"Cancellata" la conversazione con Scalfari.
E' stata tolta dal sito della Santa Sede la conversazione di papa Francesco con Scalfari. "Testo attendibile in generale ma non nelle singole espressioni". E fonte di equivoci. Come aveva anticipato La Nuova BQ quel testo non è Magistero.
Da ieri il testo del colloquio tra papa Francesco e il fondatore del quotidiano Repubblica, Eugenio Scalfari, non compare più sul sito della Santa Sede (www.vatican.va). Come si ricorderà il Papa aveva ricevuto Scalfari in Vaticano dopo la pubblicazione su Repubblica della lettera che papa Francesco gli aveva inviato in risposta a due articoli dello stesso Scalfari. Il giornalista aveva poi pubblicato anche il contenuto della conversazione in Vaticano, quello che ieri è stato tolto dal sito della Santa Sede. Per spiegare la decisione il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, ha detto che «il testo è attendibile nel suo senso generale ma non nelle singole formulazioni virgolettate, non essendo stato rivisto parola per parola». In sostanza, ha detto padre Lombardi, «togliendolo si è fatta una messa a punto della natura di quel testo. C'era qualche equivoco e dibattito sul suo valore». Quanto alla paternità della decisione – ha concluso - «non c'è bisogno di pensare a interventi di particolare rilievo, può essere stato deciso a qualsiasi livello della Segreteria di Stato, responsabile per il sito internet del Vaticano».
In effetti fin dai primi giorni padre Lombardi aveva chiarito che il testo non era stato rivisto dal Papa e comunque erano attribuite a Francesco delle espressioni sulla cui autenticità i vaticanisti più preparati avevano subito dubitato. Sicuramente sbagliato – smentito dai cardinali testimoni - era poi il particolare raccontato della preghiera del papa prima di accettare l’elezione.
Ora c’è da scommettere che la decisione di rendere non consultabile quell’articolo sul sito del Vaticano farà riaccendere le polemiche sia sui contenuti dell’articolo – le affermazioni attribuite al Papa – sia sull’opportunità di certe scelte pastorali. Del resto che alcune affermazioni contenute nell’articolo avessero provocato disorientamento in tanti fedeli è innegabile, e lo stesso padre Lombardi – sebbene con un linguaggio molto diplomatico – ha dovuto ieri ammetterlo. Piuttosto c’è da chiedersi perché si sia aspettato tanto per fare «una messa a punto della natura di quel testo»: si fosse provveduto immediatamente si sarebbero evitati molti fraintendimenti sul pensiero e sulle intenzioni del Papa.
Come sulle nostre colonne aveva immediatamente chiarito monsignor Antonio Livi, questi testi giornalistici non sono Magistero, e se proprio gli si vuole dare un valore, quelle affermazioni devono essere interpretate alla luce del Magistero. Questo vale non solo per l’articolo in questione, ma anche per la prima lettera inviata a Scalfari, per la conferenza stampa sull’aereo e per l’intervista concessa alla Civiltà Cattolica. E vale anche per la lettera scritta dal papa emerito Benedetto XVI al matematico Piergiorgio Odifreddi e pubblicata sempre su Repubblica.
Nel merito dei contenuti – su coscienza e Verità – rimando all’articolo di monsignor Livi a commento della lettera a Scalfari, mentre sul modo di porsi di fronte a queste scelte pastorali riprendo un passaggio di un secondo articolo di Livi, che fornisce il giusto criterio per porsi davanti a quelle che sono a tutti gli effetti scelte pastorali:
«Possono esserci tante scelte diverse, tutte ugualmente buone e meritorie perché animate dalla medesima intenzione di applicare con intelligente fedeltà la verità rivelata (il Vangelo), che di per sé è assoluta, alle situazioni concrete nelle quali ci si trova a operare e che sono logicamente relative ai tempi e ai luoghi, nonché alle risorse umane delle quali si dispone in quel momento.(…) Trattandosi di scelte dettate da valutazioni di tipo prudenziale (funzione della recta ratio agibilium), ogni iniziativa che nella forma e nella sostanza risulti compatibile con il dogma e la morale della Chiesa può essere adottata legittimamente, e chi opera queste scelte pastorali va rispettato dagli altri fedeli, liberi a loro volta di pensarla in modo diverso sull’opportunità di tali scelte.
Il disaccordo è legittimo, ma deve essere espresso con toni rispettosi, senza attentare all’unità nella fede e senza dogmatizzare quello che, appunto, è opinabile. Viene a proposito il saggio principio patristico: «In necessariis unitas; in dubiis libertas; in ommnibus caritas». E questo criterio, che è l'unico che si possa dire davvero cattolico, vale tanto per le opinioni teologiche (delle quali mi sono occupato sistematicamente con il trattato su Vera e falsa teologia) quanto per le scelte pastorali (come sono quelle dei papi che ritengono opportuno scrivere a dei giornali di orientamento laicista). Se quelle sono mere ipotesi di interpretazione del dogma, queste sono ipotetiche (possibili) applicazioni pratiche dello spirito evangelico».
Un’ultima notazione: la decisione presa ieri e le parole di padre Lombardi confermano quello che già da tempo stiamo dicendo, ovvero la necessità in Vaticano di porsi il problema della comunicazione, perché come si è visto spesso con papa Francesco – ma è successo diverse volte anche con Benedetto XVI – sui media rischia di passare un messaggio diverso se non opposto alle intenzioni del Papa, con effetti ovviamente deleteri per la missione della Chiesa. Chi ha a cuore la missione della Chiesa e l'annuncio della Verità non può permettersi di pubblicare sul sito del Vaticano per mesi un testo che è fonte di «equivoci».