Canone Rai, le ipotesi più bizzarre per riformarlo
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Il ministro Giorgetti ha ragione nel voler riformare il canone Rai, ma toglierlo dalla bolletta elettrica per metterlo nelle Sim del telefono aggraverebbe le diseguaglianze e diventerebbe arduo applicare questa misura senza creare malcontento in chi ha tante Sim e nelle famiglie con tanti telefoni.
Oltre alla governance della Rai, che andrebbe riformata perché la legge del 2015 voluta da Matteo Renzi ha dimostrato di non funzionare, ora il governo Meloni vuole affrontare anche il dossier canone. Il tema è divisivo perché c’è chi chiede di abolirlo, chi al contrario ritiene che sia addirittura troppo basso rispetto a quello di altri Stati, mentre c’è chi fa notare che una tv pubblica pagata con i soldi di tutti i cittadini dovrebbe essere più obiettiva, imparziale e inclusiva.
Sempre nell’era Renzi il canone fu inserito nella bolletta elettrica, affinché si riducesse drasticamente l’evasione. Erano in tanti, infatti, prima di allora, a non pagarlo. Trattandosi di tassa sul possesso della tv, in molti dichiaravano di non averne una in casa. Peraltro, i controlli erano pochissimi. Attualmente, quindi, a versare quel balzello sono gran parte degli italiani, molti dei quali lo vivono come un’assurda penalizzazione, visto che hanno maturato un disgusto cosmico nei confronti di una Rai sempre più politicizzata e con palinsesti vetusti e del tutto ignorati dalle nuove generazioni.
Ora, però, per quanto possa risultare difficile immaginarlo, il governo Meloni prova a peggiorare ulteriormente le cose e a collegare il versamento del canone, non più alla bolletta elettrica, ma alle sim del telefono. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, due giorni fa in audizione in commissione di vigilanza, ha prospettato l’eventualità di togliere il canone Rai dalla bolletta dell’elettricità e di collegarlo alle utenze telefoniche dei cellulari per allargare la platea dei paganti, anche con l’idea di diminuire il quantum procapite.
Lo scorporo del canone Rai dalla bolletta è stato inserito tra gli impegni del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dal governo Draghi, per poter ricevere i fondi europei. L’attuale esecutivo sta semplicemente provando a portare a termine i compiti già assegnati in precedenza, sottoponendo al vaglio del ministero dell’Economia guidato da Giancarlo Giorgetti diverse ipotesi di riforma. Infatti, l’Ue aveva già avanzato riserve sul canone in bolletta, per ragioni di trasparenza e di libera concorrenza.
Il ragionamento alla base dell’ipotesi di far pagare il canone insieme alla telefonia mobile è che ormai molti guardano i contenuti Rai dal proprio device. Oggi sono 21 milioni i cittadini che pagano il canone, mentre le utenze telefoniche mobili attive sono 107 milioni. “Il meccanismo, tuttavia, comporterebbe problemi di applicazione, relativi al calcolo di utenze per nucleo familiare: andrebbe individuato un tetto massimo - avverte il ministro - per evitare il pagamento di una somma più elevata”.
Diventerebbe davvero arduo applicare questa misura senza creare malcontento in chi ha tante sim e nelle famiglie con tanti telefoni (personali e aziendali). Si pensi anche a chi intesta le sim ad altre persone di fiducia. Il rischio è di far pagare a molti un servizio inutilizzato, senza escludere la possibilità che alcuni paghino fino a 3 o 4 volte la stessa tassa.
Nel frattempo, il carrozzone di Viale Mazzini continua a perdere colpi, se è vero che l’indebitamento della Rai dal 2021 al 2022 è aumentato da 500 a 550 milioni. Su questo Giorgetti ha ragione: urgono interventi di razionalizzazione della spesa.
Ma sul canone occorre rispettare i cittadini, non creare un regime iniquo di tassazione e individuare una soluzione razionale. Le associazioni di tutela dei consumatori sono già sul piede di guerra. «Da sempre proponiamo di eliminare il canone Rai, continuando a finanziare il servizio pubblico con la fiscalità generale. Sarebbe più equo considerato che oggi il canone lo pagano anche i poveri assoluti, salvo abbiano più di 75 anni, un’ingiustizia vergognosa», ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, che minaccia: «Faremo, invece, le barricate contro l’abuso di far pagare il canone Rai a chi ha un telefonino. Un argomento, quello dei nuovi device che è stato ampiamente risolto dalla Nota n. 9668 del ministero dello Sviluppo Economico del 20-04-2016 che ha escluso dal pagamento del canone computer, smartphone, tablet, ed ogni altro dispositivo se privi del sintonizzatore per il segnale digitale terrestre o satellitare. Non accetteremo alcun passo indietro. Sarebbe una prevaricazione mettere le mani nelle tasche degli italiani solo perché hanno uno smartphone».
Peraltro, la questione canone Rai rischia di creare frizioni nella stessa maggioranza: Fratelli d’Italia vorrebbe mantenerlo, mentre da anni Matteo Salvini ne promette l’abolizione. Ora Giorgetti addirittura ne vuole estendere la platea a tutti i possessori di telefonino. Davvero un bel pasticcio che rischia di scontentare l’elettorato di centrodestra e di avvelenare la dialettica tra partiti alleati, minando la solidità dell’esecutivo.