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Cattedrale di Anagni, una "cappella Sistina" medievale

"Riconosci innanzitutto l'Artefice Creatore di ogni cosa" recita l'antica epigrafe che, in origine, era posta sulla facciata della cattedrale di S. Maria, ad Anagni. È nota per la sua cripta affrescata, una "cappella Sistina" del Medio Evo.

Cultura 08_03_2014
Cattedrale di Anagni

“Chiunque tu sia che volgi i tuoi passi verso questo venerabile tempio, riconosci innanzitutto l’Artefice Creatore di ogni cosa.” L’antica epigrafe, in origine posta sulla facciata, ricorda anche a noi, oggi, l’invito che Pietro, fondatore della basilica di Anagni, rivolgeva a coloro che vi si fossero avvicinati. Siamo nella città, per antonomasia, dei papi, non solo per avere dato i natali a diversi pontefici ma per essere stata a lungo, soprattutto tra il XII e il XIII secolo, residenza papale. La sua cattedrale fu cornice di eventi storici, quali la firma del trattato tra i legati di Federico Barbarossa e Alessandro III dopo la sconfitta di Legnano, le canonizzazioni di S. Edoardo d’Inghilterra, S. Bernardo da Chiaravalle, S. Chiara d’Assisi, e le altrettante scomuniche comminate allo stesso Barbarossa, a Federico II e al figlio Manfredi.

Forza e semplicità esprimono l’austera facciata, in pietra arenaria, e il poderoso campanile, in stile romanico emiliano-lombardo, progressivamente aperto in monofore, bifore e trifore.

Lo sviluppo in chiave gotica dello spazio interno si deve all’intervento del vescovo Pandolfo che, intorno al 1250, fece sostituire le capriate lignee della navata centrale con archi a sesto acuto, inserendo, nel transetto, volte ogivali. Al maestro marmoraro Pietro Vassalletto sono da attribuire le opere del presbiterio: la cattedra episcopale, il ciborio e la colonna tortile mosaicata del candelabro pasquale. Alla prima metà del XIII secolo risale anche il pavimento cosmatesco, pressoché integro nonostante i numerosi successivi rifacimenti. Senz’altro originale è il tappeto musivo della sottostante cripta, eretta contestualmente alla cattedrale (1072-1104) per accogliere le reliquie di S. Magno, patrono della città, delle SS. Secondina, Aurelia, Neomisia e altri santi martiri.

Se rare sono le testimonianze di pittura duecentesca sopravvissute in chiesa, tra le quali la lunetta interna sopra il portale centrale con una Madonna e Bambino tra SS. Magno e Secondina, l’ipogeo è interamente ricoperto di affreschi conservati in ottimo stato, che gli valsero il titolo di cappella Sistina medievale. Il ciclo, che interessa una superficie di circa 540 mq, è riferito a tre botteghe e a tre anonimi maestri, latori, ciascuno, di un proprio stile. La salvezza dell’uomo è il tema principale cui si ricollegano le storie dell’Arca dell’Alleanza, dell’Apocalisse e un ciclo sulla creazione del Cosmo, la cui scientificità è avvalorata dalle figure dei medici Ippocrate e Galeno. Sulle pareti sono rappresentati i miracoli del titolare del Duomo.

Accanto alla cripta un antico mitreo venne trasformato in oratorio cristiano e intitolato a San Thomas Becket, la cui vita, fino al martirio,  venne qui affrescata probabilmente in seguito alla sua canonizzazione avvenuta nella vicina città di Segni nel febbraio 1173.