Caso Maggioni-Assad, emblema di una Rai nel caos
Il caso dell'intervista ad Assad, realizzata da Monica Maggioni, e respinta dai direttori delle diverse testate giornalistiche Rai, è l’ennesima riprova del caos che regna in viale Mazzini, con gli inevitabili e sempre presenti condizionamenti politici sulle scelte di programmazione e sulle valutazioni editoriali.
Non c’è pace per la tv pubblica. Dopo le polemiche divampate sulla nuova lottizzazione giallo-rossa, ora scoppia la bufera per lo spostamento della messa in onda dell’intervista di Monica Maggioni, amministratore delegato di Rai Com, al presidente siriano Bashar al Assad.
La giornalista, che è stata inviata del Tg1, oltre che direttore di Rainews24 e presidente Rai, aveva già registrato in Siria, nel 2013, un colloquio con Assad - accusato di aver commesso crimini contro l’umanità nel corso della guerra civile in corso dal 2011 - e ha avuto nuovamente la possibilità di intervistarlo lo scorso 26 novembre. L’ha fatto, pare, in qualità di ad di Rai Com, la società della Rai che si occupa della vendita di produzioni all’estero.
Il governo di Damasco ha fatto sapere che la messa in onda era inizialmente programmata il 2 dicembre, ma che RaiNews24 ha chiesto di “posticipare la messa in onda senza ulteriori spiegazioni". Sabato sera il governo siriano aveva dichiarato che se non fosse stata programmata dalla tv italiana entro lunedì, sarebbe stata messa in onda in Siria senza la contemporaneità prevista dagli accordi.
Il giornalista siriano Naman Tarcha ha scritto su Twitter: «Dalla Presidenza della Repubblica siriana annunciano che l'intervista al presidente siriano Assad rilasciata per la Rai sarà trasmessa per intero, su tutti gli account dei social media, domani alle 21.00 ora di Damasco». L’amministratore delegato di Rai Fabrizio Salini ha spiegato che l’intervista «non è stata effettuata su commissione di alcuna testata Rai. Pertanto non poteva venire concordata a priori una data di messa in onda».
Il colloquio di Maggioni con Assad sarebbe stato proposto ad alcune testate della Rai, che tuttavia non lo avrebbero trasmesso rivendicando la professionalità dei propri giornalisti.
L’ufficio stampa della presidenza siriana parla di altri due rinvii e dichiara: «Questo è un ulteriore esempio dei tentativi occidentali di nascondere la verità sulla situazione in Siria e sulle sue conseguenze sull’Europa e nell’arena internazionale». Emerge dalle ricostruzioni che il presidente della Rai, Marcello Foa, non era a conoscenza né del viaggio della Maggioni né delle scelte di Salini e, essendo responsabile delle relazioni internazionali, chiederà spiegazioni.
Per Forza Italia, Giorgio Mulè ha dichiarato che l’episodio è lo «specchio di un'azienda allo sbando». Daniela Santanchè, di FdI, ha parlato di “censura”. Alessandro Morelli della Lega ha aggiunto che si tratta di «dilettanti allo sbaraglio che rischiano di far saltare difficili equilibri».
Sembra che i sindacati avrebbero protestato per un’intervista realizzata da una manager invece che da una giornalista, mentre altri avrebbero sottolineato lo scarso contenuto e la mancanza di elementi nuovi all’interno dell’intervista.
Ma visto che la querelle è esplosa su un fatto più che altro formale, viene da chiedersi se i contenuti di questa intervista fossero sconvenienti o inopportuni.
Accuse a Obama, alla Francia e all'Europa in genere per la guerra in Siria, negazione dell'uso di gas nei bombardamenti nel Paese e annuncio di ingenti disponibilità finanziarie da parte di numerosi siriani in giro per il mondo disposti a investire nella ricostruzione. Sarebbero questi, a quanto apprende l'Adnkronos, i passaggi salienti dell'intervista al presidente siriano Bashar al-Assad realizzata da Monica Maggioni.
E, probabilmente riferendosi alle misure restrittive dell'Ue nei confronti del regime siriano, avrebbe aggiunto che se si risolvesse il problema dei blocchi burocratici, la Siria potrebbe aprire le frontiere. Parole che suonerebbero come un messaggio, visto che la messa in onda dell'intervista sarebbe stata concordata con la presidenza siriana per il 2 dicembre, alla vigilia dell'apertura della conferenza 'Rome Med 2019 - Mediterranean Dialogues', in programma il 6 e 7 dicembre scorsi. Uno dei passaggi più critici dell'intervista sarebbe quello relativo all'uso dei gas in guerra.
Assad, infatti, avrebbe affermato che «dai prelievi fatti di clorino c'era meno quantità di questo gas nei siti bombardati di quanto se ne tenga normalmente in casa per fare le pulizie». Poi, i soliti attacchi alla Francia, all'Europa e a Obama, responsabili a suo dire «di avere esportato il terrorismo e di essere la causa della guerra in Siria».
La Rai ha fatto sapere di aver deciso di trasmettere l’intervista online, su Raiplay, dopo che i media siriani l’hanno mandata in onda alle ore 21 locali (ore 20 italiane). La scelta di RaiPlay in questo modo rispetta la libertà dei direttori di non trasmetterla.
La vicenda è ormai diventata un caso internazionale e avrebbe richiesto trasparenza da parte del servizio pubblico. Il caso Maggioni fornisce l’ennesima riprova del caos che regna in viale Mazzini, con gli inevitabili e sempre presenti condizionamenti politici sulle scelte di programmazione e sulle valutazioni editoriali.