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LETTERA APERTA

Caro Premier, rispetti e difenda la libertà di educazione

"Illustrissimo Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, la preoccupazione che mi muove nell’indirizzarLe questa lettera aperta riguarda la situazione gravissima in cui versa la maggior parte delle scuole paritarie cattoliche del nostro Paese". La lettera aperta di monsignor Negri.

Famiglia 19_05_2016
Comune di Livorno

Illustrissimo Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, 

la preoccupazione che mi muove nell’indirizzarLe questa lettera aperta riguarda la situazione gravissima in cui versa la maggior parte delle scuole paritarie cattoliche del nostro Paese. 

Varie iniziative, tra cui la sentenza della Cassazione che ha dato ragione al Comune di Livorno nel luglio scorso per la sua pretesa di esigere l’imposta sugli immobili da istituti scolastici non statali, hanno portato senza alcun preavviso - e ignorando accordi e regolamenti che definiscono le caratteristiche di ente non commerciale - ad un aumento notevole degli oneri soprattutto per gli enti proprietari, rendendo così precaria l’esistenza stessa di molte scuole, a partire dalle scuole paritarie dell’infanzia.

Il problema della libertà di educazione e quindi di una realtà scolastica che in qualche modo recepisca l’articolazione culturale esistente nel nostro Paese, è fondamentale per la democrazia. 

La democrazia, infatti, è la possibilità di una convivenza libera e rispettosa delle varie componenti della nostra società, ma soltanto se esse hanno avuto la possibilità di approfondire in modo sistematico e libero la propria tradizione può esserci un’autentica democrazia. 

E ciò sarà possibile anche attraverso il riconoscimento effettivo della scuola libera, nel suo valore di bene sociale, capace di realizzare nell'offerta formativa, lavorativa e nel servizio alle famiglie, il principio fondamentale della sussidiarietà.

L’imperfezione della nostra democrazia, non da oggi ma forse da più di cento anni, è legata a difficoltà di carattere giuridico, amministrativo, procedurale, ma fondamentalmente la difficoltà più grave è che non c’è mai stato un clima di autentica libertà di educazione e di scuola.

Per questa ragione oso rivolgere a Lei questo invito affinché vigili sul fatto che non venga ulteriormente ridotta la già precaria libertà di educazione e di scuola nel nostro Paese, e quindi perché promuova norme che non lascino margini interpretativi sfavorevoli, come in occasione di quella sentenza della Cassazione assicurarono esponenti del suo Governo. 

Le difficoltà del presente, ma io credo anche del futuro, della nostra convivenza sociale possono essere gravemente accentuate da questa precarietà.

Lo faccio anche con molta tranquillità perché certamente nella mia vita ho dato spazio, energie, capacità di riflessione e di organizzazione a questo grande problema, dapprima come docente nelle scuole medie superiori e universitarie e poi come presbitero e mi riempie di sana soddisfazione la motivazione con cui l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel 2009, mi conferì la “Stella della solidarietà” scrivendo fra le motivazioni queste: 

«S.E.R. Mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino Montefeltro, come si evince anche dal suo curriculum vitae, è persona fortemente impegnata nella vita religiosa e sociale ed il suo impegno è motivato non solo dalla sua vocazione, ma anche da uno spirito di servizio a favore della scuola e dei giovani. Come docente ha speso gran parte delle sue energie per promuovere, a livello scolastico nazionale, criteri autentici di libertà, di educazione e di insegnamento. Ha sempre preso coraggiosamente posizione sui temi di maggiore attualità, affermando, nell’affrontare anche le questioni più controverse, uno spirito di non ingerenza nei rapporti con lo Stato ma anche di non rinuncia al magistero morale della Chiesa»: questo è il senso di questa mia lettera.

Signor Presidente, ho aperto a Lei il mio cuore sulle esigenze di un più maturo rispetto delle varie componenti culturali e sociali presenti nel nostro Paese, prima fra tutte la componente cattolica. 

Mi affido alla sua coscienza di cittadino, ancor prima che di cristiano, e alla sua volontà di servire il nostro Paese nei suoi bisogni innegabili e inderogabili.

La saluto e Le porgo i migliori auguri di buon lavoro 

*Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa