Cattedrale di Pristina dedicata a s. Teresa di Calcutta
Dal prossimo 5 settembre ci sarà una nuova cattedrale in Europa. Si tratta della cattedrale che a Pristina, capitale del Kosovo, verrà consacrata dal legato pontificio cardinale Ernest Simoni- Troshani, e dedicata a santa Teresa di Calcutta. Costruita in stile neo-romanico, sarà la più grande cattedrale dei Balcani
Dal prossimo 5 settembre ci sarà una nuova cattedrale in Europa. Si tratta della cattedrale che a Pristina, capitale del Kosovo, verrà consacrata dal legato pontificio cardinale Ernest Simoni- Troshani, e dedicata a santa Teresa di Calcutta.
Nata e cresciuta a Skopjie, capitale della Macedonia - dove la sua famiglia, originaria del Kosovo, si era trasferita - Madre Teresa, Gonxhe Bojaxhiu, ora santa Teresa di Calcutta, era albanese kosovara. E fu in Kosovo, durante un pellegrinaggio al santuario diocesano di Letnica, che decise definitivamente di farsi missionaria.
La nazione albanese, l’unica in Europa ad essere in larga maggioranza di tradizione musulmana, è presente in vari Paesi dei Balcani. Insieme all’Albania, il Kosovo è uno dei due paesi in cui gli albanesi sono l’etnia di gran lunga maggioritaria. Seguono nell’ordine la Macedonia, ove sono la minoranza principale, quindi il Montenegro, la Bosnia-Erzegovina ecc. Al di là della rispettiva fede e anche della rispettiva cittadinanza, per tutti gli albanesi Santa Teresa di Calcutta è oggi divenuta (se così si può dire di una santa) un po’ l’eroina nazionale. A lei è tra l’altro intitolato l’aeroporto internazionale di Tirana, unico scalo aereo d’Europa, e forse del mondo, a portare il nome di una santa.
Ora le viene dedicata quella che sarà la più grande cattedrale dei Balcani, e il rito verrà presieduto a nome di papa Francesco da un altro straordinario testimone della fede, appunto il cardinale albanese Ernest Simoni-Toshani, nato a Tirana 89 anni fa, detenuto per 27 anni, dal 1963 al 1990, nei campi di lavoro forzato e nelle carceri del regime comunista di Enver Hoxha. Voluta dallo storico presidente del Kosovo, Ibrahim Rugova, egli stesso di tradizione musulmana, la cattedrale sorge su un’area del centro di Pristina donata dal comune della città.
Si è voluto che l’edificio, disegnato dall’architetto romano Livio Sterlicchio, fosse in stile neo-romanico. L’islamizzazione del Kosovo, ove oggi i cattolici sono soltanto 60 mila su circa 2 milioni di abitanti del Paese, iniziò nel 1389 con la vittoria ottomana nella battaglia di Kosovo Polje. Scegliendo di edificare la cattedrale in stile romanico, quello in cui erano per lo più costruite le chiese del Kosovo di allora, si intende dire che la Chiesa riprende nel Kosovo il suo cammino a partire da dove si era interrotto. Lunga 77,40 metri dall'abside al portico, larga 42,30 metri al transetto, alta 32,50 metri al timpano della navata centrale, la cattedrale (che una volta completata avrà due campanili alti 63 metri con base quadrata di 7,20 metri per lato) è stata realizzata con specifica attenzione alle teorie e agli intenti dei maestri costruttori dell’epoca romanica.
Quale misura di base è stato utilizzato il doppio cubito, 90 cm circa (il cubito misurava 45 cm circa), e sono state elaborate forme e dimensioni sulla base di armonie numeriche e simbolismi propri dell'età romanica. La storia della fede nel Kosovo è il tema delle grandi vetrate policrome che danno luce e colori alle navate laterali. Il soffitto è a cassettoni bicromi azzurro ed oro. Il suo disegno ricorda quello che caratterizza la cupola della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane in Roma.
Il prossimo 5 settembre, giorno della consacrazione della cattedrale, che nella circostanza diventerà così anche il primo santuario in Europa di Santa Teresa di Calcutta, ricorre il ventesimo anniversario della sua morte e il primo della sua canonizzazione. Un sostrato cristiano sommerso ma non annichilito serpeggia evidentemente sotto l’islam albanese, che sin qui resta non a caso immune dall’estremismo islamista. Lo stesso Ibrahim Rugova di ciò fu un tipico testimone.
Richiamandosi alla sua grande storia interrottasi con la vittoria ottomana di Kosovo Polje, la piccola Chiesa albanese - guidata con fede e tenacia dal vescovo mons. Dodë Gjergji con la stretta collaborazione del suo vicario generale e quasi omonimo dom Lush Gjergji - confida insomma di far riemergere la memoria più antica della nazione, quella che da allora ad oggi ebbe il suo ultimo risveglio nel secolo XV con l’epopea di Skanderbeg, il principe albanese che riuscì finché visse a tenere in scacco i turchi ottomani.
Vuol farla rivivere beninteso non con la forza delle armi ma con quella dell’amore. Come si legge infatti in un suo comunicato diffuso per l’occasione, l’istituzione di un santuario di Santa Teresa di Calcutta “nella capitale del Kosovo, Pristina, ha due obiettivi principali: (…) incarnare nelle nostre menti e cuori la sua vita ed il suo messaggio, come anche la sua intercessione per la nostra Chiesa ed il nostro popolo. Così in questa “scuola” dell’amore, noi cercheremo di imparare ed attuare la cultura della vita e la civiltà dell’amore, virtù queste che Madre Teresa prese tra di noi, poi testimoniò e portò nel mondo intero”.