Cardinali al Quirinale
Ieri si è svolta la tradizionale colazione del presidente della Repubblica con i porporati creati nell'ultimo concistoro. E nel 1953 fu un capo dello Stato a imporre il cappello cardinalizio.

Sei cardinali al Palazzo del Quirinale. Non per riprendersi quella che fu la residenza dei papi, bensì per la tradizionale "colazione" offerta dal capo dello Stato ai nuovi porporati italiani.
A tre mesi dall'ultimo concistoro, ieri il presidente Mattarella ha accolto i neo-cardinali Angelo Acerbi, Baldassarre Reina, Roberto Repole, Fabio Baggio e Domenico Battaglia, accompagnati da Parolin, in quanto segretario di Stato. Insieme a loro erano presenti il nunzio apostolico mons. Petar Rajič e l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede Francesco Di Nitto.
Anche nel laico cerimoniale di Stato i cardinali occupano un posto di tutto rispetto: nelle "pubbliche cerimonie" essi sono equiparati ai principi ereditari delle case regnanti e "hanno rango immediatamente seguente a quello del Presidente della Repubblica".
E addirittura nel Quirinale già repubblicano l'allora presidente Einaudi nel 1953 impose il cappello cardinalizio al nunzio Francesco Borgongini Duca, creato cardinale da Pio XII nel suo ultimo concistoro. Tuttora può accadere che la berretta venga imposta "per delega" in qualche raro caso (per esempio se il neoporporato è impossibilitato a recarsi a Roma per l'età o la salute), ma la facoltà allora concessa al capo dello Stato si ricollegava anche a un antico privilegio di alcune monarchie cattoliche, "traslato" alle repubbliche che ne avevano preso il posto. Privilegio di cui fece uso, in quello stesso 1953, il pur laicissimo presidente francese Vincent Auriel, che all'Eliseo impose il cappello cardinalizio al nunzio apostolico in Francia, Angelo Giuseppe Roncalli...