Caso Gregoretti, Salvini dovrà andare a processo
Palazzo Madama ha detto “sì” alla richiesta di autorizzazione a procedere per sequestro di persona nei confronti dell’ex ministro dell’Interno. Rissa in aula tra alcuni senatori leghisti e pentastellati. Il fascicolo tornerà alla Procura di Catania, che aveva chiesto l’archiviazione. Salvini si dice «tranquillo», ma non sarà facile parare tutti i colpi dei suoi avversari politici.
Il caso Gregoretti sarà più rilevante sul piano giudiziario o sul piano politico? Diventa questo l’interrogativo decisivo all’indomani della votazione con la quale il Senato ha accolto la richiesta di autorizzazione a procedere per sequestro di persona nei confronti dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, presentata dal Tribunale dei ministri di Catania per il caso della nave Gregoretti. Lo scorso luglio, la nave era stata bloccata davanti alle coste della Sicilia e, quattro giorni più tardi, nel porto di Augusta, i 130 migranti soccorsi erano stati fatti sbarcare.
Ieri è andato in scena a Palazzo Madama uno scontro tra chi ritiene il gesto di Salvini coraggioso e, soprattutto, collegiale, cioè concordato con il premier Conte e con il resto del governo giallo-verde dell’epoca, e chi invece reputa la decisione dell’allora titolare del Viminale una violazione di legge, una forzatura a scopi puramente dimostrativi, decisa in solitudine e senza consultare Palazzo Chigi e il resto dell’esecutivo.
Va ricordato che ora il fascicolo tornerà alla Procura di Catania, che per Salvini aveva chiesto l'archiviazione. Il procuratore Carmelo Zuccaro sosterrà l'accusa davanti al gip, che stabilirà se rinviare a giudizio Salvini. Se finirà a processo, il Capitano rischia una condanna fino a 15 anni di reclusione. In caso di condanna, rischia comunque di essere sospeso o di decadere dalla sua carica per l’applicazione della legge Severino.
Ieri, durante la discussione in aula, l'ordine del giorno firmato da Forza Italia e Fratelli d’Italia, che avrebbe bloccato l'autorizzazione a procedere, non ha raggiunto la maggioranza assoluta ed è stato bocciato. I senatori leghisti non hanno partecipato alla votazione, mentre la maggioranza ha votato compatta a favore dell’autorizzazione a procedere. Si è scatenata una rissa tra alcuni senatori del Movimento Cinque Stelle e alcuni loro colleghi leghisti. Il capogruppo pentastellato Gianluca Perilli, nel corso delle dichiarazioni di voto, ha accusato i leghisti di vittimismo e ha invitato Salvini ad andare dai giudici a rispondere del suo operato.
La relatrice Erika Stefani, della Lega, ha spiegato come l'allora ministro dell'Interno avesse agito nell'interesse nazionale, ricordando che il ritardo dello sbarco era stato causato dai «meccanismi di ricollocamento dei migranti, che non erano operativi alla data del 26 luglio 2019 e che si stava elaborando un percorso per la loro redistribuzione. Quindi serviva il mero tempo tecnico perché si procedesse allo sbarco». La senatrice leghista ha anche ricordato che Salvini ha prodotto elementi che dimostrano il coinvolgimento del governo, considerate le dichiarazioni pronunciate nei giorni del caos della Gregoretti sia dal vicepremier dell’epoca Luigi Di Maio sia dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. D’altra parte, nessuno dei due «ha mai fatto una dichiarazione per contestare la scelta del ministro Salvini».
Al termine della votazione di ieri in Senato, Salvini si è detto «assolutamente tranquillo e orgoglioso di quello che ho fatto. E lo rifarò appena tornato al governo», aggiungendo di aver difeso l’Italia e di nutrire piena e totale fiducia nella magistratura.
Emma Bonino, prima del voto, aveva dichiarato: «È ridicolo sostenere che una nave italiana fosse una minaccia per la patria. Voterò a favore dell'autorizzazione a procedere per dare la possibilità a Salvini di difendersi nel processo come tutti i cittadini, non dal processo». Daniela Santanchè si è detta convinta che «gli italiani stanno dalla parte del ministro Salvini. Voi provate a lucrare elettoralmente, ma la Storia non è dalla vostra parte». E la senatrice di Forza Italia, Fiammetta Modena ha rincarato: «La richiesta di autorizzazione a procedere contro Salvini, ministro dell'Interno, è un pericoloso precedente, inaccettabile». Anche Pierferdinando Casini, pur non simpatizzando per il leader leghista, ha votato contro il processo, perché non ritiene ci siano differenze rispetto al caso Diciotti.
Tra gli avversari di Salvini c’è la senatrice leghista Giulia Bongiorno, che non ha condiviso l’atteggiamento di sfida assunto dal suo leader politico di fronte alla minaccia del processo e ha dichiarato: «In questi giorni il dibattito è stato “Salvini fuggirà o no dal processo?”. Come se il processo fosse già deciso. Attenzione a non abdicare del tutto al nostro dovere. Se ragioniamo così ci trasformiamo in Azzeccagarbugli. Non siamo Azzeccagarbugli. E lo dico anche a Salvini: non si faccia provocare. Nessuno di noi può scavalcare i giudici. Senatore Salvini è in gioco il suo destino, ma è in gioco anche l'indipendenza dei poteri».
Ma la vicenda Gregoretti rischia di non rimanere isolata. Nelle prossime settimane su Salvini si abbatterà l’onda di un’altra votazione parlamentare, quella sull’intricata vicenda della Open Arms, per la quale a chiedere l’autorizzazione a procedere è stato il Tribunale dei ministri di Palermo. E, all’epoca, l’allora ministro dell’Interno era già in rotta con il resto dell’esecutivo e quindi non potrà invocare l’elemento della collegialità per scaricare anche su Conte e Di Maio le responsabilità di quella decisione. Nonostante il suo spirito battagliero e combattivo, non sarà facile per il Capitano parare tutti i colpi che gli arrivano dai suoi avversari politici, di sinistra ma anche di destra.