 

LIONE, CACCIA ALL'ARMENO di Stefano Magni

JIHAD IN AFRICA di Anna Bono

Attualità 30_10_2020

L'11 settembre di Francia s'è consumato in poche ore. Proprio come a New York. Nella mattina di giovedì 29 ottobre l'islam colpisce a Nizza, Avignone, Gedda e Lione.

A Nizza, nella cattedrale di Notre Dame, nella prima mattinata di ieri due donne e un uomo vengono assassinati da un terrorista islamico. In sottofondo sempre la stessa colonna sonora, Allah Akbar. Tutti e tre erano in preghiera quando il maomettano, nell'ordine, prima ha decapitato un'anziana signora, poi si è scagliato su una trentenne con un numero imprecisato di coltellate - morirà poco dopo, dissanguata, dopo aver provato a strisciare fuori la cattedrale - e infine si è accanito sullo storico sacrestano della cattedrale. Tre nuove vittime immolate sull'altare del multiculturalismo e proprio in una chiesa dove di lì a poco si sarebbe dovuto celebrare un altro sacrificio su un altare ben diverso.

Del terrorista islamico si hanno generiche informazioni e non ancora perfettamente verificate dagli inquirenti. L'unica certezza è che l'uomo a fine settembre era a Lampedusa, dove era stato messo in quarantena dalle autorità italiane prima di essere lasciato libero: l'unico documento in possesso è quella della Croce Rossa italiana, c'è un nome e una data di nascita che nessuno dà per certi. L'Italia si conferma il ponte senza pedaggio del terrorismo islamico.

E mentre nessuno lo ammette, quando tutti piangono lacrime di coccodrillo e la Francia si dimentica persino del nuovo lockdown annunciato da Macron nella serata di mercoledì, ad Avignone, c’è un altro uomo armato di coltello. Sempre al grido Allah Akbar prova ad aggredire due poliziotti in strada. Ma sarà lui stesso a perdere la vita dopo essere stato disarmato. Più o meno negli stessi minuti, ma ad altre latitudini, un uomo accoltella la guardia di sicurezza del consolato francese a Gedda.

Nel primo pomeriggio, a Lione, viene fermato un altro islamico armato di coltello: l’arresto evita un’altra tragedia.

Tre attentati islamici e uno sventato nel giorno in cui, quest’anno, i maomettani celebrano la nascita del profeta Maometto. La Francia, l’Europa sono in guerra. Il terrorismo islamico l’ha iniziata tempo fa. Ma dirlo è sconveniente. Però alle 4 del pomeriggio Macron finalmente ammette, per la prima volta, che la Francia è “sotto attacco”.

Ma chi la sta attaccando? Non si sa, di sicuro non si tratta del nuovo coronavirus.

La chiesa cattolica francese fa suonare le campane a morto in tutte le chiese del Paese alle 15. Il silenzio che segue è commovente. I vescovi uniti scrivono un comunicato in cui chiedono che urgentemente venga fermata la “cancrena”. Questo è solo l'ultimo attentato contro il cristianesimo. In Francia ce n'è uno al giorno, ma pochissimi sono i colpevoli e i sacerdoti lo sanno bene. Qualche giovane sacerdote francese, come il noto padre Pierre-Hervé Grosjean, osa scrivere di barbari islamisti.

Dal Vaticano il Papa si limita ad un tweet e fa sapere al mondo che «assicura la sua vicinanza alla comunità cattolica di Francia». Qualcuno si domanda se quei morti e la cattedrale insanguinata non sia cosa sua. Non sono i suoi figli? La vaghezza però trova come contraltare la fermezza dell’arcivescovo di Rouen, monsignor Lebrun, che nel 2016 ha visto un suo sacerdote, padre Hamel, morire da martire sempre per mano di un terrorista islamico, e tuona: “Non dobbiamo cedere alla paura. Non dobbiamo chiudere le nostre chiese”. A Nizza la cattedrale è blindata per le indagini, ma le campane vengono fatte suonare oltre un'ora.  E in serata arriva l'appello spontaneo dei cattolici: si riuniranno davanti alla statua di San Michele nel 5° arrondissement. "Ci sentiamo soli, ma non siamo soli". 

La stampa e la politica (soprattutto italiana), intanto, parlano di fanatismo, ma per la prima volta si evita l’espressione “disturbato mentale”. Ad aprile 2019 Notre Dame a Parigi finiva ingoiata, misteriosamente, dalle fiamme, ad ottobre 2020 a Notre Dame a Nizza i cattolici finiscono decapitati.

Erdoğan aveva solo pochi giorni fa chiamato a raccolta, e al boicottaggio, il mondo islamico contro la Francia di Macron, che difende la blasfemia e le vignette ironiche su Maometto, ma sbaglia chi crede che questi attentati siano una risposta all’aspirante sultano.

Il problema francese ha radici più profonde e nessuno, oggi, può dire quando finirà la stagione del terrorismo islamista. La progressiva intensificazione delle manifestazioni di terrorismo non sono legate ad un mandante o a una cellula: l’uno ha galvanizzato l’altro nel desiderio atavico di rispondere al jihad chiesto da Allah.

Un mese fa, il ministro dell’Interno annunciava pubblicamente la presenta di 8000 radicalizzati, liberi, pronti ad attaccare in Francia. Gli “attentati al coltello”, che da queste pagine non abbiamo mai smesso di denunciare e che hanno assuefatto i francesi come gli inglesi, erano stati teorizzati dallo stato islamico già 2014, incoraggiando tutti gli adepti che vivevano nelle terre degli infedeli (i cristiani!) ad impugnare coltellacci e a servirsi di automobili come  kamikaze contro i crociati. Sempre Nizza era stata teatro di un attentato, il 14 luglio 2016, quando 86 persone vennero uccise in un attacco con camion lanciato sulla folla.

La Francia, che pure durante la quarantena aveva dimostrato di essere preda della guerriglia islamica nei quartieri a predominio islamico, quest’estate è stata raggiunta dalla Gran Bretagna. Ad oggi gli inglesi detengono la classifica del Paese più colpito dall’epidemia di crimini da coltello. E saranno sempre tutti squilibrati, ma guarda caso sono sempre squilibrati islamici.

In Francia negli ultimi quattro anni sono stati sventati 61 attentati terroristici di matrice islamica. Negli ultimi 24 mesi, più o meno, invece ben 34  sono riusciti. La Francia è a tutti gli effetti una polveriera, complice la politica migratoria incontrollata – tanti dei terroristi sono stati spesso finti richiedenti asilo spacciati per minorenni -, un multiculturalismo osannato e l’incapacità di definire l’islam e le sue caratteristiche.

Entro la fine dell’anno verranno scarcerati oltre 500 islamici messi dentro per terrorismo, altri 700 hanno già fatto i bagagli. Non sono entrati come terroristi, ma è stato già certificato dai responsabili delle carceri che si tratta di ex criminali oggi radicalizzati. E chissà quanti altri sfuggono alla casistica.

In Francia esistono corti islamiche, la sharia è già legge (vedi decapitazioni per aver offeso Allah!), alcuni quartieri sono completamente persi, l’ingresso è interdetto alla polizia. L’ex ministro dell’Interno Collomb (dimissionario in protesta contro Macron e la sua ritrosia ad intervenire davvero) parlava di quartier de reconquete républicaine.

La Francia, ma poi l’Europa tutta, hanno un problema serissimo, ma si preoccupano di sorridere delle vignette, provocare come alle scuole elementari, ma non dare un nome alle cose che non si combattono se non si definiscono.

Il problema francese è l’islam, ma Macron parla ancora di “separatismo” al plurale imputando parte di tante responsabilità anche all’estrema destra, non solo al terrorismo maomettano.

Nel frattempo solo ventiquattro ore prima dell’attentato nella cattedrale cattolica, la procura di Parigi annunciava l'avvio di indagini su 30 episodi di apologia del terrorismo e minacce di morte: in tutti i casi si giustificava e incitava a nuovi casi ‘Samuel Paty’. Per il ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, sono 80 le inchieste aperte in tutta la Francia contro quanti stanno cercando e difendendo l’omicidio del professore. L’attentato era annunciato, sì! Ma non da Erdoğan.

Chi oggi si batte il petto, parla di tolleranza, solidarietà e accoglienza, sta continuando a fare il gioco del terrorismo. Indossa la stessa casacca del kamikaze che sogna il paradiso islamico con 72 vergini. Non c’entra niente l’islamofascismo, parola che riecheggia in queste ore e che non vuol dire tecnicamente niente. Gli attentati non si fermeranno e Allah Akbar continuerà a riecheggiare in Europa e in qualsiasi altro angolo del mondo che possa dirsi “non musulmano”.

Solo i paesi europei, però, potevano pensare di innovare negando la loro gloriosa storia, convinti che la legge e il commercio avrebbero governato il mondo. Il risultato è un fallimento assoluto: i popoli d'Europa sono arrabbiati per il pentimento permanente; le nazioni sono distrutte dal multiculturalismo e tanti stati se ne stanno con le mani legate dall’Ue.

Non restano che le contraddizioni, le debolezze, la ridicolaggine del doppio gioco che è diventato il “doppio discorso” per non offendere nessuno. E nel frattempo i morti si moltiplicano. Mentre l'Italia è sempre più vicina ad essere la prossima della lista.