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Castità e temperanza - Il testo del video

La sessualità deve essere integrata nell'essere persona, perciò la castità è una caratteristica propria dell'uomo. Essa «è strettamente dipendente dalla virtù cardinale della temperanza» e richiede il dominio di sé. I mezzi per il dominio di sé: continenza, ascesi e preghiera.

Catechismo 29_01_2023

Proseguiamo il nostro commento e la nostra riflessione sul Sesto Comandamento che abbiamo iniziato la scorsa lezione. Abbiamo visto l'importanza della differenza sessuale, ovvero Dio che crea maschio e femmina. Abbiamo visto il rapporto di complementarietà tra le due differenziazioni, tra l'essere maschio e l'essere femmina, in rapporto alla relazione trinitaria tra il Padre e il Figlio; poi abbiamo visto analogamente la generazione del figlio all'interno del matrimonio come analogo della processione dello Spirito Santo. Abbiamo infine concluso con un accenno alla castità come dimensione propria dell'uomo. Ripartiamo da qui.

LA CASTITÀ non è la virtù di qualcuno o l'opzione di qualcuno, ma è una caratteristica propria dell'uomo in quanto persona. Questo perché la sessualità deve essere integrata nell’essere persona: una dimensione puramente istintiva nel vivere la sessualità e/o di tipo egoistico fa in modo che la sessualità non sia integrata nell'essere personale, ma diventi una caratteristica che ci accomuna agli altri animali. L'uomo però non è semplicemente un animale tra gli altri, è un essere personale e un essere spirituale; ha una volontà, un libero arbitrio, un intelletto.

Il Catechismo introduce la castità al numero 2337, e procede poi con i nn. 2338-2345, sezione dedicata all’integrità della persona.

Cosa significa integrità della persona? Cosa significa che una persona casta è una persona integra? Non è evidentemente solo un’integrità biologica, in quanto abbiamo detto che la castità deve essere vissuta da ogni uomo, anche da chi si sposa e dunque vive legittimamente la donazione reciproca, mediante la sfera della sessualità.

Quando cerco di spiegare questo ai giovani - dove passare da un fidanzato/a all'altro/a, anche coinvolgendo la sessualità, è quasi la “normalità” - cerco di far capire l'integrità in questo modo: l'integrità indica un potenziale, che il Catechismo, al n. 2238, chiama "l'integrità delle forze di vita e di amore che sono nella persona", un potenziale che non è illimitato e che deve essere diretto, orientato, guidato. Se io lo disperdo in continuazione, mediante continue relazioni affettive, magari anche di natura sessuale, è chiaro che questo potenziale si disperde; e questo comporta che la persona stessa si impoverisce e non riesce ad investire queste forze nella direzione giusta. La direzione giusta del “potenziale” non è solo quella di una relazione affettiva stabile - questa è una dimensione della persona -, ma riguarda anche tutto quello che concerne la vita della persona: la sua maturazione intellettiva, delle abilità manuali, artistiche, etc...

Queste relazioni parziali e continue piano piano indeboliscono questo potenziale dell’uomo; e infatti spesso questo si traduce in una sorta di apatia generale: non vi è interesse per nulla, non si investono i propri talenti in attività di ogni sorta.

Questa capacità di integrità nella sfera della sessualità significa la capacità di custodire il proprio potenziale di vita e di amore per poterlo investire in un progetto, che può essere quello della vita casta mediante i voti, ovvero la verginità consacrata e il celibato sacerdotale, oppure orientarla ed investirla in una relazione stabile e feconda, quindi nella vita matrimoniale. Chi più sa custodire, meglio intraprende queste strade.

L’altro passaggio è dall’integrità al dominio di sé. Vediamo il n. 2339: 

“La castità richiede l'acquisizione del dominio di sé, che è pedagogia per la libertà umana. L'alternativa è evidente: o l'uomo comanda alle sue passioni e consegue la pace, oppure si lascia asservire da esse e diventa infelice”.

Cos’è questo dominio di sé? Significa che non permetto alle mie passioni di sopraffarmi, ma le domino, senza reprimerle; quindi le contengo, le oriento, le metto in gioco a servizio non solo della mia persona, ma anche del bene comune e di quel proprio alla mia vocazione di persona, che è l’amore esclusivo a Dio.

Questo cammino del dominio di sé all'inizio implica molto sforzo e dà la sensazione di essere un cammino tribolato; invece il Catechismo ci dice che l'uomo che comanda le sue passioni consegue la pace. La pace - si può dire - è il frutto di una guerra. Parliamo sempre nell'ambito delle passioni dell'uomo. Al contrario, chi comincia evitando la guerra, quindi chi comincia volendo subito la pace e segue queste passioni evitando il conflitto, in realtà si trova diviso e dominato, senza essere più in grado di orientare il proprio potenziale nella direzione del buono, del giusto, del vero, del bello.

Altro passaggio. Il dominio di sé richiede la scelta dei mezzi adeguati. Non c'è custodia del nostro potenziale di integrità se non c'è il dominio di sé, e non c'è il dominio di sé se non si prendono i mezzi adeguati per conseguirlo.

Il discorso della VIRTÙ DI CASTITÀ è un discorso specifico nell'ambito della sfera della sessualità umana, ma che appartiene ad una dimensione più ampia, che è quella della virtù di temperanza.

Come spiega il n. 2341, “la virtù della castità è strettamente dipendente dalla virtù cardinale della temperanza, che mira a far condurre dalla ragione le passioni e gli appetiti della sensibilità umana”.

L'uomo deve far condurre le passioni e gli appetiti della sensibilità umana dalla ragione. In termini classici, si dice che la temperanza tempera appunto, quindi dà ordine e giusta misura alla dimensione del concupiscibile.

La salute o la malattia dell'anima, ma anche del corpo, sono legate al dominio della sfera concupiscibile; questo per analogia lo si può vedere anche nella nostra corporeità. Se io, per esempio, mi faccio attrarre da una torta di pere e cioccolato e me ne mangio metà, è assai probabile che arrivi ad una malattia temporanea o cronica, a seconda che l'eccesso sia temporaneo o cronico. L'anima non segue una legge così diversa. Se il concupiscibile diviene il dominatore, questa inversione provoca una malattia dell'anima. 

Sia la castità che la temperanza fanno riferimento ad un ordine e ad un disordine, in altre parole si tratta di vivere "secondo natura". Questa espressione è assai equivocata, ma che non possiamo rinunciarvi; va ripulita da “incrostazioni”, ma ne va tenuta l'essenza, perché è assolutamente importante.

Josef Pieper, un filosofo tedesco che ha riletto l'impostazione morale e teologica di san Tommaso d'Aquino, diceva che l'uomo temperante è l'uomo che sa auto-conservarsi, mentre l'uomo intemperante è l'uomo che si autodistrugge. Il primo infatti vive secondo la propria natura di essere “uomo razionale”, chiamato ad amare Dio in modo incondizionato e l’uomo come se stesso. L'uomo intemperante invece, sovvertendo questo ordine e non vivendo secondo la sua natura, si autodistrugge gradualmente.

“Secondo natura” significa: secondo la natura propria dell'uomo, ovvero secondo la realtà propriamente umana. Vivere secondo natura, questo vivere con il dominio della dimensione razionale (da non intendere in senso razionalistico) non comporta la demonizzazione della sfera sessuale, errore nel quale sono caduti i manichei, i catari, gli gnostici di ogni tempo; non è nemmeno la tolleranza della sessualità come male minore; ma significa riscattare la sessualità per integrarla nella dimensione della persona, renderla quella che è chiamata ad essere, nonostante subisca anch'essa la ferita del peccato originale.

Se vivere secondo natura significa questo, la vita integralmente casta, nel senso della vita pienamente continente, quindi la vita verginale e consacrata, non è contro natura, ma è precisamente secondo la natura perché questa sfera viene sublimata nel dono a Dio.

Andiamo più in profondità. Questo ordine “secondo natura” deve essere inteso in tutta la forza del suo significato, guardando alla realtà umana nella sua totalità. Non significa perciò solamente sottomettere la sfera sessuale, ed il concupiscibile in generale, alla dimensione razionale dell'uomo. Vivere secondo natura dice che l'uomo è strutturalmente fatto per amare Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. La sfera della sessualità deve essere sempre orientata in questa dimensione che sia nella verginità consacrata, nel celibato o nel matrimonio, perché questa è la vocazione dell'uomo; al di fuori di questo siamo “contro natura” e questo comporta l'autodistruzione dell'uomo.

La temperanza corregge quell'inclinazione che noi riteniamo naturale, ma che è in realtà innaturale, perché l'uomo non è stato creato per amare e ricercare sé stesso più di Dio e a discapito del prossimo. Quando il godimento sensibile, che di per sé non è un male, viene ricercato per il godimento in sé, allora l'uomo non vive più secondo natura. Questo godimento all'inizio alletta, poi gradualmente appesantisce l'uomo sino ad accecarlo. Esso rende ciechi ed insensibili a Dio e al prossimo; non si vede più il prossimo come persona, ma come colui che mi procura piacere e godimento. Non vediamo più il reale per come è, e perciò non vediamo più la persona come persona, Dio come Dio, ma tutto viene piegato al nostro compiacimento sensibile; il quale, di nuovo, in sé stesso non è un male, in quanto Dio ha posto il piacere come l'olio negli ingranaggi di una macchina, per rendere fluide e godibili alcune azione, come per esempio può il cibarsi, se il cibo fosse sempre sgradevole cosa succederebbe? Così anche nella sessualità: il problema non è il piacere, ma è l'ordine ed il disordine.

Capiamo così cos’è la lussuria. Essa è una passione che ci acceca e non ci fa più avere gli occhi per l'altro, ma ci chiude nell'egoismo del cercare solo se stessi. Il godimento, per non essere contro natura, dev’essere disinteressato, cioè deve essere integrato nella dimensione propria della persona in tutta la sua estensione.

Per arrivare a questo ordine secondo natura, nel modo che abbiamo detto, dobbiamo tornare ai mezzi: quali sono i mezzi che attuano il dominio di sé per potersi donare a Dio e al nostro prossimo?

- Anzitutto LA CONTINENZA, ovvero il fatto di contenersi dall'atto proprio della sessualità. La continenza non è in sé la virtù, ma è l'atto proprio e indispensabile del contenersi dall’atto sessuale, che deve essere declinata diversamente negli stati di vita: la continenza periodica per gli sposi, proprio perché l'atto sessuale non sia deviato, falsato; mentre al celibato per il regno dei cieli e la verginità per il regno dei cieli la continenza assoluta.

- L'ASCESI più in generale. Se la castità fa parte della temperanza, tutta la sfera della temperanza è fondamentale per vivere questo dominio di sé. Dunque, l'ascesi nel cibo, nei piaceri, nelle comodità, etc. Non per un disprezzo o per una distruzione o un compiacimento di sé, ma diventa fondamentale vivere delle privazioni per non permettere al concupiscibile di tirare le redini della nostra persona.

- LA PREGHIERA E LA DEDIZIONE ALLA CONOSCENZA DI DIO e delle cose sacre, delle realtà più elevate, perché questo elevarsi della persona nella sua dimensione “verticale” ci dona la forza di dominare la sfera concupiscibile.