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ORA DI DOTTRINA / 19 - IL DOCUMENTO

Caritas in Veritate, di Vittorio Messori

“Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi”: è questa la frase del Vangelo che san Giovanni Paolo II riteneva centrale, secondo quanto testimoniato da Joaquin Navarro Valls. Interessante, perché è vero che se la verità non precede l'amore, non sappiamo neppure come e verso chi esercitarlo.

Catechismo 10_04_2022
Giovanni Paolo II e Navarro Valls

Pubblichiamo un articolo tratto dai "Vivaio" scritti da Vittorio Messori e raccolti in cinque volumi pubblicati dall'editrice SugarCo. Quello che segue è tratto dal volume La Luce e le tenebre, 2021. 

Per almeno vent’anni, Joaquin Navarro-Valls, portavoce della Santa Sede, morto nel 2017, ha visto ogni mattina Giovanni Paolo II per informarlo delle cose del mondo. Raccontò che, nelle pause di un lungo viaggio, osò chiedere al pontefice: «Se Sua Santità fosse costretto a salvare una sola frase dei quattro vangeli, quale sceglierebbe?». Si aspettava un versetto sull’amore del sublime discorso all’Ultima Cena secondo Giovanni. E invece, diceva Navarro, «papa Wojtyla non ebbe alcuna esitazione e citò il “conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi”».

Il sensus fidei di colui che, come successore di Pietro, era garante della fede stessa era dunque consapevole (a differenza di quanto credono oggi molti) che la carità non è il prius, perché il primo posto spetta alla verità. Se questa non precede l’amore, non sappiamo neppure come e verso chi esercitarlo. Dalla bocca del Cristo, rivelatore dell’etica secondo la volontà divina, spira il soffio dello Spirito Santo, non viceversa. Non a caso la prima fra le Sacre Congregazioni, che veniva chiamata “La Suprema”, era quella che presiedeva alla Dottrina: precisare questa e difenderla è il compito maggiore, è ciò che si chiamava significativamente il «santo Ufficio», cioè il santo Impegno.

Benedetto XVI – che per tanti anni e con tanto zelo è stato responsabile proprio di quell’Impegno sacro – si muoveva nella logica dell’amato predecessore. Per esempio, il suo primo messaggio per la Giornata mondiale della pace aveva per titolo: «Nella verità, la pace». Quest’ultima non è raggiungibile se prima non si fa chiarezza tra le infinite ideologie del mondo. E la prima enciclica, Deus caritas est, non era un’esortazione all’«amore» purchessia, ma un testo che mirava innanzitutto a ricordare quale sia la verità su quella parola abusata.

Perché ricordare proprio qui queste cose? Ma perché vi trovo un’autorevole conferma dell’importanza decisiva, nella prospettiva cristiana, di ciò che si cerca di fare in giornali e riviste di apologetica, pur nei limiti e nelle manchevolezze di noi che li redigiamo. La ricerca apologetica altro non è che ricerca di verità: su Dio, sull’uomo, sulla storia. Non, dunque, un impegno fra i tanti, ma il primo impegno richiesto al credente. Non da oggi, ma da sempre, prima fra tutte le carità è quella della verità.