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POLITICALLY CORRECT

Carmen, eroina ridotta a macchietta dei diritti civili

Fa discutere la Carmen di Firenze che non viene uccisa in ossequio al politcally correct. Se il criterio riformatore dell’Opera fosse questo ne vedremmo delle belle. Traviata, Trovatore, Rigoletto, Don Giovanni, Così Fan Tutte: quanti capolavori verrebbero stravolti nel loro significato. 

Cultura 10_01_2018

Scegliete voi. Potete ridere o piangere. Entrambe le reazioni sono giustificate alla notizia che all’Opera di Firenze il regista Leo Muscato ha messo in scena una Carmen di Bizet in cui il finale è stato cambiato: Carmen non muore più per mano di Don Josè, bensì la pistola si inceppa e lei uccide lui. A scrivere l’innovativo finale è stato il politicamente corretto: basta femminicidi, almeno togliamone uno dalla finzione del teatro. Non lanciamo cattivi segnali. Un po’ come accadde qualche anno fa – ricorda Mattia Feltri dalle colonne de La Stampa – quando il Codacons se la prese con Tex Willer perché in una vignetta ammise che fumare lo rilassava (ma ancor di più prendere a cazzotti la gente, aggiunse).

Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, appoggia la decisione del regista e così twitta: “Come presidente del Maggio musicale sostengo la decisione di cambiare il finale di Carmen, che non muore. Messaggio culturale, sociale ed etico che denuncia la violenza sulle donne in aumento in Italia”.

Si sprecano i commenti salaci alla decisione del regista incline alla clemenza. Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Fabio Rampelli: “Dovremmo per analogia intervenire con un’enciclopedica operazione di mistificazione culturale per impedire a Ofelia di morire, a Giulietta di suicidarsi, a Anna Karenina di lanciarsi sotto il treno, a Violetta di farsi uccidere dalla malattia?”. Gli fa eco Giorgia Meloni: “Ora ci aspettiamo che Nardella stravolga anche Cappuccetto Rosso: lei uccide la nonna perché il lupo è una specie protetta”. Il già citato Mattia Feltri: “Immaginate un’Iliade in cui Ettore uccide Achille: a Omero un po’ gli girerebbero. Ma il punto è un altro: se l’obiettivo è il politicamente corretto, non si capisce perché Carmen, invece di ribaltare il femminicidio, non si sia rivolta all’avvocato Giulia Bongiorno o almeno alle Iene”.

Di buono c’è da dire che il pubblico ha fischiato questo finale irenistico. Alla prima della Carmen  Bizet fu fischiato – non un vero fiasco ma quasi – all’ultima i fischi hanno avuto il sapore di un elogio al genio del compositore parigino.

In effetti se il criterio riformatore dell’opera fosse il politicamente corretto ne vedremmo delle belle. Ad esempio Violetta ne La traviata non dovrebbe più essere una prostituta, perché attività indegna per una donna e perché lancerebbe un cattivo segnale alle nuove generazioni. Va da sé che anche il titolo stesso, La traviata, non avrebbe più ragion d’essere perché la sventurata sarebbe immacolata sin dal primo atto. Il Don Giovanni poi forse non si potrebbe nemmeno più modificare in alcun modo. Non ci sarebbe nulla da salvare in una storia di un molestatore plurimo di fanciulle, e non solo, che ripropone un modello patriarcale e maschilista di dominio sessista sulle donne. E poi perché solo donne? Non potrebbe invaghirsi anche di qualche bel maschietto? Anche il Così fan tutte di Mozart è improponibile: Don Alfonso ha dato prova a due militari che le loro fidanzate sono infedeli, come tutte le donne. Dovremmo rovesciare tutto l’impianto del libretto e disegnare come fedifraghi gli ometti di cui sopra, ma a quel punto dove starebbe la novità?

Stessa sorte per ll trovatore. La zingara Azucena che rapì il figlio del Conte di Luna non potrebbe più essere apostrofata come “abbietta zingara, fosca vegliarda” solo perché dopo il rapimento uccise il piccolo bruciandolo (ma poi si accorse di aver ucciso il proprio di figlio e non quello del Conte). Sarebbe discriminatorio, così come ripeterebbe uno stanco stereotipo sospettare che la zingara Carmen viva di contrabbando di sigarette. Anzi è meglio rivolgersi a costoro con l’appellativo di migranti o itineranti. Inoltre, nella nuova versione de ll trovatore, sarebbe bene sottolineare la bontà della scelta della zingara di sottrarre un bambino ad un ambiente grettamente aristocratico e quindi conservatore per darlo in adozione ad una coppia gay. Passando infine a Rigoletto costui non arriverebbe all’ultimo atto perché gobbo e deforme, meglio per il suo best interest accompagnarlo alla morte con l’eutanasia fin dal primo atto. 

Torniamo alla Carmen candeggiata, e non certo sciacquata in Arno dal regista Muscato che ha avuto, con questa trovata, la pubblicità che forse gli sarebbe mancata se avesse rispettato la volontà del compositore e dei librettisti (il sindaco gongolava dicendo che avevano fatto sold out). A salvare Carmen le si fa un torto. Infatti cosa grida la zingara di Siviglia nel IV atto? «Giammai Carmen cederà! Libera è nata e libera morirà!». Lei invaghita di Don Josè poi si fa irretire dal torero Escamillo. Carmen muore perché, si sa, l’amore è più forte della morte, perché preferisce sacrificare la propria vita che rinunciare all’amato, perché sulla violenza cieca, animata dalla gelosia di Don Josè vince l’amore, che mai nessun acuminato stiletto riuscirà a spegnere (la pistola è un’altra invenzione del regista).

Se Carmen non muore, non trionfa l’amore romantico, imperituro, puro ed infinito. Carmen è come il toro che sta toreando l’amato Escamillo nell’arena: sa che deve morire, ma vuole morire da toro, non fugge, affronta l’avversario, non cerca scappatoie. Ed infatti quando Josè la minaccia lei sprezzante gli lancia contro l’anello che le aveva donato mesi prima. Ecco perché quando Carmen spira l’arena esplode di entusiasmo per la morte del toro, perché è il trionfo di Carmen. A vincere è il bene, non il male, seppur Carmen si immoli per il bene. Ed invece cosa si inventa Muscato? Una banale sparatoria alla spaghetti western dove si inceppa l’arma e lei è più veloce di lui ad ammazzarlo (dunque a rigore il toro dovrebbe uccidere il torero e così faremmo felici anche gli animalisti). Carmen da contrabbandiera è diventata pistolera e da eroina è stata ridotta al ruolo di macchietta dei diritti civili. Giù il sipario.