RIFLESSIONI
Caso Marrazzo, ovvero il volersi sentire amato
Sull'intervista dell'ex presidente della Regione Lazio a Repubblica, si è molto discusso e poco ascoltato. Ma in quelle parole c'è un dramma vero.
Attualità
05_09_2011
Alcune settimane fa ha fatto molto clamore l'intervista che Piero Marrazzo, ex presidente della regione Lazio, ha rilasciato a Concita De Gregorio per il quotidiano Repubblica. Intervista che ha suscitato una certa indignazione tra femministe ed esponenti del movimento GLBTQ, che si sono soffermati su queste poche parole: “I transessuali sono donne all'ennesima potenza, esercitano una capacità di accudimento straordinaria. Mi sono avvicinato per questo a loro”. “Marrazzo offende le donne! Come può affermare che le donne non hanno capacità di accudimento?” hanno tuonato alcune femministe che hanno impegnato gran parte della loro vita a tentare di convincere l'opinione pubblica che la visione delle donne come “accudenti” era "squalificante e sessista”.
Che noia, questa cultura del piagnisteo di chi, anche di fronte ad un uomo che parla di sé (c'è qualcosa di più interessante e degno di rispetto?), riesce solo a lamentarsi di quanto si sente ferito ed offeso.
Cerchiamo quindi di ascoltare, di capire e di riflettere su quello che dice Marrazzo nell'intervista, soprattutto quando cerca di spiegare perché frequentava prostitute: “So che non è bello da sentire e non è facile da dirsi, ma una prostituta è molto rassicurante. È una presenza accogliente che non giudica. [...] Mi sono avvicinato per questo a loro. È, tra i rapporti mercenari, la relazione più riposante. Mi scuso per quel che sto dicendo, ne avverto gli aspetti moralmente condannabili, ma è così. Un riposo. Avevo bisogno di suonare a quella porta, ogni tanto, e che quella porta si aprisse. [...] Sono andato per suonare alla porta. Il desiderio è questo: suoni alla porta, e si apre. Poi riposi".
Trovo queste parole, per me straordinariamente profonde, le più importanti dell'intervista. Marrazzo spiega il perché del ricorso alla prostituzione: sentirsi accolto per quello che si è, amato incondizionatamente, senza il timore di sentirsi giudicato, magari rifiutato. È questo il desiderio più profondo del nostro cuore, quello che accomuna tutti gli uomini di ogni tempo: sentirsi amati incondizionatamente, così come si è. È un desiderio fortissimo e straziante, esclusivamente umano. Non è forse questo il segreto della gioia cristiana? Scoprire che l'unico che può amarci in questo modo, Dio, ci ama e ci ha sempre amati così?
Dunque il sesso non c'entra. È un desiderio d'amore, non di sesso, che spinge gli uomini a frequentare le prostitute. E Marrazzo ce lo spiega: “Non importa, non c'è scambio su quel piano. È il loro comportamento, non la loro fisicità, quello che le rende desiderabili”. Il sesso è solo un mezzo attraverso il quale le persone possono sentirsi amate, non il fine. La prostituzione è una scorciatoia che da l'illusione di essere amati. Il paradosso è che ogni essere umano è degno di essere amato, e gratuitamente. Ma a volte non lo sa, o non ci crede. Quando vediamo aumentare il numero delle prostitute sulle nostre strade, dunque, anziché indignarci per l'immoralità dilagante potremmo pensare a quanti uomini non conoscono il segreto della gioia, non si sentono degni di essere amati, sono disposti a pagare, a rischiare vergogna e malattie, pur di avere l'illusione di esserlo, pur di sentirsi voluti, anche solo per qualche minuto.
Ma torniamo a Marrazzo. Perchè un uomo di successo, ricco, famoso, sano, ha avuto bisogno di pagare per sentirsi amato, accettato, adeguato? Perché non si è rivolto agli amici, alla famiglia? Perché si è accontentato di un “amore” falso, a pagamento, pur di appagare il suo desiderio? Forse non si sente degno di un amore gratuito, disinteressato? E perché questo desiderio è così forte?
Marrazzo non lo dice, forse non vuole, o non lo sa. Ed è nostro dovere rispettare la sua intimità. Ma l'intervista, forse, ci fornisce qualche indizio.
Concita De Gregorio ci informa che, durante l'intervista, Piero Marrazzo ha ripetuto ventiquattro volte “perché io sono il figlio di Joe Marrazzo”. L'intervistato ha parlato “Del padre, del padre e poi ancora del padre, per ore”. Evidentemente questa cosa l'ha colpita molto.
E ha colpito molto anche me.