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IL CASO INGHILTERRA

Caldo record, ma le attività umane non c'entrano

L'estate inglese ci ha consegnato un luglio record ma prendendo in considerazione i dati degli ultimi 100 anni ci accorgiamo che non c'è relazione tra andamento delle temperature ed emissioni di CO2.

Svipop 03_08_2018
Caldo a St James's Park a Londra

Le cronache di questi settimane raccontano allarmate delle “ondate di calore” che interessano Giappone, Scandinavia, Regno Unito ecc. Di chi la colpa? Ovvio: del global warming (GW) antropogenico, quello causato dalle sempre crescenti emissioni di gas serra, soprattutto CO2, da parte dell'uomo. Ma è proprio così?

Consideriamo l'estate inglese, che ha appena consegnato agli annali un luglio da record quanto alla media delle temperature massime quotidiane: 24,8 °C, secondo in graduatoria dal 1910 dopo il luglio del 2006 (25,2 °C; vedi qui). Buona norma vuole che non si tirino conclusioni da un solo mese, da una sola stagione: un'estate bollente non fa GW, altrimenti bisognerebbe concludere quello che nemmeno il più strenuo assertore del GW potrebbe concedere, ossia che è da mettere in conto al GW anche la caldissima estate inglese del 1911.

Prendiamo in esame pertanto una serie di dati termici abbastanza lunga, quella dal 1910 al 2017, riguardante, per ogni anno, la media della temperature massime quotidiane estive (ossia dei mesi di giugno, luglio e agosto) in Inghilterra. Il grafico è qui. Se il problema fossero le emissioni di CO2, la media delle massime estive dal 1930 al 1950 dovrebbe essere nettamente inferiore a quella del periodo 1980-2000, poiché l'esplosione di emissioni di anidride carbonica da attività umane data dal secondo dopoguerra, e soltanto tra il 1980 e il 2000 la concentrazione atmosferica di CO2 è cresciuta costantemente, passando da 340 a 370 ppm (vedi qui e qui). Tutti sappiamo quanto pressanti e fragorosi siano stati negli anni Ottanta e Novanta gli allarmi sul riscaldamento fuori controllo causato dal GW montante a causa dell'impennata dei livelli di CO2 in atmosfera. Il risultato della verifica (i dati per eseguirla sono qui) mostra una realtà diversa: la media delle temperature massime estive dal 1980 al 2000 è stata sostanzialmente identica (anzi lievemente inferiore) a quella 1930-1950: 19,853 °C contro 19,940 °C.

Facciamo un'altra verifica, confrontando gli anni dal 1930 al 1947 con il periodo 2000-2017, cioè con quegli anni nei quali la CO2 atmosferica è cresciuta costantemente, implacabilmente, passando da 370 ppm al primato dei nostri giorni, sfondando il tetto dei 400 ppm. Ebbene: il periodo 2000-2017 sorpassa quello 1930-1947 per soli 0,36 °C (20,3 °C contro 19,94 °C). Un divario modestissimo, se si pensa che negli anni 2000-2017 avrebbero dovuto scatenarsi le conseguenze della massima concentrazione atmosferica di CO2 dall'inizio dell'attività industriale. Insomma, anche questo confronto mostra che il GW non dà prova di essere all'opera nelle estati inglesi.

Certo, ponendo a confronto gli anni 1985-1994 e quelli 1995-2004 si rileva che la media delle temperature massime estive in Inghilterra è cresciuta sensibilmente, di circa 0,89 °C (19,52 °C contro 20,41 °C). Ma non siamo autorizzati a scorgervi la zampino dell'attività umana. Perché se questo fosse il caso, allora avrebbe dovuto seguitare a spingere all'insù la colonnina di mercurio tra il 2005 e il 2017, che – lo si è evidenziato – hanno visto un'ascesa incessante dei livelli di CO2 in atmosfera, facendo segnare nuovi record anno dopo anno.

Ma la colonnina è rimasta ferma: il periodo 2005-2017 ha fatto registrare, nella temperature massime estive, una media di 20,36 °C, ossia niente di più (anzi, qualcosa in meno) dei 20,41 °C registrati – lo si è detto - nel periodo 1995-2004. Dovremmo dunque concludere che il GW, gagliardamente operoso per circa un decennio (dalla metà degli anni Novanta alla metà degli anni Duemila), si sia poi pudicamente eclissato (come negli anni Ottanta), sparendo proprio quando più sfrenato avrebbe dovuto dispiegarsi il suo vigore? No, i conti non tornano, il GW non può essere il motore della documentata crescita di 0,89 °C a cavallo dei due millenni. E allora: che ne è l'artefice?

Molto semplicemente, basta rendersi conto che le temperature non hanno un andamento perfettamente piatto, che aumenti e diminuzioni sono sempre accaduti ben prima che l'uomo intraprendesse attività industriali e che si incominciasse a dissertare di GW antropogenico. Ad esempio, in Inghilterra le medie estive delle temperature massime dagli anni Venti agli anni Trenta del XX secolo sono lievitate di 0,815 °C (19,126 °C contro 19,941 °C). Ma nemmeno il più intransigente assertore del GW gli intesterebbe questo aumento, guarda caso di entità quasi identica a quello sopraggiunto - come s'è rimarcato - a cavallo dei due millenni.

Sarebbe pertanto opportuno che climatologi e meteorologi, freneticamente interpellati dai mass media, fossero più cauti prima di sentenziare che le “ondate di caldo” di queste settimane vanno imputate al GW, e prima di prevedere che nei prossimi anni e decenni le temperature estive schizzeranno alle stelle e si finirà arrostiti in agosto, se non desistiamo subito dall'emettere CO2. (Alessandro Martinetti)